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Usi e costumi dei tempi della Bibbia 

LA TENDA  

UNA TENDA ARABALa parola "tenda" è traduzione dell'ebraico ohel, proveniente da ʽāhal, "essere chiaro, splendere, brillare", da cui ohel (vedi Geremia 30:18) cioè "essere visibile a distanza". Altri termini sono: miškan, "luogo per dimorare, tabernacolo" (Cantico dei Cantici 1:8), sûkkâh, "capanna, copertura" (2 Samuele 11:11) e qûbbâh, "padiglione, tenda a forma di cupola, cioè a volta" (usato solo in Numeri 25:8, dove probabilmente indica una sorta di alcova). Anche la parola bâyith indica una tenda (Genesi 27:15 e 33:17). I popoli mediorientali sono sempre stati divisi in 2 gruppi sociali: quelli che abitano nelle tende e quelli che vivono tra le mura di una casa. La suddivisione deriva delle diverse occupazioni. Mentre l'agricoltura e tutte le attività ad essa collegate richiedono la residenza fissa in un luogo specifico, le popolazioni dedite alla pastorizia sono essenzialmente nomadi, quindi obbligate a spostarsi con frequenza per poter sfamare il bestiame. Caino fu il primo agricoltore: egli si mise a "costruire una città" (Genesi 4:17) mentre Jabal, allevatore di bestiame, è il primo pastore nomade menzionato nella Bibbia: fu lui a inventare questo tipo di abitazione, perché è definito "il padre di quelli che abitano sotto le tende presso le greggi" (Genesi 4:20). Dopo il diluvio, ritroviamo ancora la tenda: Noè dopo aver bevuto del vino, "si denudò in mezzo alla sua tenda". (Genesi 9:21) e tutti i successivi patriarchi biblici, anch'essi dediti alla pastorizia, vissero sempre in tende. Abrahamo, proveniente dalla Mesopotamia, entrò nella terra di Canaan col proprio bestiame e andò piantando le sue tende ovunque trovava dei buoni pascoli, che abbandonava quando si esaurivano (Genesi 12:8; 13:3,18). Isacco seguì le orme del padre (Genesi 26:17), imitato anche da suo figlio Giacobbe (Genesi 25:27).

Era opinione di alcuni profeti che il passaggio graduale degli ebrei dalla vita nomade a quella urbana avesse favorito il dilagare dell'apostasia in Israele (1 Re 12:6; Geremia 35:7).

Struttura della tenda

È naturalmente impossibile conoscere con certezza forma e struttura di una tenda dei tempi biblici. È certo però che non dovevano essere molto differenti da quelle odierne. Inizialmente realizzate con pelli, col tempo vennero fatte più spesso in tessuto di pelo di cammello o di capra (Esodo 36:14), che per lo più è nero o marrone molto scuro (Cantico dei Cantici 1:5; vedi figura 1). Cucire una tenda era compito quasi sempre affidato alle donne (Esodo 35:26), anche se nel Nuovo Testamento scopriamo che Paolo e Aquila erano skenopoioi (cioè fabbricanti di tende, Atti 18:3, termine derivante dal greco skenè, tenda). Una tenda così realizzata aveva il doppio vantaggio di essere impermeabile e di respingere i raggi del sole, risultando più fresca rispetto alle tende utilizzate in Occidente. In linea di massima, le tende venivano montate all'ombra di frondosi alberi (Genesi 18:4; 1 Re 4:25) e preferibilmente nei pressi di un corso d'acqua o di un pozzo (1 Samuele 29:1 ; 30:21). Forse quest'ultimo particolare spiega anche Salmo 68:26, dove la parola tradotta con "stirpe" in ebraico è mâqôr, che vuol dire "fonte", "qualcosa di scavato". Per issare la tenda, era necessario assicurarla saldamente al suolo tramite corde a dei pioli (Esodo 26:32) dall'estremità superiore leggermente rientrante ben piantati (Ecclesiaste 12:13) nel terreno con un grosso martello di legno. Le manovre di montaggio richiedevano la partecipazione di più persone (vedi Isaia 54:2), spesso donne e bambini (Geremia 10:20). La forma di una tenda era oblunga, raramente circolare. La grandezza dipendeva dal nucleo familiare e dall'agiatezza del proprietario. Sui pali di sostegno assicurati al suolo veniva disposta la copertura, i cui orli presentavano degli anelli di cuoio ai quali erano annodati i cordami della tenda, legati al terreno per mezzo di punteruoli di ferro o di legno, oppure attaccati ai pali centrali. Dalla cima della tenda, si tiravano altre funi al suolo, legate a dei perni, che mantenevano ferma l'intera struttura. I paletti portanti, avendo l'estremità a uncino, venivano utilizzati anche come attaccapanni e per appendervi utensili di uso quotidiano quali ceste, selle, armi e altro. Per accedere nella tenda si sollevava per una falda il pannello anteriore, che all'occorrenza era fissato al paletto centrale. Normalmente, per consentire l'ingresso di luce e aria, nelle ore diurne lo si lasciava così. Il capofamiglia amava sedere all'ingresso della tenda, soprattutto nelle ore più calde del giorno (Genesi 18:1) e i re mettevano la propria lancia piantata nel suolo di fianco alla tenda (1 Samuele 26:7).  La divisione interna delle tende, almeno di quelle più ampie, prevedeva alcuni alloggi, separati da tendaggi o ricchi tappeti (Geremia 4:20), sul modello del tabernacolo di Mosè. La parte più esterna accoglieva la servitù e, durante la notte, gli animali più giovani. Nella seconda sezione c'erano gli alloggi dei maschi e l'ultima zona, la camera interna (Giudici 16:9; Luca 12:3), era riservata alle donne (Genesi 18:10 ; Numeri 25:8).

