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VII

Il Movimento Pentecostale e "l'ecumenismo dello Spirito"


Il Movimento Pentecostale rappresenta, nel mondo, il maggiore Movimento di Risveglio nella storia del cristianesimo. Centrato sull'esperienza del Battesimo dello Spirito Santo, comune a tutti i Pentecostali, al di là delle divisioni interne, è un' esperienza spirituale indispensabile per attingere forza da Dio ed adempiere alla missione di "testimoni dell'Evangelo" nel mondo. Il Movimento Pentecostale è in vertiginosa crescita nel mondo intero. In base all'attuale ritmo di crescita e ad alcuni calcoli statistici, è presumibile che entro il 2025 i Pentecostali arrivino a raggiungere il 50% del totale dei Cristiani nel mondo (cfr. M. INTROVIGNE -P. ZOCCATELLI, Enciclopedia delle Religioni , Elledici, Torino, 2001, pag. 217).

Questo fenomeno di larga diffusione è dovuto al fatto che, tra credenti di tutto il mondo, cresce il desiderio di una maggiore spiritualità e la voglia di realizzare una diretta e personale esperienza di contatto con Dio, uscire dalla schematicità del formalismo religioso per favorire l'esercizio della fede e dei carismi dello Spirito Santo tra credenti nelle comunità costituite, realizzando concretamente le promesse di Dio. Il Movimento Pentecostale pur conservando e riproponendo i principi che furono della Riforma (la salvezza  ottenuta sola gratia, sola fide, sola Scriptura), intende incarnare l'adempimento dell'insegnamento di Gesù Cristo: "...l'Evangelo è annunciato ai poveri" (Matteo 11:5). A testimonianza di ciò, è il diffondersi del fenomeno Pentecostale nel Sud del mondo, nei paesi poveri dell'Africa e dell'America Latina, nonché in molte regioni del sud dell'India.

Frutto del desiderio di essere fedeli ai principi biblici e per le ragioni fin qui espresse, il Movimento Pentecostale si è diffuso largamente anche in Italia come abbiamo avuto modo di leggere nelle pagine precedenti. Il panorama italiano Pentecostale è così costituito: le Chiese Cristiane Evangeliche delle "Assemblee di Dio in Italia" sono la denominazione più nota e la terza presenza religiosa organizzata in Italia (dopo Chiesa Cattolica e i Testimoni di Geova); esse contano nel paese più di Mille Chiese e centoquarantamila membri. Nel 1988 queste, attraverso le loro rappresentanze hanno stipulato un'Intesa con lo Stato italiano, trasformata, ai sensi dell'art. 8 della Costituzione repubblicana, nella legge d'esecuzione n.517/1988. Oltre alle "Assemblee di Dio in Italia", esiste l'area delle Chiese Pentecostali Libere all'interno delle quali si è costituita nel 1999 la "Federazione delle Chiese Pentecostali", che intrattiene un dialogo ufficiale con le Chiese Valdesi, Metodiste Battiste italiane. Il Movimento Pentecostale nel mondo ha celebrato i cento anni di storia nel 1900, mentre quello italiano lo ha fatto nel 2007.

Chiariti, se pur in maniera sintetica, i tratti generali del Movimento Pentecostale, nel mondo e in Italia, ci proponiamo ora di analizzare il fenomeno dell'Ecumenismo, in rapporto al Movimento Pentecostale.

