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Data di pubblicazione : 27/11/2012

 

Robert Murray McCheyne

(21 maggio 1813 - 25 marzo 1843)

Robert Murray McCheyne

 

La trasfigurazione di Cristo

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare.  Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante.  Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia,  i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme.  Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui.  Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.  Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola.  E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto. Luca 9:28-36

La trasfigurazione di Cristo viene quasi sempre poco compresa, un po' come l'agonia nel Getsemane: sono entrambe circondate da un alone di mistero. Il Getsemane rivela la profondità del suo dolore, mentre il Tabor illustra la bellezza della sua gloria, che sorpassa ogni conoscenza.

Ma consideriamo brevemente i particolari di questo racconto.

Innanzitutto, i tre discepoli prescelti: Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare (verso 28).

È interessante notare che questi tre discepoli furono a più riprese oggetto della cura speciale del Signore. Cristo esercitò su di loro un singolare potere sovrano. La prima volta che li scelse fu in occasione della risurrezione della figlia del capo della sinagoga: Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?»  Ma Gesù, udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: «Non temere; soltanto continua ad aver fede!»  E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Cristo li portò con sé nella casa del capo della sinagoga e qui mostrò loro di avere il potere di restituire la vita ai morti. La seconda volta che Gesù operò una distinzione all'interno del gruppo dei discepoli fu nella circostanza descritta nel nostro testo.

Poco prima aveva detto loro: Ora io vi dico in verità che alcuni di quelli che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio (verso 27). Otto giorni dopo li portò sul monte e dette loro una visione della gloria futura. L'altra volta fu nel giardino del Getsemane. Volendo avere con sé qualcuno che fosse testimone della sua angoscia, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni.

Cari fratelli! Quei tre uomini ebbero il grande privilegio di contemplare la gloria di Dio. Eppure, quanto più glorioso fu poter assistere alla sua sofferenza! Nella Chiesa ci sono sempre stati uomini grandemente onorati da Dio.

Alcuni appartennero al gruppo dei dodici, altri al più esiguo gruppo dei tre. Ad esempio Noè e Daniele. Dio chiamò Daniele uomo molto amato (Dan. 10:11). Poi Abraamo, che fu chiamato Amico di Dio (Giac. 2:23). Ci sono stati molti uomini nella chiesa che sono stati importanti, facenti parte, per così dire, dei dodici, ma io credo che sia più importante appartenere al gruppo dei tre. Non è mondana concupiscenza o mera ambizione terrena, nè voler ricalcare le orme della moglie di Zebedeo, che espresse un desiderio carnale in favore dei figli, cioè che avessero maggior onore terreno e una gloria più grande di quella degli altri.

Desiderare Cristo ed esser simili a Lui: questa è la vera felicità!

Jonathan Edwards disse «Supponendo che in un determinato momento dovesse esserci un solo vero cristiano completo, giusto in ogni aspetto, che viva un cristianesimo splendente, che brilli di luce vera e sia eccellente e amabile, sempre e in ogni caso, mi propongo d'agire con tutte le mie forze, come se proprio io dovessi essere quell'unico cristiano».

Fratelli, proponiamoci di essere dei cristiani irreprensibili. Oggigiorno non ci sono molti cristiani che vedono in spirito l'angoscia del Getsemane, che riescono a godere qualche anticipazione della gloria del Tabor. Tuttavia una stella di grande magnitudine darà a Dio più gloria che non dodici stelle più piccole, così come un ministro consacrato onorerà maggiormente Cristo di quanto lo farebbero dodici ministri mediocri. Un vero cristiano darà più gloria a Dio che non una dozzina di cristiani nominali. Perciò, fratelli, desiderate ardentemente di riflettere tutta l'immagine di Cristo. 


L'altro punto che vorrei considerare è la piccola riunione di preghiera svoltasi su quella collina. Matteo dice che Gesù si ritirò in disparte sul monte a pregare. Egli amava pregare nella solitudine. Marco dice che la mattina, mentre era ancora notte, egli si alzava e usciva per andare a pregare. Matteo scrive che dopo aver sfamato i cinquemila, salì su una montagna per pregare in disparte e Luca, in un'altra occasione, dice che il Signore, circondato dai suoi nemici, si ritirò nel deserto per pregare. Sempre Luca, in un altro punto, dice che Gesù, dovendo scegliere gli apostoli, trascorse tutta la notte in preghiera.

