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JOHN ALEXANDER DOWIE

L'apostolo della guarigione

 

PARTE SECONDA


Non è difficile capire come Dowie, tormentato per anni dalla mancanza di aiuti economici e spesso imbarazzato dal non essere in grado di soddisfare il minimo obbligo, dopo anni di fatica e di sacrificio fosse desideroso di costruire qualcosa di permanente per la sua congregazione e di mostrare ai suoi familiari di non essere un inetto dalle sorti altalenanti. E non è difficile neanche capire come, quando apparve sulla scena un certo George Holding, che si dichiarava facoltoso e che, con un magnanimo gesto, promise a Dowie di offrirgli una somma di denaro per la costruzione di un edificio di culto, il giovane ministro abbia immediatamente concluso che egli era finalmente la risposta alla sua preghiera. Questo disonesto, che tale si rivelò, era un truffatore e un ciarlatano che, con il pretesto della religione e dell'amicizia, presto conquistò la totale fiducia di Dowie. Credendolo sincero e integro, John era così euforico circa le prospettive che gli si prospettavano davanti, che non dubitò mai di lui. In una lettera del settembre 1880, scrisse a Holding:

"Sono lieto di dirti che due giorni fa ho ricevuto la tua lettera da Auckland, datata 17 agosto. È stato un piacere riceverla, con tutte quelle affettuose parole che conteneva. È stata come "acqua fresca per una gola riarsa", come una buona notizia da un paese lontano.  Avevo quasi perso ogni speranza di riceverla, e quindi mi è stata ancora più gradita. L'ho letta più volte, portandola con me nel mio taschino per rileggerla quando me ne sto tranquillamente seduto da qualche parte. Ti ringrazio per la bella lettera. L'ho letta soltanto io, come desideravi, ma ne ho letto parte a Jeanie, e quando domani viene G- ne leggerò una parte anche a lei. Scrivi liberamente tutto ciò che hai nel cuore, per quanto possibile, e ti assicuro che le tue lettere non faranno che rafforzare i reciproci legami che ci uniscono, legami che né la vita terrena, né il tempo, né la distanza, né qualsiasi potere maligno possono indebolire ... Caro fratello, sono desideroso di una tua visita qui ... Desidero vederti amministrare la cena del Signore nel nuovo locale di culto, che spesso vedo con gli occhi della fede. L'altra notte, era quasi mattina, ho sognato che stavo attraversando le strade di una città straniera, quando sono giunto presso un edificio ampio e ben illuminato, confortevole e anche di bell'aspetto. Le luci dalla strada illuminavano completamente l'ingresso principale ... Così  sono entrato trepidante per la porta e ho assistito a uno spettacolo che ha scosso l'anima mia con una profonda emozione. L'edificio era pieno in tutti i suoi piani ... ogni occhio e ogni orecchio erano rivolti verso l'oratore, che stava dicendo: "Cari, credetemi, Dio è amore!". Sulla cornice che sovrastava il predicatore, scritte su un bellissimo e ampio rotolo, c'erano queste parole in caratteri scintillanti: "Cristo è tutto". Guardando la scena, mi accorsi che quel predicatore ero io ...".


Il 1882 si rivelò un anno da dimenticare per Dowie. Era ormai nel ministero da circa dieci anni, durante i quali aveva lavorato sodo, spesso al punto dell'esaurimento fisico. Eppure, le disavventure e i fallimenti parevano perseguitarlo. Diede  anche le dimissioni da ben tre pastorati, appena gli parve che i risultati sperati non venissero raggiunti. Certo, aveva avuto qualche buon risultato a Newtown, eppure, proprio in quella comunità le circostanze gli fecero maturare la decisione che la sua denominazione era in gran parte divenuta tiepida e infedele, per la qual ragione troncò ogni legame con essa.

Le sue speranze di costruire un tempio e di stabilire una chiesa a Sidney non si erano concretizzate e quando seppe che George Holding, l'uomo in cui aveva riposto una completa fiducia, non era che un truffatore e un avventuriero senza un soldo, tutti i suoi progetti crollarono.

A causa di quel miserabile traditore della sua fiducia, John aveva smantellato la propria casa, lasciando anche il suo pulpito a Sidney. Ora, era diventato lo zimbello di quanti ripetevano: "Te l'avevo detto."

Gli stessi suoi parenti aveva da tempo perso la fiducia in lui. Al di là di tutto questo, l'incapacità di provvedere in modo adeguato per la moglie e per la famiglia fu l'esperienza più dolorosa e umiliante da sopportare.

