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Data di pubblicazione : 04/11/2013

 

John Charles Ryle

(10 maggio 1816 - 10 giugno 1900)

 John Charles Ryle

 Un invito alla preghiera

Parte prima


Devo farti una domanda che posso riassumere in una sola parola:

PREGHI ?

È una di quelle domande a cui puoi rispondere tu solo. Se frequenti o no il culto, è una cosa che sa il tuo pastore. Se in casa tua ci sono o no delle preghiere di famiglia,  è qualcosa che sanno i tuoi parenti. Ma se tu preghi in privato o no, è una questione tra te e Dio. Ti esorto con tutto il cuore a prendere in seria considerazione il soggetto che ti sto ponendo dinanzi. Non dire che la mia domanda è troppo pressante. Se il tuo cuore è retto dinanzi a Dio, non hai nulla di cui preoccuparti.

Non tentare di eluderla, rispondendo che tu dici le tue orazioni. Un conto è recitare le preghiere, un altro è pregare. E non venirmi a dire che la domanda è eccessiva. Ascoltami per qualche minuto e ti mostrerò quali buone ragioni ho per rivolgertela.

Ti chiedo se preghi perché ciò è assolutamente necessario, ai fini della salvezza di un uomo. Ho detto “necessario”, e lo dico con cognizione di causa. Non parlo dei bambini appena nati o degli ignoranti e non pretendo dare una soluzione allo stato dei pagani. So, infatti, che dove poco è stato dato, poco sarà richiesto.

Parlo in modo particolare di quelli che si definiscono cristiani in una nazione come la nostra. A questi tali io dico che nessuno, uomo o donna che sia, può aspettarsi di essere salvato, se non prega.

Si badi: io sostengo la salvezza per grazia in maniera ferma quanto chiunque altro. Sarei lieto di promettere il perdono gratuito e completo al più grande peccatore mai vissuto e non esiterei a trattenermi presso il suo letto di morte, dicendogli: "Credi nel Signore Gesù Cristo, adesso, e sarai salvato". Ma che un uomo possa essere salvato senza chiederlo, è una cosa che non vedo scritta nella Bibbia. Che un uomo possa ricevere il perdono dei peccati senza elevare in alto il suo cuore e senza dire "Signor Gesù, perdonami", questo non mi risulta.

Non trovo scritto che qualcuno fu salvato per mezzo delle sue preghiere, ma nemmeno che qualcuno sarà salvato senza pregare. Non è ad ogni costo necessario per la salvezza che un uomo legga la Bibbia; si può essere analfabeti o ciechi, eppure avere Cristo nel cuore. Non è indispensabile che un uomo ascolti la pubblica predicazione del Vangelo; egli può vivere in un luogo in cui esso non è giunto, essere costretto a letto o sordo. Ma non si può affermare la stessa cosa della preghiera. È assolutamente vitale per la salvezza che un uomo preghi.

Non esiste alcuna strada maestra per la salute o per la cultura. Principi e re, poveri e contadini, tutti devono ugualmente soddisfare personalmente le proprie esigenze fisiche e intellettuali. Nessuno può mangiare, bere o dormire “per procura”. Nessuno può apprendere i rudimenti del sapere attraverso un altro. Sono tutte cose che bisogna fare da sé stessi, altrimenti non le si faranno affatto.

Quindi, come è per la mente e per il corpo, così è per l’anima. Ci sono certe cose assolutamente imprescindibili per la salute e il benessere dell’anima e ciascuno deve adempiere da sé questi doveri. Ciascuno è chiamato personalmente a pentirsi. Ciascuno deve concentrarsi per conto proprio su Cristo, parlare a Dio e pregare.

Devi farlo per conto tuo, poiché nessun’altro può farlo per te.

Trovarsi sprovvisti della preghiera vuol dire essere senza Dio, senza Cristo, senza grazia, senza speranza e senza paradiso. È camminare sulla strada che mena all’inferno.