Tutti passi che indicano che Cristo amava pregare da solo. Ah, non sei un cristiano se non ami pregare in segreto. Fratelli! Un uomo che non prega in realtà è un inconvertito. Simula quanto vuoi, difenditi come puoi, chiarisci ciò che ti pare, ma se non sei un uomo di preghiera, sei un uomo senza Cristo!

Cristo amava dialogare in preghiera. Nel primo verso del capitolo 18 del vangelo di Luca, egli esorta i suoi discepoli a pregare incessantemente. Un altro esempio di quanto andiamo dicendo è il capitolo 17 del vangelo di Giovanni.

Oh, quanto sarebbe stato meraviglioso udire Cristo pregare! Sarà stato bello ascoltare Abraamo che pregava: se leggete il capitolo 11 della Genesi ne avete un esempio. Edificante sarebbe stato anche ascoltare come Paolo pregava; c'è un campione delle sue preghiere nell'epistola agli Efesini, dove l'apostolo prega perché i credenti siano ripieni di tutta la pienezza di Dio. Dovette essere meraviglioso anche poter udire Martin Lutero pregare. Uno dei suoi amici disse: «quando pregava era solenne. Si avvertiva una riverenza, e tuttavia, una santa intimità, ogni volta che si accostava a Dio».

Ma nulla di questo è paragonabile all'ascoltare Cristo che prega.

Sarà stato meraviglioso, tra gli alberi del monte Tabor, udirlo confessare tutti i peccati dell'umanità che gli erano stati caricati sulle spalle. Mali innumerevoli mi circondano;i miei peccati mi pesano e non posso più guardarli  (Sal. 40:12).

Sarà stato commovente udire le grida e i pianti di Cristo chiedere al Padre di essere liberato da quell'ora e sentirlo dire Salvami dalla gola del leone... Salvami, o Dio, perché le acque mi sono penetrate fino all'anima. Sprofondo in un pantano senza trovar sostegno; sono scivolato in acque profonde, e la corrente mi travolge.

Oppure sentirlo intercedere per i suoi discepoli: Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi; Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data (Giov. 17).

Fu senza dubbio questa la preghiera che i discepoli ascoltarono quella notte, sul monte Tabor e, fratelli, tali sono le preghiere tuttora offerte in Sion!

Se ti fossi trovato dietro qualche albero lì, sul monte della trasfigurazione e avesti udito il Signore Gesù pronunciare il tuo nome mentre pregava: Padre, io non ti prego solo per Pietro, per Giacomo o per Giovanni, ma anche per lui. Santifica la sua anima per mezzo della tua verità. Padre, io desidero che egli sia dove sono io, perché possa contemplare la mia gloria,  ammettilo o peccatore dubbioso, ciò non ti avrebbe recato grande pace al cuore?

La distanza può forse influire sull'efficacia delle preghiere? Cambierebbe qualcosa sapere che un tuo amico prega per te nella stanza affianco, o che si trova in un paese lontano? Ora, supponiamo che ti venga detto che è Cristo a pregare per te - poiché egli prega per ogni credente - ciò non ti sarebbe di grande conforto?

Terzo, consideriamo che tipo di risposta ricevette la preghiera. Innanzitutto, ci fu la trasfigurazione, come leggiamo al verso 29: Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante.

Fu una delle risposte alla preghiera di Gesù; infatti mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato. Matteo dice che la sua faccia risplendette come il sole, e Luca precisa che la sua veste divenne di un candore sfolgorante, candida come la luce, aggiunge Matteo.

Io credo che quella preghiera ricevette risposta per due ragioni: a motivo di Cristo e a motivo dei discepoli.

A motivo di Cristo.

Egli aveva pregato Glorificami, e qui abbiamo la risposta a quella richiesta. Fratelli, questa fu la dolce prova che Cristo sarebbe andato fino in fondo al suo compito. Sono convinto che lui fece spesso questa preghiera: poter portare a compimento l'opera per la quale era venuto. Ecco quindi uno sprazzo della gloria che sarebbe venuta, a conferma del fatto che l'avrebbe perfezionata.

Ma fu anche a motivo dei discepoli, perché potessero credere nella gloria a venire. Pietro, in età avanzata, ripenserà spesso a questa scena: Egli, infatti, ricevette da Dio Padre onore e gloria quando la voce giunta a lui dalla magnifica gloria gli disse: «Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi l'abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo (2 Pie. 1:17, 18).

Quando Pietro scrisse queste cose, era un uomo anziano che rivive la scena a cui aveva assistito quella notte sul monte Tabor. Era la dolce rassicurazione per i discepoli che Cristo avrebbe compiuto la sua opera, sarebbe stato glorificato e che essi stessi sarebbero stati glorificati in lui.

