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Data di pubblicazione : 07/10/2013
Samuel Chadwick (1860-1932)
LA PERFEZIONE CRISTIANA
Sermone predicato in occasione della Tabernacle Conference metodista tenutasi ad Atlanta, negli Stati Uniti, dall'8 al 18 marzo del 1906.
Probabilmente non c'è soggetto trattato tanto malvolentieri dagli insegnanti evangelici come quello della perfezione cristiana. Ciò è dovuto in parte alla difficoltà di renderlo comprensibile e in parte al fatto che è un soggetto sul quale ci possono facilmente essere dei malintesi. Un dardo affilato di ridicolo può far più danno della logica. Un ragionamento può essere rispettato, ma non c'è risposta a un sorrisetto sarcastico, e la paura di essere considerato un fariseo ha messo a tacere molti sul tema della perfezione. Una ragione ancora più profonda di questa riluttanza è l'abisso consapevole che esiste tra la dottrina e la pratica. Non è facile incitare altri alla perfezione mentre noi veniamo meno, ed è comodo rifugiarsi nelle incongruenze e nelle contraddizioni di quelli che la proclamano, continuando a conservare la pace. Tale silenzio non è né coraggioso né incolpevole, perché mentre ci possono essere poche speranze di giungere a un accordo sulla definizione, non c'è alcun dubbio sul fatto che le Scritture parlano di una perfezione che è tanto raggiungibile quanto categorica. Le Scritture comandano la perfezione, assicurano la perfezione e provvedono esempi di perfezione. Dio non ci prende in giro ordinandoci l'impossibile. Per ogni richiesta che fa Egli dà grazia adeguata. Un comando è l'altro aspetto di una promessa, una promessa è l'altro aspetto di un comando. Ogni dovere è un privilegio e ogni privilegio un dovere. Noè, Abramo e Giobbe furono tutti uomini definiti perfetti davanti a Dio e l'apostolo Paolo nella sua lettera ai Filippesi esorta alla perfezione. Si potrà facilmente obiettare che questi uomini furono ben lungi dall'essere perfetti. Noè si ubriacò, Abramo disse delle bugie e Giobbe, nella sua afflizione, disse alcune cose spiacevoli, anche se conservò la propria integrità con notevole tenacia. Lo stesso Paolo, proprio dove parla di essere perfetti, dice di sé: "Non che io abbia già ottenuto, o che sia già perfetto." Vi è dunque una perfezione imperfetta. Ogni perfezione è relativa, tranne la perfezione di Dio. Perfezione cristiana non significa capacità, ma attitudine. Una cosa può essere molto imperfetta rispetto al suo sviluppo finale, e tuttavia essere perfetta nella sua fase del momento. Noè, ci viene detto, fu perfetto nella sua generazione, e sarebbe ingiusto giudicarlo diversamente. Il Discorso sulla Montagna perfeziona la liberazione del Sinai, eppure, nel tempo in cui fu data, la legge del Sinai era perfetta per l'opera che doveva compiere. Un bambino può essere perfetto come bambino, ma molto imperfetto se giudicato secondo il metro dell'età adulta che dovrà raggiungere. Nel continuo progresso della vita cristiana, ogni traguardo è un nuovo punto di partenza. La perfezione cristiana non è né assoluta né angelica, e per completare il cerchio ortodosso, non è neppure adamitica, ma solo cristiana. Il significato della perfezione Gran parte delle difficoltà riguardanti questo soggetto sono nate da una confusione dei termini. Vi è una perfezione futura e finale e vi è una perfezione pratica e contingente. Nelle Scritture originali i due tipi di perfezione si distinguono per l'uso di termini diversi, ma purtroppo la nostra lingua ha una sola parola per indicare entrambi. Le nostre nozioni sulla perfezione pratica e presente saranno semplificate se studiamo la parola nella sua applicazione non-dottrinale. La legge ebraica richiedeva ai mercanti di adoperare "un peso perfetto e giusto, una misura perfetta e giusta". Ciò è sufficientemente chiaro. Ogni compratore confida nella perfezione del commerciante. Nell'Antico Testamento è detto di molti re che fecero bene, ma non con un cuore perfetto. La loro giustizia non fu