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PARTE SECONDA

POCHI SALVATI!

"Un tale gli disse: «Signore, sono pochi i salvati?» Luca 13:23

  

2. Gli errori che generalmente si fanno a proposito del numero dei salvati.

In secondo luogo, voglio segnalarvi gli errori che normalmente si fanno nel mondo, quando si parla della quantità di salvati. Per farlo non c'è bisogno di andare molto lontano. Parlerò di cose che sono sotto lo sguardo di tutti e che ognuno può udire. Cercherò di mostrare che, in giro, sull'argomento c'è una diffusa convinzione errata, che costituisce uno dei più grandi pericoli ai quali sono esposte le nostre anime.

a)           Cosa dunque pensano generalmente gli uomini sullo stato spirituale degli altri mentre essi sono in vita? Cosa pensano delle anime dei loro familiari, degli amici, dei vicini e dei conoscenti? Vediamo come si risponde a questa domanda. Essi sanno che, intorno a loro, tutti moriranno e saranno giudicati. Sanno di avere delle anime che saranno perdute o salvate. Ma quale ritengono sarà la loro fine? Pensano che gli altri siano in pericolo di andare all'inferno? Non c'è niente che ci dica che la pensino così. Essi mangiano e bevono insieme; ridono, parlano, camminano e lavorano insieme. Raramente o quasi mai toccano l'argomento di Dio e dell'eternità, del paradiso e dell'inferno. Chiedo a tutti quelli che conoscono il mondo, davanti a Dio: non è così? C'è qualcuno che ammette che uno di loro sia malvagio o empio? Non lo faranno mai, qualunque sia il loro modo di vivere. Può essere uno scellerato, uno che trascura la Bibbia, un irreligioso, o qualunque altra cosa! I suoi amici diranno sempre che lui non sarà come certe persone devote, ma che in fondo ha un "cuore buono", e che non è un malvagio. Ora io vi chiedo, come se foste davanti a Dio: non è forse così? E cosa dimostra tutto ciò? Che gli uomini si lusingano, amando dire a sé stessi che non è poi così difficile andare in cielo. Dimostrano chiaramente di pensare che la maggioranza delle persone sarà salvata.

b)           E, in generale, cosa pensano gli uomini dello stato spirituale degli altri dopo che sono morti? Cerchiamo di rispondere a questa domanda.

Generalmente, gli uomini ammettono che, a meno che non siano atei, tutti quelli che muoiono vanno in un luogo di felicità o di miseria. Ora, in quale di questi due luoghi pensano che vada la gran parte delle persone, quando lascia questa vita? Senza tema di essere contraddetto, io dico che c'è un modo tristemente comune di parlare bene della condizione di tutti coloro che hanno lasciato questo mondo. Poco conta come si sia comportato un uomo mentre era in vita. Egli può non aver dato alcun segno di pentimento o di fede in Cristo; può aver ignorato il piano della salvezza proclamato nel vangelo; può non aver mostrato un qualsiasi segno della conversione o della santificazione; può essere vissuto e morto come un animale eppure, quando muore, la gente ha il coraggio di dire che "adesso, probabilmente, è più felice di quando era in vita". Vi diranno, con aria di sufficienza, che "sperano che adesso si trovi in un mondo migliore". Scuotendo il capo con gravità, vi diranno: "Speriamo che sia in paradiso". Essi lo accompagneranno alla tomba senza paura né agitazione, parlando in seguito della sua morte come di "un benedetto cambiamento per lui". Possono averlo detestato e ritenuto un uomo malvagio mentre era in vita, ma nel momento in cui muore cambiano improvvisamente opinione e dicono che sperano che sia andato in paradiso! Io non voglio ferire i sentimenti di nessuno. Chiedo solo: non è forse vero ciò che sto dicendo? E cosa dimostra tutto questo? È solo una prova più spaventosa del fatto che gli uomini sono decisi a credere che sia facile andare in cielo. Essi si illudono che la maggior parte delle persone saranno salvate.