Ah, fratelli, per me e per voi è una grande certezza sapere che Cristo adesso è glorificato. La sua veste è ora candida come la luce e quella veste egli la promette a voi e a me: io ti consiglio di comperare da me ... delle vesti bianche per vestirti (Apoc. 3:18).

Così, la risposta alla preghiera di Gesù fu data anche a motivo nostro.

Ma ci fu un'altra risposta alla preghiera: Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme (versi 30 e 31).

Ora, confrontate questi due versi con Luca 22:43: Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo. Nel Getsemane scese un angelo dal cielo per fortificarlo; sulla cima del Tabor per confortarlo apparvero due peccatori redenti.

Ecco perché credo che questa risposta alla preghiera del Signore fu data anche a motivo dei suoi discepoli e che fu la risposta alla sua richiesta  Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data (Giov. 17:24).

Quale assicurazione del fatto che avrebbe completato la sua opera! Il Padre avrebbe accolti i suoi discepoli sulla base dell'opera che Cristo stava per portare a termine. E fu una dolce promessa per i discepoli, i quali compresero che Cristo può salvare i peccatori e che i santi, anche nella gloria, anelano parlare della sua morte espiatrice che avvenne a Gerusalemme. 

Fratelli, facciamo nostra quest'ultima lezione: i riscattati amano discorrere della morte vicaria di Gesù Cristo. Essi bramano cantare «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode» (Apoc. 5:12).

Ma ahimè, alcuni agognano solo le cose di questa vita: non amano parlare della morte di Gesù. Ah, fratelli miei, questo dimostra che non si è salvati. Vi piacerebbe cantare il cantico dei redenti nella Nuova Gerusalemme o essere lasciati qui sulla terra? Ah, poveri illusi, come potreste passeggiare sulle strade dorate della Nuova Gerusalemme, voi che amate le cose terrene? Non potrà mai essere, poiché è scritto che nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello (Apoc. 21:27).

Adesso veniamo al quarto punto di questa meditazione, che riguarda i tre discepoli scelti da Gesù: Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno ...(versi 32 e 33).

Quale fu la loro mancanza? Erano stanchi e si addormentarono.

Ma come! Si addormentano in un momento così solenne, quando Cristo è circondato da una tale gloria! Dormono mentre c'è l'apparizione celeste di due uomini che si mettono a parlare con lui!

O Signore, che cos'è l'essere umano? Non è che polvere. Ah, fratelli, questa è la prova che le varie imposizioni, in sé stesse, non hanno alcuna forza. Se c'era qualcosa che avrebbe dovuto impedir loro di esser aggravati dal sonno, era questa. Invece, si assopirono al Getsemane e sul Tabor. Dormirono sia durante le sofferenze di Cristo che nella rivelazione della sua gloria. Spesso sentiamo dei credenti dire: se solo avessi questi vantaggi, se avessi un pastore più valido, sarei più santo. Nessuna cosa al mondo potrà farlo, se non solo ed esclusivamente la grazia.

Ascoltate poi lo slancio entusiastico di Pietro: Signore, è bene che stiamo qui. Molti non avrebbero retto a rimanere in quel luogo. Molti di voi non riescono a sopportare i discorsi dei redenti sulla terra, come potrebbero apprezzare i ragionamenti di due esseri venuti dal cielo?  Questo è un sintomo rivelatore del vecchio uomo, ma allo stesso tempo anche del nuovo.

L'uomo vecchio dice: facciamo tre tende. L'uomo nuovo Signore, è bene che stiamo qui. Quindi, anche voi potete dire è bene che stiamo qui.

In ultimo, notate la risposta del Padre: Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola.  E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo» (versi 34 e 35). Questa fu terza risposta alla preghiera di Gesù. Quando dalla magnifica gloria si fece la voce «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo», Cristo ricevette dal Padre onore e gloria. Quando i discepoli scesero dal monte, vedevano Cristo sotto un'altro aspetto, quello di colui che era stato mandato e approvato dal Cielo. E anche voi fratelli, allo stesso modo, se riuscirete a vedere a quale gloria il Padre lo ha innalzato, lo udirete in maniera diversa: Le mie pecore ascoltano la mia voce e ... mi seguono (Giov. 10:27).

Noi abbiamo udito la voce di Cristo e adesso lo seguiamo, ma presto udiremo un'altra volta la sua voce, e stavolta saremo dove Egli è e lo seguiremo per tutta l'eternità. Amen.

 

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