all'altezza di quella richiesta da Dio, e in ogni caso il loro errore derivò dalla carenza di qualità morali e spirituali. In altre parole, avevano un cuore diviso. Nel Nuovo Testamento, una delle parole tradotte perfetto è usata per indicare il rattoppo delle reti da pesca, l'ordine che regola i mondi, l'adattamento dell'armonia in musica, la riparazione di un guasto, l'assemblaggio di parti e il compensare le mancanze. Il pescatore non ha nessuna difficoltà a capire la perfezione applicata alle sue reti: esse devono essere rese adatte al loro scopo. L'ingegnere sa che è necessaria la perfezione nel collegare un pezzo all'altro perché il suo macchinario faccia un certo lavoro. Il musicista è cosciente dell'equilibrio e della proporzione richiesta dalla preparazione di un'armonia. Chi cammina a piedi necessita di membra perfette e robuste, e deve curare un'eventuale distorsione per continuare a farlo. Tutto il corpo deve essere perfettamente collegato per svolgere le proprie attività, e non può funzionare alla perfezione se c'è qualche insufficienza. Rendere perfetto, quindi, significa rendere idoneo, mettere in ordine, regolare, adattare, organizzare e equipaggiare, in modo da garantire l'efficacia e la funzionalità in vista del risultato che ci si è prefissi. Tutto ciò che è perfetto deve essere senza difetto, senza divisione, senza mescolanza di elementi estranei. Il concetto è lo stesso se lo applichiamo alla vita e all'esperienza cristiana. È il riorganizzare, purificare ed equipaggiare la natura umana per tutti gli obiettivi della vita in Cristo. Non è nient'altro che renderla capace in ogni sua sfera di fare la volontà di Dio. Tutto ciò che ostacola e mette in disordine è tolto via, i poteri della mente, del cuore e del corpo vengono riabilitati per il loro vero scopo e viene provveduto ogni bisogno di grazia e di potenza. Non vi è alcuna carenza, disordine, discordia; l'uomo di Dio è reso perfetto per e nella volontà di Dio. La definizione di Wesley è breve, semplice e biblica, "Unicamente amore puro che regna nel cuore e nella vita: questo è il tutto della perfezione cristiana". Tutti gli elementi del carattere cristiano nelle Scritture vengono indicati come suscettibili di perfezione Gli elementi che costituiscono il carattere cristiano sono la fede, la speranza e l'amore: ciascuna di queste virtù può essere perfetta. 1. LA FEDE "Notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere il vostro volto e di colmare le lacune della vostra fede". Evidentemente la fede dei tessalonicesi era imperfetta, ma in qualsiasi cosa erano venuti meno, si poteva sempre rimediare. Non è improbabile che l'apostolo abbia prevenuto questo affinamento nella sua preghiera: "Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo."(1 Tess. 5:23, 24). "Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa" (Giac 2:22). Il punto comune a entrambi i passi è che la fede può essere perfetta. Può essere resa perfetta dall'istruzione, come nel caso dei Tessalonicesi, o dalle opere, come nell'insegnamento di Giacomo. Qualunque sia il processo di perfezionamento, essere perfetti è possibile. La vita cristiana può essere vissuta senza dubbi, senza vacillare e senza incredulità. In ogni tempo e in tutte le cose il cuore può essere pienamente accertato nella verità e nella volontà di Dio. 2. LA SPERANZA "State sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo". Nel verso 21, la fede e la speranza sono unite, ma la speranza viene dopo la fede. La fede pianta saldamente i piedi sulle certezze della parola. Esamina, esibisce prove e punta tutto sulla verità assicurata. Essa edifica sulla roccia. La speranza dà le ali all'anima. Si sofferma sul futuro. La sua casa è al di là del velo. Sebbene i flutti e le tenebre imperversino da ogni lato, la speranza si libra al di sopra di tutto e, oltrepassando in volo la tempesta, vive nella calma del giorno eterno. Non è esaltata o eccessiva immaginazione, ma una speranza certa e sicura nata da una chiara e confermata convinzione dell'anima. Noi siamo stati generati "a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi". Questa speranza vivente può essere poggiata perfettamente sulla grazia che sta per essere rivelata alla manifestazione di Gesù Cristo. Una inesauribile, eterna, perfetta speranza! 