Si ritiene che le tende dei personaggi più importanti fossero contraddistinte da una lampada, in segno di onore e dignità (Giobbe 29:3). Un rifugio provvisorio veniva utilizzato anche durante le guerre (2 Samuele 11:11; 2:12,13) o per proteggere vigne e frutteti da malintenzionati (Giobbe 27:18; Isaia 1:8) e da volpi e sciacalli. In questi ultimi due passi si accenna appunto a delle piccole casupole temporanee, coperte da un impasto di rami, paglia e torba o materiali del genere, in cui i guardiani, durante la breve stagione della maturazione dei frutti, trovavano riparo dai cocenti raggi del sole, dal freddo e dall'umidità notturna (Isaia 4:6). Erano protezioni grezze e del tutto transitorie, quindi semplici e veloci da predisporre (Esdra 8:15; Giona 4:5). Anche re e funzionari statali alloggiavano spesso in tende, ovviamente più ricche ed elaborate (Geremia 43:10) o in casupole per ripararsi dal sole durante gli assedi delle città nemiche (1 Re 20:12, 16).

La Bibbia associa l'immagine della tenda alla breve durata della vita (Isaia 38:12), alla fragilità umana (2 Corinzi 5:1; 2 Pietro 1:13-14), alla sicurezza che Dio può dare ai suoi figliuoli (Isaia 22:23; cfr. il "paletto" della tenda di cui vi è allusione in Zaccaria 10:4) o al conforto da lui concesso ai deportati (Esdra 9:8) ma anche per esprimere altri concetti, come in Giudici 19:9, dove la frase "il giorno volge ora a sera" è la traduzione del testo originale è il tempo in cui il giorno pianta la sua tenda. L'espressione "allargare una tenda" simboleggia inoltre la futura divulgazione dell'Evangelo (Isaia 54:2) e Dio stesso nella Scrittura è descritto come Colui che "spiega i cieli come una tenda per abitarvi" (Isaia 40:22). Lo scrittore dell'epistola agli Ebrei attesta che l'usanza di vivere in padiglioni era la prova della fede dei patriarchi; essi, "dimorando in tende" nella terra ch'era stata loro promessa da Dio, mostravano di sentirsi "stranieri" alla ricerca "della città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio" (Ebrei 11:9-10).   L'usanza di abitare sotto le tende prevale ancora oggi, sebbene non nelle stesse proporzioni dei tempi biblici.

Interno di una tenda

DISPOSIZIONE DELLE TRIBU' D'ISRAELE NEL DESERTOL'arredamento di una tenda era assai modesto. Entrando in una tenda orientale, avremmo visto gli immancabili arazzi usati come separazione per i diversi alloggi, alcune stuoie o tappeti che ricoprivano il pavimento in terra battuta e, al centro dell'ambiente, un piccolo fuocherello alimentato con concime di cammello o erba secca (Matteo 6:30). Accatastati intorno al sostegno centrale della tenda, dei sacchi di grano e delle borse da cammello, con qualche sella, dove lo sceicco e l'eventuale ospite potevano posare il capo e dormire, un bastone da cammelliere; poi un paio di otri in pelle contenenti uno del burro e l'altro dell'acqua, un secchio di cuoio per estrarre acqua dai pozzi, un tegame di rame per cucinare, una macina a mano, un pestello col quale sfarinare il grano, uno strofinaccio sotto la macina per recuperare la farina caduta durante l'operazione di molitura, una ciotola di legno dove raccogliere il latte munto ai cammelli o alle pecore, qualche tazza di legno, una madia in cui conservare il pane, cotto in una sorta di forno trasportabile, delle pietre su cui poggiare il tegame e un sacco per nutrire i cavalli.


