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II Movimenti di Risveglio dalle origini all'alba della Riforma
Dalle origini del cristianesimo all'XI secolo Quando il cristianesimo si affacciò nella storia, metà del mondo occidentale si trovava sotto l'egemonia romana. Fino al I secolo la Chiesa primitiva, rimase fedele alla dottrina ed agli insegnamenti degli apostoli, costituita da piccole comunità appartate dal mondo che attendevano l'imminente ritorno del Signore. Le loro idee religiose erano ancora indeterminate e la loro vita di comunità non aveva ancora regole precise: lo Spirito era l'unica loro regola, era quello che dirigeva la loro vita, ci si edificava sul Vecchio Testamento, sulle parole del Signore tramandate oralmente e sui detti dei primi Profeti Cristiani. Apparteneva alla comunità colui che aveva ricevuto il Battesimo e lo Spirito. La cerimonia del Battesimo in questa prima fase veniva impartita di regola soltanto agli adulti attraverso una triplice completa immersione nell'acqua. Molti rinviavano il Battesimo fino alla fine della loro vita. Coloro i quali erano già convertiti al cristianesimo ma non erano battezzati, costituivano la classe dei catecumeni. Essi erano considerati Cristiani ma non avevano il diritto di partecipare alla cena del Signore. Le prime assemblee di Cristiani si incontravano insieme per edificarsi reciprocamente per mezzo della preghiera, della lettura degli scritti sacri, qualche volta anche per mezzo dei discorsi in lingua sconosciuta ed infine per celebrare la cena del Signore, l'agape. I credenti si ritenevano membri d'una grande comunità, esse erano in rapporto l'una con l'altra; ma queste relazioni erano assolutamente libere, non vi erano capi, superiori o intermediari. In queste antiche comunità avevano valore gli apostoli, i profeti e i dottori in quanto annunciatori della parola di Dio o investiti dallo Spirito Santo. Queste cariche erano carismatiche cioè esse poggiavano su un dono di grazia e non su una qualche investitura da parte degli uomini. Queste figure non appartenevano alle singole comunità ma alla Chiesa in generale. All'interno delle comunità c'erano dei servizi a cui provvedevano determinate persone: aver cura della sala di riunione, sorvegliare le assemblee, custodire le Sacre Scritture e tenere la corrispondenza. Le persone a cui erano affidati questi incarichi sono chiamati nelle lettere di Paolo "dirigenti", occasionalmente anche ispettori e diaconi e negli Atti degli Apostoli, "anziani". Finché lo Spirito governava la vita della Chiesa le cariche avevano scarso significato. Le cose incominciano a cambiare intorno al II secolo. La vita di comunità incomincia ad essere regolata da ordinamenti stabiliti: vi sono preti e vi è un culto, vi sono regole all'interno della comunità, una costituzione ecclesiastica con parecchi gradi di cariche, una precisa confessione di fede scritta ed una teologia ben costruita. Incominciano a farsi largo figure e titoli quali il vescovo ed in ogni comunità la figura dei diaconi, di solito sette, incaricati per la cura dei poveri e dei malati; gerarchicamente essi erano al di sotto degli anziani, come questi al disotto dei vescovi. Il vescovo era diventato il venerabile padre dei Cristiani, il successore degli apostoli, il rappresentante di Cristo cioè Dio. Le comunità vedevano in loro i custodi della tradizione apostolica e gli infallibili maestri, i mediatori tra Dio e gli uomini, le guide ai misteri divini e i giudici della comunità. Una conseguenza dell'aumento del potere episcopale e del concetto di sacerdozio fu la più evidente separazione tra clero e laicato. Per essere membro della Chiesa non bastava essere battezzato ma occorreva riconoscere le tre principali regole di fede poste dalla Chiesa: il simbolo apostolico del Battesimo, il canone apostolico e l'episcopato apostolico. Il simbolo apostolico a Roma così espresso "io credo in Dio Padre, l'Onnipotente e in Gesù Cristo, suo unigenito figlio, nostro Signore, nato dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria, crocifisso e sepolto sotto Ponzio Pilato, risuscitato al terzo giorno dai morti, salito in cielo, sedente alla destra del Padre, donde deve venire a giudicare i vivi e i morti. E credo nello Spirito Santo, nella Santa Chiesa, nella remissione dei peccati e nella resurrezione della carne". L'origine di questa confessione è oscura. La seconda regola Cattolica è il canone neo-testamentario che fu posto accanto al Vecchio Testamento con pari validità. La terza regola era la carica episcopale. La Chiesa insegnava che l'episcopato poggia sulla trasmissione apostolica e gli individui che ne sono investiti sono i successori degli apostoli, i portatori dello Spirito Santo e i difensori della pura tradizione apostolica. Dal cristianesimo primitivo era, in questo modo, venuta fuori la Chiesa Cattolica. Questa nuova situazione fece sorgere la necessità di un ritorno alla purezza ed alla semplicità del cristianesimo delle origini. Inoltre i contatti con i Cristiani del mondo fece sorgere dei problemi estremamente gravi: come doveva comportarsi la comunità con i peccatori che si trovassero tra i loro membri? Fino a che punto il cristianesimo poteva avere rapporti con il mondo? La più forte scossa in questa direzione fu data alla Chiesa dal Montanismo. Il nome deriva da quello del fondatore Montano che sosteneva di parlare in nome dello Spirito Santo e di avere visioni profetiche su vari ambiti della fede, con prevalenza sul ritorno di Cristo. Alcuni hanno trovato delle somiglianze tra il Montanismo ed il Pentecostalismo, che viene per questo chiamato anche Neo-Montanismo. Montano nacque probabilmente ad Ardabau nell'attuale Turchia, nella prima metà del II secolo. Secondo San Girolamo, prima di convertirsi al cristianesimo sarebbe stato sacerdote della dea Cibale (la grande madre, dea della natura). Montano iniziò a predicare subito dopo la sua conversione al cristianesimo assieme a due profetesse: Massimilla e Priscilla. Dovunque i tre andassero, parlavano posseduti da visioni mistiche ed esortavano i seguaci a digiunare ed a pregare, in modo da sperimentare personalmente queste rivelazioni. Secondo il Montanismo vi era un'eccessiva dipendenza della Chiesa dalle strutture umane e quindi era necessario ritornare ad un maggior rapporto col divino. In questo periodo infatti il vescovo svolgeva un ruolo preminente e quindi limitava abbastanza fortemente l'azione dello Spirito Santo. Montano cerca di combattere questa tendenza ed è per questo motivo che alcuni hanno associato il suo nome al termine "riformatore" che indicherebbe proprio la sua volontà di rinnovare la Chiesa. Le tre caratteristiche principali del Montanismo erano l'insistenza su di una religiosità caratterizzata da rivelazioni profetiche e da entusiasmo carismatico. La seconda caratteristica era l'accentuazione della prossima venuta di Cristo. Terza, la convinzione della continuità della rivelazione; per mezzo dello Spirito Santo sarebbero sempre state accessibili all'uomo nuove verità. A quel tempo i vescovi locali erano convinti che Montano fosse, per tutta questa serie di credenze personali, posseduto da uno spirito maligno, e che fosse un agitatore; essi lo rimproverarono e tentarono di fermare il suo profetizzare. In risposta a questa rivelazione continua, la comunità cristiana si divise: all'inizio la Chiesa non si oppose al nuovo Movimento, che intendeva attuare una riforma all'interno, ma in seguito alcuni dei componenti più ortodossi lottarono per contrastare questa tendenza. In ogni caso il Montanismo continuò a diffondersi per tutto il terzo e quarto secolo. Il più famoso sostenitore dei Montanisti fu senza dubbio Tertulliano, il principale apologista (scrittore cristiano dei sec. II e III che si proponeva di dimostrare l'innocenza dei fratelli in fede davanti alle accuse d'illegalità) ed il primo ad usare il termine trinità. I suoi scritti erano molto polemici nei confronti della Chiesa Cattolica dalla quale finì per distaccarsi definitivamente. Al II secolo appartiene