Carnwath, Tuesday, Aug. 28, 1764.

 ″BEING convinced that my time is short, and that the hour of death is a trying hour, I design, as in the sight of  God, to take a view of the world to come, that I may not be altogether a stranger there when I must go thither, nor terrified for death when I  Must grapple with it. Sin brought death into the world, and death carries sinners into hell.  Death is the king of terrors, and the terror of kings. Whatever death men die, by sword, famine, or disease, there are but two deaths in the whole world, a hopeful and a hopeless death ; for the righteous hath hope in his death, though he dares hardly hope : but the hope of the wicked, though he presumes, expires as he gives up the ghost. Death makes a baleful appearance on his pale horse ; but being followed by hell, (a flaming attendant,) this renders him infinitely more formidable ; and yet to the believer this very same death has heaven at his back. I see, then, that an interest in him who was dead, but is now alive, and lives for evermore, only can fortify against the fears of death. triumphant apostle ! may the Ancient of days put the song in my mouth, " O death! where is thy sting ? O grave ! where is thy victory?" Did I look upon myself as a sojourner below, I would often view my departure, and the longer I live, would expect it nearer and nearer. Could a strong faith in Jesus slay this lion, out of his dead carcasses I should suck honey and the honey-comb. Through divine grace, I will arm myself for the encounter with my last enemy that I may enter the lists with courage, and come off  with conquest. Sinners may dream to escape danger by being in covenant with death ; but I will seek it as the leading blessing, to be in covenant with the Lord of life, and then I will claim all the privileges of the sacred charter.—Let me read it.—" All things are yours, whether Paul, or Apollos, or Cephas, or life, or death !" What, Death! Art thou also a part of my possession? Who would think that this haughty Haman, the inveterate enemy of a weeping Mordecai, should carry the poor soul, in the sight of both worlds, to the palace of the great King, there to abide forever ?″

Carnwath, martedì 28 agosto 1764.

″Sapendo che il mio tempo è breve e che l’ora della morte è un’ora di prova, decido, nel cospetto di Dio, di interessarmi al mondo a venire, in modo da non essere completamente sprovveduto quando dovrò andarci, né terrorizzato dalla morte, quando verrà a prendermi. Il peccato introdusse la morte nel mondo e la morte conduce i peccatori all’inferno. La morte è il re degli spaventi e lo spavento dei re. Di qualunque morte muoiano gli uomini, di spada, di fame, di malattia, in tutto il mondo non esistono che due tipi di morte: quella fiduciosa e quella senza speranza. Il giusto infatti spera anche nella sua morte, anche se a malapena osa sperare: ma la speranza del malvagio, sebbene egli creda di averne, si dissolve allorché rende lo spirito. La morte gli appare funesta cavalcando il suo pallido destriero, ma è seguita dall’inferno, suo fiammeggiante servitore, e ciò la rende immensamente più spaventevole. Invece, per il credente, questa stessa morte reca il cielo dietro di sé.  Ecco perché un interessamento per Colui che fu morto, ma ora è vivo e vivente nei secoli dei secoli, non potrà che fortificarci contro i timori della morte. O trionfante apostolo! Possa l’Antico di giorni mettere questo canto nella mia bocca: «O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo?» Mi reputo un forestiero, su questa terra? Mi capita spesso di riflettere sulla mia partenza da questo mondo? La desidero sempre di più, mentre vivo? Possa una fede forte in Gesù uccidere questo leone, affinché dalla sua carcassa esca del miele. Per mezzo della grazia divina, potrò così prepararmi a incontrare il mio ultimo nemico, per entrare con coraggio nell’elenco dei santi e abbandonare questa vita da vincitore. I peccatori possono sperare di sottrarsi al pericolo facendo patto con la morte. Ma io la cercherò come una benedizione, per far patto col Signore della vita, reclamando poi tutti i privilegi concessi da questo sacro conduttore. Lasciate che ve lo legga: «…tutto vi appartiene.  Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future, tutto è vostro!»

La morte? Ma come, anche tu fai parte del mio lascito? E chi penserebbe mai che questo arrogante Haman, nemico giurato del sofferente Mardocheo, possa accompagnare una povera anima nel palazzo del gran Re perché vi abiti per sempre?″

James Meikle