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Parte seconda
LA RIMOZIONE DELLE CENERI
Il primo sorteggio giornaliero decideva il sacerdote chiamato a svolgere il compito iniziale nel Tempio: la rimozione delle ceneri dall'altare.
La forma dell'altare era un perfetto quadrato: raggiungeva i 10 amot (5 metri) di altezza ed era largo 32 amot (circa 16 metri). Era costituito da due corpi principali: l'altare stesso e la rampa di salita (senza scalini, cfr. Es. 20:23), entrambi fatti di terra e pietre levigate, che venivano tinteggiate di bianco due volte all'anno (3). In cima dell'altare, ai quattro angoli, c'erano quattro cassette vuote che formavano delle piccole sporgenze chiamate "corni". Questi "corni" misuravano un amah (singolare di amot, mezzo metro) quadrato ed erano alte 5 palmi ciascuno (4). Tutt'intorno all'altare correva un bordo rialzato ad uso dei sacerdoti officianti, che normalmente giravano sempre intorno all'altare da destra e se ne allontanavano da sinistra. Nelle vicinanze era ammassata una grande quantità di sale per salare le offerte; il sale era anche sparso lungo il percorso, per impedire che i sacerdoti, che erano a piedi nudi, scivolassero. Sulla spianata in cima all'altare bruciavano tre cataste di legna.
La più grande era destinata a ricevere tutti i sacrifici, la seconda produceva il carbone necessario per l'altare dell'incenso all'interno del santuario e la terza costituiva il "fuoco perpetuo", tenuto costantemente acceso sull'altare (Lev. 6:5).
I suoi compagni lo avvertivano "Sta' attento! Non toccare il vaso se prima non ti sei purificato mani e piedi con l'acqua della conca!" (6) Accennavano alla paletta argentata con la quale il sacerdote di turno doveva rimuovere le ceneri. Lo scopo era rammentargli di non fare nulla finché non si fosse purificato. Benché già pulito e lavato nella vasca rituale, gli era ancora proibito iniziare un qualsiasi servizio nel Tempio (perfino l'accostarsi all'altare) se non era "santificato" mani e piedi (Es. 30:20-21). Anche se il sacerdote era scrupoloso, timorato di Dio e perfettamente consapevole della necessità di essere santificato senza che nessuno glie lo dicesse ulteriormente, i suoi compagni avevano l'obbligo di avvertirlo, dal momento che saliva sull'altare da solo e avrebbe potuto dimenticare questo aspetto del suo ufficio.
A quel punto, gli altri sacerdoti gli ricordavano pure che la speciale pala per la rimozione delle ceneri (uno dei 93 utensili la cui posizione e efficienza era stata già verificata durante la ronda dell'alba) era conservata in un angolo tra il lato occidentale della rampa e il lato sud dell'altare. Una volta messo in guardia, il sacerdote designato si dirigeva da solo verso l'interno del Tempio. Non poteva essere accompagnato da nessuno, poiché l'ingresso all'area posta tra l'atrio e l'altare o la sua rampa era interdetto a tutti tranne a chi era incaricato di compiere il servizio. L'unica luce disponibile era quella del fuoco che bruciava sull'altare, per cui, una volta entrato nell'atrio, egli non poteva più essere visto dai suoi compagni, rimasti nella zona esterna del cortile. Il sacerdote poi si avvicinava alla conca di rame, collocata nella zona occidentale dell'altare, per purificarsi mani e piedi. Poiché la rampa e l'altare erano abbastanza alti (10 amot, circa 5 metri), non veniva visto da nessuno e questo interrompersi dei contatti tra lui e i compagni sacerdoti durava fino a che raggiungeva il lavacro rituale (Es. 30:18).
Durante il periodo del secondo Tempio, il sommo sacerdote Ben Katin (7) progettò anche 12 rubinetti per la conca, in modo che l'intero turno partecipante all'offerta del sacrificio quotidiano potesse santificarsi velocemente (8). Secondo Es. 30:18, la conca di rame nella quale si purificavano i sacerdoti doveva essere esclusivamente di rame.
Discendendo la rampa, il sacerdote si girava verso settentrione camminando verso il lato est della rampa per "circa 10 amot". In quel punto esatto versava il contenuto della paletta per terra, formando una piccola pila nel "luogo delle ceneri" (Lev. 6:3), a circa 3 palmi dalla rampa di ascesa all'altare. Con quell'atto, il sacerdote aveva portato a termine il primo compito sacro del servizio nel Tempio, la rimozione delle ceneri dall'altare. Tolta la cenere dall'altare, gli altri sacerdoti potevano dedicarsi alla sua più generale preparazione. Essi dovevano raccogliere tutte le parti dei sacrifici non bruciatesi durante la notte con grandi forconi (vedi 1 Sam. 2:14) e spostarle ai lati, essendo proibito farlo dalla sommità dell'altare. Poi, il sacerdote incaricato accumulava tutte le ceneri giusto al centro dell'altare, dando luogo a un mucchio a forma di cupola arrotondata che, quando diventavano troppe, venivano raccolte e portate in un luogo fuori dalla città e sotterrate. Alcuni dicono che quest'operazione veniva fatta ogni giorno.
Comunque, nei giorni di festa, quando si offrivano molti sacrifici, il mucchio di cenere veniva lasciato crescere, perché si riteneva opportuno far vedere l'effetto di una grande mole di sacrifici offerti.
Che tipo di legname bisognava usare? I saggi ritenevano che, ad eccezione dell'olivo e della vite, tutte le specie di legno fossero kosher (ritualmente pure) e quindi adatte allo scopo. I due tipi di legno erano esclusi perché bruciando sprigionavano molto fumo e perché fondamentali per la sopravvivenza del popolo giudaico, sia dal punto di vista dell'alimentazione (i frutti che davano) che da quello edilizio (legname per abitazioni). Solitamente venivano utilizzati tre tipi di alberi dall'ottima resa combustibile: il fico, il noce e il pino.
I rami di fico erano usati per la seconda pira, dalla quale proveniva il fuoco per l'altare d'oro, all'interno del santuario. Su questo altare veniva bruciato l'incenso, l'incarico più ambito (9).
Dopo aver sistemato la pira più grande e quella più piccola, i sacerdoti scendevano dall'altare e si dirigevano verso l'appartamento della pietra levigata per partecipare al secondo sorteggio.
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