Perciò, non stupirti se ti domando: PREGHI ?  

Ti chiedo un'altra volta se preghi, perché l’abitudine di pregare è uno dei segnali più forti di un vero cristiano. Sotto questo aspetto, tutti i figli di Dio sulla terra si assomigliano. Dal momento in cui ricevono vita e forza spirituale, pregano. Come il primo segno di vita in un bimbo che viene al mondo è il respiro, così il primo sintomo che attesta la nuova nascita di un uomo o di una donna è pregare.

È uno dei  tratti distintivi degli eletti di Dio, quello di "gridare a Lui giorno e notte" (Luca 18:1). Lo Spirito Santo, che li rende nuove creature, infonde in loro la consapevolezza dell’adozione, spingendoli a gridare “Abba, Padre” (Rom. 8:15).

Il Signore Gesù, quando li vivifica, dà loro una voce e una lingua e dice loro: “non siate più muti”. I figli di Dio non sono privi della parola. Pregare è parte integrante della loro nuova natura, equivale a ciò che per un bambino è piangere. Essi scorgono il bisogno che hanno della grazia e della misericordia, avvertono la loro meschinità e debolezza e, di conseguenza, non c’è cosa più saggia di quella che fanno. Devono pregare.

Ho studiato attentamente le vite degli uomini della Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, e non sono riuscito a trovarne uno solo che non sia stato un uomo di preghiera. La trovo menzionata come una caratteristica degli uomini devoti, i quali "invocano il Padre" (1 Pie. 1:17), oppure il "nome del Signore Gesù Cristo" (1 Cor. 1:2). Gli empi, è scritto, "non invocano il Signore" (Sal. 14:4).

Ho letto le vite di molti cristiani illustri che vissero sulla terra ai giorni biblici. Vedo che alcuni di loro furono facoltosi e altri poveri. Alcuni istruiti, altri illetterati. Alcuni episcopaliani, altri di denominazione diversa. Alcuni sostenevano la tesi calvinista, altri quella arminiana. Alcuni amavano attenersi a uno schema liturgico, altri non ne avevano alcuno. Tuttavia, un fatto li accomuna: erano stati tutti uomini di preghiera.

Studio i rapporti contemporanei delle società missionarie e vedo con gioia che uomini e donne pagane in varie parti del globo, stanno accettando l’evangelo.

Si registrano conversioni in Africa, Nuova Zelanda, Indostan [1], Cina. Ovviamente, i convertiti sono diversi l’uno dall’altro, sotto ogni aspetto.  Ma, osservando i vari rapporti missionari, colpisce  un particolare: i convertiti pregano sempre.

Ora, non nego che un uomo possa pregare senza metterci il cuore e senza sincerità. Non pretendo affatto sostenere che il semplice fatto che una persona preghi, dimostri che questa è l’attività fondamentale dell’anima sua. Come in ogni area della religione, anche qui si possono insinuare inganno e ipocrisia. Però dico questo: il non pregare è una prova evidente che un uomo non è ancora un vero cristiano. Egli non avverte realmente il peso dei suoi peccati, non riesce ad amare Dio, non si sente debitore verso Cristo, non avverte il desiderio della santità, non può bramare il cielo. Deve ancora nascere di nuovo, ha ancora bisogno di essere fatto una nuova creatura.

Può tranquillamente fare sfoggio dell’elezione, della grazia, della fede, della speranza e della conoscenza, e ingannare le persone ignoranti. Ma potete essere certi che il suo è tutto un vano parlare, se non prega.

E in più, dico che tra tutte le prove della genuina opera dello Spirito, l’abitudine della preghiera in privato è una delle più convincenti che possano essere esibite. Un uomo può predicare mosso da motivi fraudolenti, può scrivere libri, fare dei discorsi raffinati e mostrarsi diligente nelle buone opere e, con tutto ciò, essere un Giuda Iscariota.

 Purtroppo è raro che un uomo si ritiri nella sua cameretta e spanda l’anima sua davanti a Dio nel segreto, se non è uno che prende le cose sul serio.