Dalla metà del Ventesimo secolo l'incrementarsi degli incontri ecumenici tra le diverse confessioni Cristiane, evidenzia il bisogno che esse hanno di ricercare l'unità; tale è obbiettivo decisamente sfumato, dopo secoli di divisioni al loro interno: dapprima lo scisma della Chiesa d'Occidente da quella d'Oriente, in seguito l'avvento della Riforma  del 16° secolo e, infine, la nascita di numerose denominazioni all'interno dello stesso protestantesimo storico. I rappresentanti e le guide spirituali della maggior parte delle diverse confessioni Cristiane, hanno intensificato e promosso l'aumento degli incontri ecumenici. Riteniamo tuttavia che questa non sia una risposta al bisogno di reale unità spirituale tra credenti, ma la risposta ad una tendenza politica e sociale della nostra epoca. La ricerca e l'inseguimento, per certi versi esasperato e forzato, di una civiltà globalizzata dal punto di vista sociale e politico-economico, ha reso inevitabile e consequenziale l'adoperarsi da parte delle diverse gerarchie ecclesiastiche, per  ricercare una "globalizzazione delle religioni", raggiungibile attraverso il dialogo ecumenico. Per non venir meno a queste tendenze politico-sociali del nostro tempo, molti esponenti delle confessioni Cristiane, hanno voluto e continuano a ricercare un ecumenismo politico, trascurando quello che dovrebbe essere il vero obiettivo e il raggio d'azione delle Chiese Cristiane: la sfera spirituale.

Non si vuole assolutamente annichilire l'apprezzabile lavoro ed i grandi passi in avanti compiuti in termini di dialogo interconfessionale, rispetto e conoscenza reciproci, di questo che potremmo definire ecumenismo dei vertici; poiché questi servono a rendere più vicini e collaborativi gli esponenti e i rappresentanti di differenti categorie religiose. Tale processo, però, non deve divenire prerogativa assoluta ed esclusiva finalità da inseguire: deve essere invece un mezzo per rispondere alle esigenze spirituali dei credenti. Ben venga il dialogo, il confronto ed il rispetto. Tuttavia a questo punto, considerando i principi teologici sui quali si fonda la Chiesa Pentecostale, la domanda sorge spontanea: fino a che punto un Pentecostale può essere "ecumenico"?

Ciò che ha sempre caratterizzato (o per lo meno dovrebbe) tutte le denominazioni Protestanti scaturite dalla Riforma del 16° secolo, il fine su cui esse  hanno fondato la loro storia e tracciato fin ora il loro cammino, è l'accettazione dell'intera Bibbia come Parola ispirata da Dio e, quindi, unica e vera guida per la condotta dei credenti e la salvaguardia della sana dottrina. Date queste premesse, in particolare i Pentecostali, hanno inteso di rimanere fedeli all'insegnamento: "...perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3:28). Nella Sacra Bibbia è evidente un forte impulso ed un richiamo all'unità dei Cristiani in Cristo Gesù. Naturalmente, considerando i principi teologici dei Pentecostali, questa unità non può essere raggiunta a discapito della fede in Cristo Gesù, unico Salvatore e Signore. Questo non implica che non ci debba essere dialogo interconfessionale, ma per i Pentecostali è essenziale che, da un punto di vista teologico e dottrinale, non ci sia nessun compromesso finalizzato a raggiungere un ecumenismo politico, a danno degli insegnamenti della Sacra Bibbia. Coloro che si reputano Cristiani, cioè "seguaci di Cristo", non possono barattare, cambiare, modificare o stravolgere il proprio credo e la propria fede a vantaggio di un ecumenismo istituzionale.

Nelle lettere dell'apostolo Paolo, il richiamo all'unità è costante: "...uniti nell'amore..." (Colossesi 2:2); ed ancora "vi esorto... a stare perfettamente uniti" (I Corinzi 1:10).

Il mondo Cristiano Pentecostale con l'ausilio dei suoi rappresentanti, deve imprimere una svolta, promuovendo un ecumenismo dello Spirito , che ricerca ed ubbidisce all'impulso dello Spirito Santo per raggiungere la vera unità (ergo, universalità). Lo sguardo e l'interesse delle diverse autorità ecclesiastiche deve essere rivolto ai bisogni spirituali della Chiesa, salvaguardando i sani ed unici principi biblici sui quali si fonda il cristianesimo. Inoltre i Pentecostali colgono ed osservano con piena convinzione di fede, il richiamo dell'apostolo Paolo: "...sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito..." (Eph.4:3). Nella speranza che "...tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio...all'altezza della statura perfetta di Cristo..." (Eph.4:13).

Alessandro Iovino

     
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