I suoi sentimenti, che raggiunsero quasi la soglia della disperazione, trapelano in una lettera scritta alla moglie dalla Coffee House Victoria, il 28 marzo 1882:

"Moglie diletta,

è difficile e increscioso doverti scrivere oggi, ma mi sarebbe stato impossibile farlo due giorni fa. Ancora una volta, sono a scriverti la deprimente parola ‘fallito'. Ma io vivo e anche Dio vive, e non può essere che la notte duri per lungo tempo, e che uno che si sforza di fare la sua volontà raggiunga sempre esito negativo. Cercherò ancora in un'altra direzione, anzi, ci sono già e, benché nel buio, ci spero ... è stato difficile da sopportare, e ‘quasi inciamparono i miei piedi' nelle vie del dubbio, della paura, del peccato e della morte: infatti, questa è la via del traviato e di colui che si dimentica del suo Signore. Ma Egli mi ha preservato ...Oh, è stato un periodo stancante per me, dall'ultima volta in cui ho visto il tuo volto.

Solo, in questa grande e fredda città, ho trascorso alcune delle ore più amare della mia vita. La preoccupazione per te e per i miei cari, così vicini al mio cuore, i timori per il futuro di questa vita incerta, i dubbi riguardanti il passato, il domandarmi perché Dio permette queste dure prove, la lotta con le terribili realtà del presente con la sua povertà, la debolezza, la mia crescente meschinità, e spesse volte la fame; questo e altro ancora, per mesi sono stati i miei compagni, giorno e notte.

 

John Alexander DowieIl John Alexander Dowie di questo periodo è a stento riconoscibile in quello che sarebbe spuntato fuori solo un decennio più tardi. Ma Dio aveva un piano, anche se, in quel tempo, difficilmente lo scoraggiato giovane Dowie se ne sarebbe accorto. Nell'ora del cimento e della frustrazione è difficile per chiunque realizzare questa verità; pareva proprio che Dowie venisse deluso da ogni parte e che la Provvidenza stesse complottando per impedirgli di fare progressi verso il suo obiettivo. "Non ci sarà fine", il giovane si chiedeva, "a questi fallimenti e a queste prove?"

Poi, come se la Provvidenza avesse cercato di rispondere beffardamente  alla sua domanda, un nuovo dolore, molto superiore a tutto quello che aveva sperimentato fino a quel momento, si abbatté sulla sua casa. Come accadde a Giobbe, l'ombra della morte toccò i suoi affetti.

Dowie aveva sempre nutrito un profondo affetto per i bambini; adorava la sua piccola figlia, Jeanie, la secondogenita dopo il figlio Gladstone. Era una bambina dolce, sempre pronta a sorridere, ma con una costituzione fragile, che era motivo di ansia per i genitori. Tuttavia, essi non pensavano mai al peggio e, anzi, con il passare degli anni, erano fiduciosi che le sue condizioni fisiche sarebbero migliorate. Invece, l'angelo della morte era più vicino di quanto pensassero.

Un giorno, il messaggero della morte fece il suo ingresso nella casa di Dowie portando con sé la piccola Jeanie. Qualche giorno dopo, i genitori afflitti, a testa bassa per il dolore, seppellirono il loro piccolo tesoro in una tomba di un cimitero vicino. Una lettera scritta ad un amico pochi giorni dopo questo luttuoso evento fornisce i dettagli del triste incidente capitato alla famiglia così all'improvviso e inaspettatamente:

"Caro amico,

sono rimasto ancora una volta sulla tomba aperta, dove ho adagiato le spoglie mortali del mio piccolo 'angelo'... Non riesco ancora a rendermene conto, perché è stato tutto così imprevisto e a sorpresa; ma mi piego, insieme alla mia cara moglie, rassegnato, anche se distrutto dal dolore ... Sulla Terra c'è un angelo in meno, in cielo uno in più ... La nostra casa ha perso la cosa più pura, la più santa, e il nostro cuore è squarciato e sanguinante....il cielo è più vicino, Cristo è più vicino e il nostro tesoro è andato dove un giorno andremo anche noi per incontrarla, in cui tutti i nostri cari sono andati prima di noi, per non allontanerci più da lei. Sappiamo dove trovarla, e anche se piangiamo, ci rallegriamo, perché adesso la bambina sta bene".


Ma il 1882 fu anche l'anno in cui ci fu una svolta nel ministero di Dowie. Fu in quei giorni che John iniziò finalmente a capire qualcosa circa la natura del ministero che Dio gli aveva affidato e fece dei piani per la costruzione di una chiesa indipendente nella città di Melbourne. E, cosa di grande importanza per il futuro del suo ministero, stabilì che in quella chiesa avrebbe introdotto e praticato regolarmente il ministero della guarigione divina. Nonostante la feroce opposizione, John Alexander Dowie ben presto si accorse che il suo lavoro stava ottenendo un progresso fenomenale. Dove prima Satana, con un metodo o con un altro, era riuscito a frustrare i suoi piani, o ad annullarli del tutto, ora vedeva che, nonostante i crudeli assalti del diavolo, niente ostacolava l'avanzamento della sua opera.


FINE PARTE SECONDA

 

     
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