3. L'AMORE "In questo l'amore è reso perfetto in noi: che nel giorno del giudizio abbiamo fiducia, perché qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo. Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore". "Amerai dunque il Signore il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze". "Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione". L'amore reso perfetto! Cuore, anima e mente purificati da ogni macchia, uniti, armonizzati ed entusiasmati da santo zelo e riverente devozione! Quando l'amore è perfetto non c'è paura, perché non vi è alcun senso di colpa, non c'è agitazione perché non c'è nessun conflitto, non c'è freddezza perché non c'è alcun peccato. L'anima perfetta nell'amore è affrancata da tutto ciò che la separa da Dio e mette la natura dell'uomo contro se stesso. Essa è ristabilita e santificata, rinnovata e resa adatta, purificata e riempita con la presenza di Dio. L'amore regna, l'amore diffonde luce, l'amore ispira, l'amore trasforma. L'amore è la somma del dovere e l'ispirazione della vita. Fede compiuta, speranza compiuta, amore compiuto: queste tre qualità rendono l'uomo perfetto portandolo alla statura della pienezza di Cristo. Questa perfezione è garantita da un'esperienza definita e presente. Non è il coronamento della vita cristiana, ma la sua condizione. Il perfezionamento dei santi all'apparizione di Cristo è una faccenda del tutto diversa. Questa è la fine della nostra fede, la sua preparazione alla vita di obbedienza nella volontà di Dio. È la santificazione, l'adeguamento e la dotazione della natura umana affinché l'uomo possa essere un tempio adeguato ad accogliere un Dio immanente, possa condurre una vita di santa comunione ed essere un efficace strumento per il servizio divino; e dal momento che la vita cristiana deve essere vissuta nel mondo presente, la perfezione è per la presente esperienza e opera. Non è definitiva, ma propedeutica, non oltre le possibilità di sviluppo, ma fondamentalmente in aumento. Di sicuro nessuno dirà che Dio non è capace di nettare perfettamente, rinnovare totalmente ed equipaggiare completamente ogni parte dell'uomo redento con la sua grazia e arreso alla Sua volontà. Abbiamo un Salvatore che "è in grado di salvare appieno," che "è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona". Egli è un perfetto Liberatore; Gesù Cristo è un perfetto Salvatore e lo Spirito è un perfetto Santificatore, Difensore e Fortificatore del cuore dell'uomo. La perfezione è attuabile perché è l'opera di un Dio perfetto e infinito. La perfezione cristiana sperimentata nel cuore si manifesta nella vita pratica "Li riconoscerete dunque dai loro frutti". La vera perfezione della fede, della speranza e dell'amore porta frutto fino alla perfezione in tutti gli ambiti della vita cristiana. La validità di un meccanismo si vede mentre è al lavoro. Il proclamarsi efficienti deve essere provato dai risultati. Il perfezionamento della grazia nell'anima ha come esito un concreto miglioramento della vita quotidiana? Anche in questo caso va tenuto presente il significato del termine. Perfezione cristiana non significa impeccabilità, ma "non colpevolezza". Ciò non significa che si è raggiunta l'eccellenza oltre la quale non vi è possibilità di miglioramento, ma che il lavoro è perfetto nella motivazione e secondo la capacità del lavoratore. Che un atto sia perfetto in questo senso implica la sua semplicità nel proposito e la sua fedeltà nell'attuazione. Lo stesso dicasi per le virtù cristiane nell'uomo reso perfetto. Esse non mancano di alcuna qualità fondamentale e sono adeguate all'impegno che viene profuso verso di loro. Ogni esercizio le sviluppa e le migliora, ma sono sufficienti per la domanda immediata. 