un'altra figura di spicco di questi tempi, Novaziano. Teologo scismatico nonché presbitero romano, fu il fondatore del Movimento dei Novazianisti. Di lui si scrisse: "Finché fu nella Chiesa di Cristo considerava i peccati dei suoi vicini come se fossero i suoi, alleviava i fardelli dei fratelli,come esortava l'Apostolo, e fortificava con la consolazione coloro che vacillavano nella fede". Il III secolo è invece caratterizzato da una corrente teologica cristiana che prende il nome da Donato di Numidia nato a Casae Nigrae (Case Nere), il Donatismo. In sintesi esso può essere capito come un particolare modo della Chiesa di rapportarsi al mondo. Quale deve essere il rapporto tra la Chiesa ed il mondo? Le origini del Movimento possono essere fatte risalire alle prime persecuzioni pagane nei confronti dei cristiani. In particolare in occasione di quelle volute da Diocleziano, le Chiese vennero ad assumere atteggiamenti assai diversi le une dalle altre. Alcune persone accettarono il martirio come qualcosa di benvenuto, altre lo interpretarono come un'inevitabile conseguenza del combattimento tra Cristo e Cesare, altri cercarono di temporeggiare, mentre altri finirono col cedere per aver salva la vita. Quando cessarono le persecuzioni ci si pose il problema del rapporto tra credenti. Da una parte c'erano coloro che avevano accettato il compromesso, mentre dall'altro c'era chi aveva sostenuto la persecuzione a causa della loro fede. Come dovevano essere ora le loro relazioni? Le persecuzioni avevano marcato in profondità la Chiesa e non si poteva far conto di nulla. Da un lato si trovarono allora i Donatisti che rappresentavano l'ala intransigente; loro esigevano una Chiesa pura. I Donatisti costituirono un Movimento di notevoli proporzioni; 279 vescovi in un concilio del 411, contro 286 vescovi Cattolici. Ecco alcune caratteristiche del Movimento nel suo complesso. Primo il carattere fortemente separatista della Chiesa. Quest' ultima deve essere costituita da una comunità di puri. Ciò esige il rifiuto di qualunque Chiesa o individuo che pare un pò meno puro. Secondo un rifiuto dello Stato e della società, tale rifiuto ha uno sfondo di tipo apocalittico. Terzo un'adulazione del martirio fisico. Quando la società non si piega alle esigenze della Chiesa, si deve ipotizzare l'idea di martirio. Il martirio sembra inevitabilmente associato alla grazia. Di dimensioni invece inferiori ma non di minore importanza furono altri Movimenti che coprono il periodo dal V al XI secolo. Tra questi il Giovinianismo, animato da Gioviniano monaco romano condannato nel 390 da un concilio tenuto a Roma. Egli dopo anni di vita religiosa a Milano, preoccupato per il dilagare nella Chiesa di ascetismo e monachesimo andò a Roma, cominciando a diffondere la propria dottrina riguardante l'inutilità dei digiuni fatti senza fede e diventati ormai mero ritualismo, poi anche quella del celibato, che egli considerava un dono divino pari a quello del matrimonio, ma non ad esso superiore; inoltre sempre a lui sono riconducibili i due principi secondo i quali coloro che sono nati di nuovo col Battesimo non possono essere vinti dal Diavolo e che il culto di Maria, dei santi e delle reliquie non sono ammissibili. Segue al Giovinianismo, il Paulicianesimo (VII sec.) fondato secondo la tradizione da Costantino di Manamali. Il Paulicianesimo deriva dalla fusione di diverse dottrine, molto diffuse, nei secoli precedenti al suo avvento, nell'Asia minore. Essi utilizzavano solo i testi sacri del Nuovo Testamento, con particolare attenzione alle lettere di San Paolo e al Vangelo di Luca; ritenevano inoltre inutile la mediazione di una Chiesa, rifiutavano, con alcune eccezioni, i sacramenti e non accettavano il culto delle immagini. Chiudono questo excursus storico Claudio di Torino (IX sec.) e i Bogomili (X-XI sec.). Claudio di Torino, vescovo di Torino, è considerato un precursore del Valdismo ed è infatti in suo onore che l'editrice Valdese porta oggi il nome di "Claudiana". Caso unico nella storia