c)           E ancora: cosa pensano normalmente gli uomini dei ministri che predicano pienamente le dottrine del Nuovo Testamento? Vediamo come si può rispondere a questa domanda. Mandate in una comunità un servo di Dio che "dichiari tutto il consiglio di Dio" e che "non nasconda nessuna delle cose utili", uno che predichi esplicitamente la giustificazione per fede, la rigenerazione ad opera dello Spirito e la santità di vita, che faccia una netta distinzione tra i convertiti e gli inconvertiti e che dia sia agli uni che agli altri la rispettiva parte. Un uomo che fornisca frequentemente, basandosi sul Nuovo Testamento, una chiara e indubitabile descrizione del vero carattere di un cristiano, che sappia mostrare che nessuno che non possegga quel carattere può avere qualche ragionevole speranza di essere salvato, che fissi costantemente quella descrizione sulle coscienze dei suoi ascoltatori e li esorti ripetutamente a considerare che l'anima che muore senza possedere quel carattere sarà persa per l'eternità. Faccia questo, sapientemente e con amore e, alla fine, quale risultato otterrà? Che mentre alcuni si ravvedranno e saranno salvati, la grande maggioranza dei suoi uditori non accoglierà la sua dottrina. Magari non lo contesteranno apertamente e forse avranno anche rispetto per lui, stimandolo un uomo responsabile, sincero, devoto, animato da buone intenzioni. Ma non più di questo. Potrà mostrare loro le chiare parole del Cristo e degli Apostoli, potrà citare testi su testi e passi su passi: sarà tutto vano. La grande maggioranza dei suoi ascoltatori lo riterrà "troppo rigido", "troppo diligente", "troppo specifico". Diranno tra loro che il mondo non poi è così negativo come predica quel ministro, e che le persone non possono essere così buone come lui vorrebbe che fossero e che, in ultima analisi, alla fine tutti saranno salvati! Mi appello a ogni ministro del Vangelo che sia stato nel ministero per un certo tempo: non sto dicendo la verità? Non avviene forse così? E questo cosa dimostra? È solo un'ulteriore prova del fatto che, in linea di massima, gli uomini pensano che la salvezza non sia un obiettivo così difficile da raggiungere e che, alla fine, la gran parte degli uomini saranno salvati. Ora, quale solida ragione possono addurre gli uomini per suffragare simili opinioni diffuse? Su quale passo scritturale fondano la concezione secondo la quale la salvezza è una cosa semplice e che la maggior parte delle persone sarà salvata? Quale rivelazione da parte di Dio possono mostrarci per persuaderci che queste convinzioni sono valide e condivisibili? Nessuna, proprio nessuna. Non hanno un solo testo biblico che, correttamente interpretato, avalli le loro idee, nessuna logica che possa reggere a un attento esame. Pronunciano l'uno dell'altro cose piacevoli circa la condizione spirituale, solo perché non vogliono ammettere che esiste un pericolo. Si assecondano l'un l'altro in un morbido, auto compiacente stato dell'anima, al fine di tranquillizzare le proprie coscienze e rendere piacevole la situazione. Gridano "pace, pace" l'uno sulla tomba dell'altro, perché vogliono credere che sia così e sono pronti a convincersi che è così. Certo, a idee menzognere e ingiustificate come queste, un servo di Dio può e deve opporsi.

La verità è che l'opinione del mondo non vale nulla in materia di religione.

Sul prezzo di un bue, di un cavallo, di una fattoria, sulla qualità della manodopera, sui salari, sul lavoro, in materia economica, tessile, energetica, a proposito di ferro, grano, arti e scienze, di prodotti artigianali, di ferrovie, di commercio, di compravendita, di politica, su tutte queste cose il mondo può ben esprimere un parere esatto. Ma, se amiamo la vita, guardiamoci dal farci guidare dal discernimento umano nelle cose inerenti la salvezza. "L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui" (1 Cor. 2:14). Ricordiamo, prima di tutto, che non dobbiamo mai pensare come gli altri, se vogliamo andare col Signore. È facile "seguire la folla" nelle cose religiose. Nuotare seguendo la corrente e la marea ci eviterà un mucchio di difficoltà e ci risparmierà di andare incontro al ridicolo e a varie seccature.

Ma ricordiamoci, una volta per tutte, che gli errori del mondo riguardo la salvezza sono molteplici e pericolosi. Se non stiamo in guardia, non saremo mai salvati.

Terza parte


 

     
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