1. Il primo frutto della triplice perfezione della fede, della speranza e dell'amore è la pazienza. "E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti". In 1 Tess. 1:3 la pazienza della speranza viene dopo l'opera della fede e la fatica dell'amore. La pazienza è figlia delle Tre Grazie. Il segreto della pazienza è amore, speranza e fiducia. Qualora uno qualsiasi di questi elementi venga a mancare, verrà meno la pazienza, ma se sono presenti, la pazienza farà un'opera completa, e noi abbiamo sicuramente bisogno di pazienza. Il cristiano reso perfetto nella fede, nella speranza e nell'amore sarà perfetto anche nell'essere arrendevole con Dio. Giona non fu il solo servo del Signore che si irritò con Dio e siamo stati testimoni anche dello stesso zelo impaziente di Giacomo e Giovanni, che chiesero di invocare la discesa di fuoco per consumare i samaritani. La paziente sopportazione di Dio spinge, per contro, le anime zelanti all'essere impazienti. Talvolta la totale mancanza di intromissione dell'Eterno nelle tragedie e nelle sofferenze della vita e il suo apparente disinteresse dinanzi all'impotente afflizione dell'uomo, fanno uscire un grido strozzato dal cuore: Dov'è Dio? Così come il più fervido riformatore rimugina sulle spaventose scene alle quali assiste e ascolta le strazianti storie di crudeltà e di sangue, ci si sente spinti a chiedersi come può Dio sedere nei cieli e assistere a tale miseria e sofferenza. Il massacro di donne inermi e di bambini piccoli, i voltafaccia, gli spargimenti di sangue, l'ipocrisia e le astuzie diaboliche stanno davanti al suo sguardo onnisciente come un libro aperto. Guardiamo verso le stelle dal basso della nostra umanità che si dibatte e geme e ci domandiamo perché Egli non scende dai cieli e non distrugge le forze della malvagità. O almeno vorremmo farlo. Chi non ha stretto almeno una volta il pugno assistendo a qualche mostruosa nefandezza dicendo che chissà cosa avrebbe fatto se fosse stato al posto di Dio? Ma Lui è misericordioso e paziente con questa nostra irrequietezza e quando la nostra rabbia è svanita, e abbiamo singhiozzato dal dolore, viene a cullare l'anima inquieta facendola riposare come un bambino stanco. Allora la fede leva gli ormeggi, la speranza spiega di nuovo le ali e l'amore attende con pazienza la venuta del Signore. Anche se il regno di Dio viene lentamente e tutto sembra continuare come prima, sappiamo che Colui che non può mentire ha giurato a suo Figlio che Gli darà le nazioni per sua eredità e le estremità della terra per suo possesso. E seppur non vediamo ancora che tutte le cose gli sono sottoposte, vediamo Gesù coronato di gloria e di onore. Contemplando questa visione la fede riposa, la speranza salmeggia e l'amore rimane in attesa. Abbiamo bisogno di pazienza in ogni cosa. Giacomo ci esorta a prendere i profeti "come esempio di sofferenza e di pazienza", e ci ricorda che quelli che hanno sofferto pazientemente e hanno veduto la sorte finale riserbata loro dal Signore sono beati, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso. Vennero momenti in cui anche il popolo di Dio non aveva la forza di cantare. Gli esuli avevano appeso le proprie arpe ai salici del dolore, eppure hanno sempre continuato a serbare la speranza. Avevano appese le arpe, ma non le avevano rotte, né vendute, né buttate via: le avevano semplicemente messe da parte, in attesa che i loro cuori potessero ritornare a cantare. Le cose si appendono per poi essere prese di nuovo. Forse oggi non riesci a tollerare la musica, ma il canto ci sarà di nuovo e allora potrai nuovamente lodare Colui che innalza il tuo volto ed è il tuo Dio. Nei tempi critici, dunque, "manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse". È nella accondiscendente pazienza che l'anima ottiene vittoria e riceve le promesse. Non c'è miglior interprete dei misteri della vita come la pazienza. A quelli che aspettano il Signore, che non si fanno prendere dalla loro ansietà, sarà