del cristianesimo, fu iconoclasta severissimo, oppositore del culto dei santi, della Madonna, delle reliquie e della croce. Pur criticando i pellegrinaggi a Roma e contestando i poteri pontefici, non venne mai sospeso né condannato, restando fino alla morte l'esegeta biblico ufficiale dell'Impero d'occidente nonché uno stimato predicatore e autore di commentari. Per quanto riguarda il Bogomilismo invece, fu un Movimento religioso riformatore, sorto nei Balcani nel X secolo e che nel XIII secolo si espanse in Serbia e Bosnia. La creazione della dottrina è attribuita ad un certo Bogomil, il cui nome significa amato da Dio. Gli eletti tra i Bogomili, coloro cioè che si dedicavano totalmente alla vita religiosa, praticavano infatti un ascetismo severo, rifiutando le immagini sacre, i sacramenti, l'Antico Testamento ad eccezione dei Salmi e dei Profeti, ogni culto esteriore e ogni forma di struttura ecclesiastica. Inoltre rifiutavano il culto della croce, ritenendo inconcepibile che il pezzo di legno su cui Suo Figlio era stato ucciso fosse caro a Dio. Il neofita, impegnandosi solennemente a sottrarsi al mondo materiale di Satana, veniva in tal modo a far parte della comunità dei perfetti. Ogni comunità aveva i suoi eletti, chiamati i buoni cristiani e tra i quali potevano trovarsi anche donne. Alcuni di questi diventavano missionari per il mondo compiendo esorcismi e testimoniando la propria fede. Tra di loro non vi era una vera e propria struttura gerarchica: a differenza della Chiesa ufficiale questa eresia non aveva strutture di comando centralizzate: ogni comunità si auto-determinava e, nonostante tutte facessero capo a una guida spirituale di cui non si conoscono le funzioni né i criteri di selezione, manteneva una discreta autonomia. Ilaria Mandato
Movimenti sorti tra il XII e il XV secolo
Nell'analizzare le radici del Movimento Pentecostale e la storia dello stesso si può cadere nell'errore di ignorare l'epoca medievale. Il Medioevo copre un lasso di tempo di un migliaio d'anni circa, più della metà del periodo che va dalla nascita di Gesù Cristo fino ad oggi. Non è certo il periodo più glorioso della storia della Chiesa dato che il potere assoluto della Chiesa Cattolica Romana, allora imperante, ha permesso che giungessero fino a noi ben poche testimonianze delle prime attività "evangelistiche". Sappiamo, tuttavia, che dalla metà dell'XI secolo vi fu la comparsa e la diffusione di alcuni movimenti popolari che si contrapposero al sistema imperioso della Chiesa Romana. I Catari (dal greco kaqaroi "puri") chiamati anche Albigesi, costituirono un Movimento ereticale diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo. (Nella foto: Catari al rogo). Credendo nella deviazione dalla vera fede da parte della Chiesa, i Catari crearono una propria istituzione ecclesiastica fondata su un dualismo religioso in base al quale il re del bene (Dio) e il re del male (Satana) rivaleggiassero per il dominio delle anime umane. Gli Albigesi rifiutavano in toto i beni materiali e tutte le espressioni della carne, accusando la Chiesa Cattolica di essere al servizio di Satana, perché corrotta e attaccata ai beni terreni. Le comunità di fedeli erano divise in "credenti"e "perfetti"i quali praticavano la rinuncia ad ogni proprietà vivendo unicamente d'elemosina. Gli unici che potevano rivolgersi a Dio con la preghiera erano i perfetti, mentre i semplici credenti potevano sperare di divenire perfetti mediante un cammino d'iniziazione chiedendo l'aiuto dello Spirito Santo da loro definito "Consolamentum". I Catari furono duramente combattuti da Bernardo di Chiaravalle; le loro teorie vennero ritenute pericolose dal sistema religioso, essi furono quindi duramente perseguitati dal Tribunale dell'Inquisizione. Un altro Movimento di dissenso che sorse durante il XII secolo fu quello dei Petrobrusiani i quali fondarono la propria teologia sui principi evangelici rifiutando perciò il Battesimo imposto ai fanciulli, ritenendolo nullo prima dell'età della ragione, credendo