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Data di pubblicazione : 12/05/2014

MIRACOLO

σημεῖον

SEMEION

σημεῖον (1) (semeion, segno) in greco designa la manifestazione visibile dell'opera soprannaturale di Dio (cfr. Mat. 12:38-39; Giov. 2:11; 11:47; Atti 5:12, ecc.). L'utilizzo dei segni per confermare l'opera di Dio affonda le sue radici nell'Antico Testamento. Gli autorevoli messaggeri di Dio si distinguevano dagli impostori grazie all'elemento soprannaturale che accompagnava il loro messaggio (Cfr. Deut. 18:15-22). Il σημεῖον è infatti un segno che conferma e avvalora ciò che è autentico(2). Il termine è usato decine di volte nel Nuovo Testamento per indicare ciò che legittima l'eterno proposito di Dio e quello che un uomo, di per sé stesso, non può reiterare né di cui può prendersi il merito. "è un atto rilevante, che, all'occhio attento e alla mente intelligente, simboleggia delle realtà eterne"(3). In altre parole, "è un fenomeno soprannaturale il cui fine è guidarci verso qualcosa, al di fuori e al di là del miracolo stesso; è, per così dire, una segnalazione di Dio... preziosa, non tanto per quello che è, quanto per ciò che indica della grazia e della potenza di chi lo compie, o del suo diretto collegamento con un mondo spirituale superiore (Marco 16:20; Atti 14:3; Ebr. 2:4; Es. 7:9-10; 1 Re 13:3)". (4)

Il termine ha i seguenti significati: (5)

1)      segno o marchio distintivo a mezzo del quale si conosce qualcosa.

2)      fenomeno soprannaturale, sia di natura divina che demoniaca.

3)      presagio di una catastrofe imminente.


Compare 77 volte in tutto il Nuovo Testamento, principalmente nei Vangeli e negli Atti. Nelle narrazioni evangeliche è una comunicazione divina, solitamente un preavviso di eventi ancora da venire  (Matt. 16:1, 3, 4; 24:3, 24, 30; Mar. 13:4, 22; Luca 2:12; 21:7, 11, 25), o di una speciale  manifestazione dell'intervento divino nel corso degli eventi (Atti 2:22, 43; 4:16, 22, 30; 7:36).

 In 13 casi, dei quali la maggior parte nel libro degli Atti, la parola σημεῖον  viene associata a un altro termine, prodigio (τέρας, teras).(6) Entrambi designano un miracolo, ma σημεῖον enfatizza il significato o l'intenzione di questi episodi inusuali, mentre τέρας si riferisce alla sorpresa o allo stupore che essi causano (Cfr. Es. 14:31).

 Ambedue implicano qualche tipo di avvenimento miracoloso, ragionevolmente di notevole importanza. σημεῖον appare frequentemente nella versione Septuaginta come traduzione del termine ebraico אוֹת (oth), che significa segno, prova, pegno.

Nell'ebraico, la parola trasmette l'idea di punto di riferimento (vedi Gen. 1:14), di riconoscimento a protezione (4:15), di pegno (17:11), di miracolo (Es. 7:3, 9), di memoriale (13:9), di esempio di potenza divina (Is. 7:11) e di segnale (Ger. 6:1).

 

     
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