data forza, luce e gioia. La grazia permetterà loro di essere pazienti anche nella provocazione maliziosa e nelle ingiustizie. Ascoltate le parole dell'apostolo Pietro: "che vanto c'è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio". Quando le persone si mostrano incoerenti, cattive e irriconoscenti, quando più ci provate e più loro si lamentano, anche allora la vita perfetta è paziente. Il compimento della perfezione della pazienza di una vita resa perfetta è in questo passo: "camminate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio, fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e perseveranti ringraziando con gioia il Padre". Pazienza e sofferenza, con gioia e gratitudine! Questo è sicuramente il segno distintivo della pazienza perfetta. 2. Perfetta obbedienza alla volontà di Dio. L'obiettivo della grazia è la santità. Adeguamento e purificazione, dimora divina e lavoro interiore sono tutte opere che hanno come scopo la santità del cuore e la rettitudine di vita. La bontà è l'obiettivo di tutta l'opera di Dio. La fede viene resa perfetta dalle sue opere; la speranza purifica per mezzo della sua visione e l'amore non soltanto osserva i comandamenti, ma li armonizza. "Perché stiate saldi, come uomini compiuti, completamente disposti a far la volontà di Dio". "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". "Or il Dio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il grande pastore delle pecore, il nostro Signore Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo; a lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen." Perfetti e pienamente assicurati in tutta la volontà di Dio, perfetti, completamente equipaggiati per ogni opera buona; perfetti in ogni cosa buona per fare la sua volontà. Perfezione cristiana significa che un uomo vive nella certezza della approvazione di Dio, che è fornito e ricco di opere buone e che la sua vita esteriore è ispirata e alimentata dall'opera interiore di Dio. Egli non fa semplicemente la volontà di Dio, ma gode in essa, è la sua bevanda e il suo cibo. Egli non solo si astiene dal male, ma è prodigo di bontà. Non solo perviene alla santità, ma nella sua integrità c'è l'immediatezza della vita e la calma di chi ha autorità. Fate attenzione a tutti quelli che insegnano una perfezione disgiunta dall'ubbidienza. Una fede che rende vuota la legge, una speranza che non purifica e un amore che non osserva i comandamenti, sono una bestemmia e una menzogna. L'anima che è resa perfetta nella grazia dimora in Dio e asseconda la sua volontà. Gli affari, l'amicizia, l'abitazione, il piacere, e tutto il resto vengono adeguati alla sua mente e custoditi secondo il Suo piacere. Una simile obbedienza perfetta è possibile solo a una fede perfetta, a una speranza perfetta e a un amore perfetto, ma per la fede, per la speranza e per l'amore tutto è possibile. 3. Una lingua perfetta "Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo". "La perfezione è fatta di piccolezze, ma non è una piccolezza", disse Michelangelo. La perfezione in tutta l'opera di Dio si estende a ogni piccolo particolare dei suoi atti. Egli si cura dell'ala di un uccello così come della formazione di un pianeta. La prova della perfezione è nel suo miglioramento del dettaglio. La perfezione di un uomo si arguisce dai suoi discorsi. La lingua rivela il cuore. Dà forma e espressione alle cose nascoste dell'anima. "Dall'abbondanza del cuore la bocca parla". "In base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato". Chi può trattenere la sua lingua? Le parole impulsive, inutili, bugiarde, impetuose, affrettate, fuoriescono troppo facilmente. La lingua è un piccolo membro, ma ha un potere enorme, molto difficile da controllare. Può essere purificata e custodita solo dal di dentro. Una lingua pura è esclusivo retaggio di un cuore puro, così come una lingua perfetta lo è di un uomo perfetto. Qui, ancora una volta, la salvezza sta nella fede, nella speranza e nella carità. La maldicenza è un tranello speciale per quelli che hanno ricevuto particolari doni di grazia; l'atteggiamento censorio è il peccato che perseguita i santificati. Ecco perché dovrebbe esser messa una sentinella sulle nostre labbra, perché nessun uomo è perfetto finché non tiene la propria lingua lontano dal male. La perfezione cristiana esalta la grazia di Dio che è in grado di allontanare il pericolo di inciampare in parole e in opere. 