 Miškan è il termine specifico per indicare il tabernacolo costruito da Mosè nel deserto.

Inizialmente, sembra il maschio risiedesse sotto la stessa tenda insieme alla moglie, che occupava la parte interna (Genesi 18:1-10), ma in seguito si consolidò la pratica di assegnare una tenda a ciascun componente familiare (Genesi 24:7; 31:33).

I beduini chiamano la tenda "la casa di pelo".

Era abitudine di ogni buon israelita, qualunque fosse la sua condizione sociale, insegnare ai propri figli un'attività manuale, poiché si riteneva che chiunque non insegnasse un mestiere al proprio figlio, lo spingeva ad essere un ladro. In quelle regioni dal clima molto caldo, dove le tende - normalmente cucite per salvaguardarle dall'inclemenza del tempo - erano usate anche da quanti si spostavano per affari e, in genere, da tutti quelli i cui impegni richiedevano la loro presenza altrove, essere fabbricante di tende garantiva una sicura fonte di guadagno.

Da 1 Re 4:25 si nota l'antica pratica di coltivare alberi, specie la vita e il fico, per sfruttarne non solo l'ombra, ma anche il legname e i frutti.

E figurativamente, "felicità, saggezza, progenie", come rende il passo.

La quantità variava a seconda delle dimensioni della tenda.

Fu verosimilmente con questo attrezzo che Iael inchiodò un cavicchio nelle tempie di Sisera (Giudici 4:18-22). L'espressione ebraica piantare una tenda (Genesi 31:25; Geremia 6:3) contiene infatti un riferimento al battere del martello sul piolo da tenda.

Qui Abrahamo probabilmente stava riposando, dopo aver pranzato.

Gli imperatori romani, invece, nell'accampamento, distinguevano la propria tenda coprendola con un mantello scarlatto.

Animali molto comuni in Palestina, specie nel periodo della vendemmia (vedi Cantico dei Cantici 2:15).

Qui la parola originale tradotta con "tenda" è shaphrûr, che indica propriamente un seggio reale coperto (con un baldacchino come riparo dal sole).

Il termine ebraico qui tradotto con "tenda" è semplicemente sûkkâh, cioè "capanna, copertura provvisoria" (vedi 2 Samuele 11:11). Era, con tutta probabilità, il luogo dove il re si dissetava.

In questo passo,  la parola tradotta con "asilo" in ebraico è yâthêd, "piolo (da tenda)".

  Questa espressione significava che il giorno volgeva al termine e che era opportuno piantare una tenda dove passare la notte. In medio oriente, infatti, nel tardo pomeriggio i pellegrini cominciano a cercare un luogo adatto dove pernottare.

Il fumo prodotto da questi fuochi alla lunga danneggiava, tra gli altri oggetti, gli otri in pelle; l'espressione "sono divenuto come un otre affumicato" (cioè di brutto aspetto, Salmo 119:83) trova la sua origine nel fatto che l'utensile, raggrinzito e deteriorato dalla prolungata esposizione al fumo, spesso scoppiava (Luca 5:37).



Nella composizione di questa scheda sono stati consultati i seguenti testi:

1.        Handbook of Bible manners and customs  di James M. Freeman

2.        Oriental customs, or an illustration of the Sacred Scriptures, 2 voll. di Samuel Burder

3.        A summary of Biblical Geography and Antiquities, di Thomas H. Horne

4.        Home-life in the Bible, di Henrietta L. Palmer

5.        The manners and customs of the Jews, di George Stokes

6.        Eastern arts and antiquities mentioned in the Sacred Scriptures, autore anonimo

7.        Biblical antiquities, di F.A. Cox

8.        Biblical Archaeology, di Johann Jahn

9.        Tents and tent-life from the earliest age to the present time di Godfrey Rhodes

10.     Encyclopaedia Biblica, vol. IV, alla voce TENDA

11.     Orientalism in Bible lands, di E. W. Rice

12.     Bible lands, di Henry J. Van-Lennep

13.     Everyday life in the Holy Land, di James Neil

14.     The local colour of the Bible, 2 voll. di Charles W. Budden e Edward Hastings

15.     Observations on various passages of Scripture , 4 voll., di Thomas Harmer


 

     
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