Il Signore stesso ha impresso il Suo sigillo sulla preghiera, accreditandola quale prova regina di una vera conversione. Quando inviò Anania a Saulo, in Damasco, a quel suo servo non diede altro segno del cambiamento del cuore di Saulo che questo: "Ecco, egli sta pregando" (Atti 9:11). So che molte cose possono accadere in un uomo, prima di essere persuaso a pregare. Può avere molte convinzioni, desideri, aneliti, propositi, decisioni, speranze e paure. Ma tutte queste cose sono evidenze molto teoriche, che troviamo negli inconvertiti e che, spesso,  dicono poco o niente. In più di un caso non durano più di una nuvola passeggera e della brina mattutina, che subito svanisce. Una preghiera genuina, che viene dal cuore, dettata da uno spirito rotto e contrito, vale più di tutte queste cose messe insieme.

Lo so che lo Spirito Santo, che chiama i peccatori ad abbandonare le proprie vie malvagie, in molti casi li conduce molto lentamente alla conoscenza di Cristo. Tuttavia, l’occhio dell’uomo sa discernere solo ciò che riesce a vedere e io non posso definire giustificato nessuno, fino a che egli non crede. Non posso dire che qualcuno ha creduto finché non lo vedo pregare. Non concepisco una fede silenziosa.

Il primo atto di fede è infatti parlare a Dio. La fede è per l’anima ciò che la vita è per il corpo e la preghiera è per la fede ciò che il respiro è per la vita. Ora, come possa un uomo vivere senza respirare va oltre la mia comprensione; allo stesso modo, non riesco a capire così come sia possibile che un uomo creda senza pregare.

Non meravigliatevi se udite dei ministri del vangelo soffermarsi molto sull’importanza della preghiera. Essa è il soggetto che vogliamo voi comprendiate bene; noi vogliamo essere sicuri che voi pregate. Le vostre idee dottrinali possono essere corrette. Il vostro amore per il protestantesimo essere appassionato e inequivocabile. Ma tutto questo può essere niente più che conoscenza mentale e spirito di parte.

Vuoi sapere se sei veramente familiare col trono della grazia e se puoi parlare a Dio o anche parlare di Dio? Vuoi scoprire se sei un vero cristiano? E allora convinciti del fatto che la mia domanda è di fondamentale importanza.

PREGHI ?

Ti chiedo se preghi, perché non vedo un compito spirituale più trascurato della preghiera in privato. Viviamo in giorni di ridondante professione religiosa. Trovate più locali di culto adesso che in nelle altre epoche precedenti. Ci sono più frequentatori di quei luoghi che mai prima. Eppure, a dispetto di tutto questo apparente sentimento religioso, ritengo che la grande assente continui a essere la preghiera privata. È una di quelle attività tra Dio e la nostra anima che nessun occhio vede e che, per questo motivo, più frequentemente viene trascurata e messa in secondo piano. Io credo che siano migliaia i credenti che non hanno mai pronunciato una parola di preghiera. Tutti mangiamo, beviamo, dormiamo, ci alziamo la mattina e ci rechiamo ciascuno alla propria occupazione. Poi rincasiamo, respiriamo l’aria di Dio e vediamo il sole che Lui ha creato. Camminiamo, godiamo le compassioni di Dio. Poi moriamo e dinanzi a noi si aprono il giudizio e l’eternità.

Ma nessuno mai parla con Dio. Amano vivere come le bestie che periscono. Si comportano come creature senza anima. Non trovano una parola da rivolgere a Colui nelle cui mani sono la loro vita e il loro alito e tutte le cose, e dalla cui bocca un giorno ascolteranno il verdetto eterno che li riguarda.