nell'importanza della preghiera come libera espressione e respingendo il valore delle preghiere e delle elemosine per i defunti. Il fondatore, Pietro di Bruys, fu arso vivo nel 1126 e in seguito alla sua morte il Movimento Petrobrusiano si disperse nel tempo. L'assenza totale di testimonianze storiche e la presenza di pochissimi cenni fino al XV secolo, è spiegabile considerando la ferocia delle persecuzioni perpetrate contro i "dissidenti" della Chiesa ufficiale. Mentre il Catarismo era la prosecuzione di un'eresia da tempo condannata, ci fu un Movimento che sorse, al contrario, dal terreno del cristianesimo Cattolico: il Valdismo. L'origine del Movimento Valdese e il nome stesso, risalgono al fondatore Pietro Valdo che nell'anno 1176, in tempi di carovivere, si convertì all'ideale della povertà e fondò una società di predicatori laici d'ambo i sessi. L'idea principale del Valdismo era d'imitare, con la povertà e la predicazione errante, la vita di Cristo e degli apostoli. Per i "poveri di Lione" era legge la Sacra Scrittura che Pietro Valdo fece tradurre a proprie spese in lingua volgare. Essi, inoltre, respingevano le messe dei morti, le indulgenze e la dottrina del purgatorio. Il concilio di Verona, nel 1184 li scomunicò perché predicavano senza il consenso dei vescovi. Con l'avvento della tortura e dei roghi la Chiesa riuscì a rendere insignificanti i Valdesi: una parte di essi si fuse nel XV secolo con gli Ussiti; altri si salvarono in Piemonte. La fedele ed eroica testimonianza della Chiesa Valdese ha fatto in modo che oggi essa sia riconosciuta dal protestantesimo mondiale come la "Madre della riforma". Le caratteristiche del Valdismo ne fanno, inconfutabilmente, un Movimento pauperistico assimilabile a quello Francescano seppur esso sia cronologicamente più tardo. L'ordine dei Francescani ebbe origine ad opera di Francesco d'Assisi il quale cominciò, in seguito alla conversione, a predicare errando in condizioni di totale povertà. Francesco d'Assisi volle riproporre la semplicità degli apostoli, ma non manifestò contrariamente a Pietro Valdo un'aspra resistenza dinanzi al rifiuto di predicare liberamente il Vangelo, senza appartenere ad una gerarchia ecclesiastica. La sua "regola" del 1210, basata sull'ordine di Gesù al giovane ricco e sulla missione dei dodici, fu approvata da Innocenzo III diventando il precetto per i suoi seguaci. Alla morte di Francesco divenne generale dell'ordine Bonaventura da Bagnoregno che promulgò nuove costituzioni finendo per trasformare quello che inizialmente si era proposto come un Movimento di rinnovamento in un ordine religioso fine a sé stesso. Le radici dei Movimenti di Risveglio affondano anche nella predicazione dei Lollardi, animati da John Wycliffe.(Wycliffe mentre predica la Parola ai Lollardi). Wycliffe era un eminente dotto, professore ad Oxford, che combatté contro il papato un'opposizione religiosa determinata, in quanto riconobbe la deviazione della Chiesa dalla Bibbia; egli pose la Sacra Scrittura come norma d'ogni dottrina ecclesiastica. Wycliffe pensava che la pietà fosse l'unico requisito per il prete che volesse impartire un sacramento e che, similmente, anche un laico avrebbe potuto fare altrettanto in quanto il potere e l'autorità derivano dalla pietà e non dalla posizione ecclesiastica. II merito più grande di Wycliffe, come riformatore, fu quello di tradurre in lingua inglese la Bibbia e nell'affermare la sua autorità esclusiva, avviò così il "risveglio popolare" dei Lollardi o "predicatori poveri", che istruivano il popolo sulla Scrittura e criticavano la falsità e la corruttibilità della Chiesa. I Lollardi ritennero non necessaria la confessione, sfidarono la pratica del celibato clericale e denunciarono gli aspetti ritualistici della Chiesa, quali transustantazione, pellegrinaggi e benedizioni. Con la spaventosa rivolta dei contadini dell'anno 1381, della quale Wycliffe fu reso ingiustamente responsabile, iniziò la persecuzione per i Lollardi a causa del carattere sovversivo delle loro idee: molti subirono il martirio, ma il Movimento non si estinse del tutto. Wycliffe morì mentre celebrava nella sua Chiesa la cena del Signore; la Chiesa Cattolica lo dichiarò eretico e, dopo la morte, i suoi resti furono disseppelliti e gettati in fiume. Oggi Wycliffe è considerato "la stella mattutina della Riforma"o "il nonno della Riforma". Alcuni nobili cèchi che avevano studiato ad Oxford portarono gli scritti di Wycliffe a Praga, così sorse in Boemia un Movimento Wyclifita che assunse le proporzioni di una grandiosa ribellione nazionale, guidata da John Huss. Egli si dichiarò discepolo di Wycliffe, ma ne fu influenzato in misura limitata, Huss rimase fedele alla dottrina della transustantazione criticata duramente dal suo predecessore. Tuttavia sostenne gli attacchi di Wycliffe contro la corruzione del clero e appoggiò l'appello del suo ispiratore a passare dalla Chiesa istituzionale alla Chiesa invisibile degli eletti, nonché il ritorno alla centralità della Bibbia. Nonostante il divieto del papa, Huss continuò a predicare a Praga, accompagnato dai suoi seguaci iniziando un grande Movimento di Risveglio in Boemia. L'imperatore Sigismondo, desideroso di sedare gli Ussiti (seguaci di Huss), lo convocò al Concilio di Costanza; nonostante fosse munito di salvacondotto che gli garantiva l'incolumità, Huss fu rinchiuso nel castello di Costanza per 73 giorni, in seguito fu condannato come eretico e bruciato vivo il 6 Luglio 1415. Il martirio dei due riformatori boemi dimostrò che la gerarchia episcopale non era in grado di pensare in modo soddisfacente ad una riforma della Chiesa. Dopo la morte di Huss, il Movimento Ussita si divise in due gruppi: i Calistini e i Taboriti sterminati nel 1434 dai clandestini; i loro residui si fusero con i Valdesi boemi. Una menzione a parte merita Girolamo Savonarola (1452-1498). Nacque a Ferrara nel 1452, Entrò nell'ordine dei Domenicani e tra questi si distinse per le sue qualità e divenne priore del convento di San Marco a Firenze. Predicò contro ogni forma di tirannia politica e religiosa. La sua predicazione della cacciata dei Medici e delle venuta di Carlo VIII consacrarono la sua fama di profeta. La sua predicazione galvanizzò gran parte dei fiorentini, i quali promossero, nel loro fervore religioso, i "due roghi della vanità" nella quaresima del 1497 e 1498. Sotto la sua guida, cacciati i Medici, Firenze divenne una teocrazia ascetica. Il suo ascetismo era talmente rigoroso ed esaltato che nella città si formarono due partiti: "i piagnoni" fedeli a Savonarola e "gli arrabbiati" contrari al profeta. Il frate non risparmiava le alte gerarchie ecclesiastiche e la denunzia dei vizi della Chiesa. Ciò gli valse la denunzia di Alessandro VI. Savonarola non si piega alle ingiunzioni papali. Sfida l'anatema e investe il papa con espressioni violente. La scomunica piomba su di lui. Per niente preoccupato Savonarola afferma che la scomunica non ha valore davanti a Dio né davanti agli uomini. Mette in ridicolo l'infallibilità papale e afferma che tante decisioni dei papi sono contrarie a quelle di altri papi. Savonarola sollecita la convocazione di un concilio che provveda ai mali della Chiesa, ma intanto si istruisce contro di lui un processo. È condannato a morte insieme ad altri due frati, fra Domenico e fra Silvestro e impiccato in piazza della Signoria. Poi i loro corpi morti sono fatti bruciare sulla piazza. Le caratteristiche maggiori del Savonarola furono la democrazia religiosa, lo spirito profetico, il rigorismo ascetico e la rampogna antipapale che fece di lui un precursore della Riforma. Tutti i Movimenti considerati hanno come filo conduttore una particolare visione della fede cristiana definita "revivalesimo". La divulgazione del messaggio neotestamentario e la volontà di ritornare alle origini della Chiesa apostolica hanno creato l'atmosfera necessaria per i successivi Risvegli che hanno portato profondi e radicali mutamenti nella Chiesa Cristiana. Sabrina Torre
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