4. Una pace perfetta. "A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida". Che promessa! Pace perfetta! Chi può sondarne la profondità e il significato? E tuttavia, essa è il naturale risultato dell' adeguamento, della sistemazione e della potenza. Che cosa è la pace, se non armonia, proporzione e equilibrio indisturbati? Quando c'è pace vuol dire che tutte le forze mutevoli si sono così abilmente fuse da diventare un'unità. L'immutabilità e la stabilità sono la perfezione dell'energia. La terra è ferma a causa della sua velocità. La sua stabilità sta nella velocità. Così è in un uomo reso perfetto. La sua natura si è uniformata e armonizzata con Dio. Tutte le forze che hanno per centro il cuore sono cioè soggiogate, equilibrate, unite e mantenute, affinché regni ininterrotta, eterna e perfetta la pace. Pace perfetta! Nessun contrasto, nessuna polemica, nessun conflitto, nessuna limitazione, nessuna tensione, nessuna coercizione, nessuna condanna! Pace, pace perfetta! È una vita beata, senza nuvole, di ininterrotta armonia. Pace in ogni circostanza e per sempre, così perfetta che né la terra né l'inferno possono disturbarla, immutabile e continua come il Dio della pace da cui proviene. Anche questo è frutto della fede perfetta, della speranza perfetta e dell'amore perfetto. Senza di esse non ci può essere pace, ma dove queste virtù sono perfette, dimora una pace perfetta. Se vuoi essere perfetto Chi, fra i riscattati, non ha anelato e chiesto una simile vita? I nostri cuori hanno pianto con dolore e lacrime, implorando non la perfezione, che sarà nostra quando vedremo Gesù faccia a faccia nella casa del Padre, ma una vita di pazienza, di ubbidienza, di vittoria e di pace nella vita presente. Oggi il Salvatore guarda e ci sfida alla perfezione. È proprio quel "se" ad ammetterne la possibilità. Lui non ha una bassa stima delle possibilità della grazia e ci invita alla perfezione. Dunque come possiamo ottenere una vita così gloriosa? Dobbiamo ricordare che non è possibile per la legge: "infatti la legge non ha portato nulla alla perfezione". Né può essere in virtù di qualsiasi altra cosa offriamo a Dio. Doni e sacrifici non possono fare l'adoratore perfetto. La perfezione non viene né dalla legge di Mosè, né dalla legge del santuario. È l'opera e il dono di Dio, e possiamo appropriarcene solo per mezzo della Consacrazione, della Purificazione e della Presenza di Dio nella nostra vita. 1. "Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi". Questo è il primo grande comandamento della vita perfetta: la resa assoluta e incondizionata di tutta la propria vita a Dio. 2. "Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio". Alla rinuncia, deve seguire la purificazione. Il tempio del Signore deve essere purificato prima di essere riempito con la gloria della sua presenza. 3. "Or il Dio della pace...vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo". "... Cristo vive in me". Dopo la purificazione, il Signore viene a dimorare in noi. La vita non è la vita di un uomo perfetto, ma del Cristo perfetto che dimora nell'anima ed è lavorato dal suo Spirito. È l'opera di Dio. "Or il Dio di ogni grazia..vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente". È il lavoro del perfetto Artigiano, e tutti quelli che Lui perfeziona diventeranno come il suo Maestro. "Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo" e quando Egli lo fa, non abbiamo bisogno di proclamarlo, perchè la perfezione, più di ogni altra ogni cosa, non può essere nascosta.
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