Questa situazione appare agli occhi nostri terribile. Eppure, se solo fossero noti i segreti degli uomini, ci accorgeremmo che è una condizione molto diffusa. Io credo che ci siano decine di migliaia di persone le cui preghiere sono una mera formalità, un insieme di parole ripetute meccanicamente, senza riflettere sul loro significato. Alcuni dicono poco più di un paio di frasi selezionate frettolosamente quando erano bambini. Altri si contentano si ripetere dei Credi, dimenticando che in essi non viene formulata alcuna richiesta.

Ci sono poi quelli che recitano il Padre Nostro, senza però avere il minimo desiderio che le sue solenni richieste vengano esaudite. Molti, perfino quelli che fanno uso di buone forme, mormorano le loro preghiere dopo essersi infilati nel letto, o la mattina, mentre si lavano o si vestono. Gli uomini possono pensare ciò che vogliono, ma siano certi che quello, davanti a Dio, non è pregare. Le parole dette senza cuore sono tanto inutili per le nostre anime, quanto il battito dei tamburi dei poveri pagani davanti ai loro idoli.

Dove non c’è partecipazione, ci possono essere labbra che lavorano e lingua attiva, ma nulla viene ascoltato da Dio: in una parola, non c’è preghiera. Saulo, non ho dubbi su questo, dovette fare più di una preghiera, prima che il Signore lo incontrasse sulla strada per Damasco. Ma solo quando il suo cuore fu rotto il Signore disse: "egli è in preghiera".

Questo vi sorprende? Ascoltatemi, e vi mostrerò che non sto parlando senza ragione. Pensate forse che le mie affermazioni siano sconclusionate e ingiustificabili? Prestatemi la vostra attenzione e vi farò subito vedere che sto dicendo la pura verità. Avete dimenticato che non fa parte della natura dell’uomo pregare?

"Ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio". Il desiderio del cuore dell’uomo è separarsi quanto più possibile da Dio e non aver nulla a che fare con Lui. Il sentimento che l’uomo nutre per Dio non è amore, ma paura. Perché dunque un uomo dovrebbe pregare, se non ha il minimo senso del peccato, nessuna sensazione di necessità spirituali, nessuna intima convinzione nelle cose invisibili, nessun desiderio di santità e di andare col Signore? Di tutte queste cose, la stragrande maggioranza degli uomini non sa né avverte nulla. La massa ama percorrere la via spaziosa. Questo non lo dimentico; perciò, lo dico apertamente, sono convinto che pochi pregano.

E poi: avete dimenticato che non va di moda pregare? È una di quelle attività delle quali molti si vergognano, piuttosto che ammettere di praticarla. Ci sono centinaia di credenti che preferirebbero attraversare una tempesta o nutrire una speranza vana, piuttosto che confessare di avere l’abitudine di pregare. Sono migliaia quelli che, costretti a dormire in una stessa stanza con un estraneo, andrebbero a dormire senza pregare. Vestirsi bene, andare a teatro, essere considerati brillanti e simpatici, tutto questo è di moda, ma non pregare. Questo non lo dimentico. Non posso pensare che così tante persone si vergognino di ammettere di avere un’abitudine come la preghiera. Ecco perché ritengo che pochi pregano. Dimenticate le vite vissute dai più? È possibile credere veramente che gli uomini lotti in preghiera contro il peccato giorno e notte, quando li vediamo sempre più affondare in esso? È possibile ammettere che combattono nella preghiera contro il mondo, quando sono interamente assorbiti e conquistati dai suoi piaceri? Veramente pensiamo che essi chiedano grazia a Dio per servirlo, quando non mostrano il più piccolo interessamento nel servirlo?

Oh no, è chiaro come il sole che la grande maggioranza delle persone o non chiede nulla a Dio, oppure non sa cosa dice quando chiede, che poi è la stessa cosa. Il pregare e il peccare non potranno mai risiedere insieme in uno stesso cuore: infatti, o la preghiera distruggerà il peccato, o il peccato spegnerà la preghiera.

Questo io non riesco a dimenticarlo: guardo la vita delle persone e ne deduco che sono pochi quelli che pregano.

 

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