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Data di pubblicazione : 04/02/2014
Jonathan Edmondson
La mediazione di Cristo
Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo. (I Timoteo 2:5) Che gli uomini peccatori non possano essere salvati senza un mediatore è una delle verità più ovvie annunciate dalle Sacre scritture. Dio, che è infinitamente santo, non permette loro di avvicinarsi a lui nel loro nome. Ma nel nome di Gesù essi possono accostarsi con profonda e umile fiducia, poiché egli è il loro mediatore (I Tim. 2:5). Considereremo innanzitutto il carattere del nostro mediatore. Poi esamineremo la sua grande opera mediatrice e infine le benedette conseguenze della sua mediazione. A. Il carattere del nostro mediatore. Il suo nome è detto meraviglioso e tutto ciò che dicono di lui gli scrittori ispirati è meraviglioso. Avendo due nature, quella divina e quella umana, egli è a metà strada tra Dio e l'uomo. Egli è il diletto figlio di Dio e il disprezzato figlio dell'uomo. Senza "forma né bellezza alcuna", per quanto riguarda la sua natura umana. Ma, in quella divina, egli è "lo splendore della sua gloria, e l'impronta della sua essenza". La parola era Dio e la parola fu fatta carne. Questo è un profondo mistero, che la mente umana non può investigare, ma che siamo obbligati a credere sulla base dell'autorità dell'ispirazione. Non siamo in grado di spiegarlo, giacché esso va ben al di là delle nostre capacità limitate di comprensione. Il miglior modo per farlo nostro è quello di dare piena fiducia a ciò che Dio ha rivelato, senza tentare di spiare nei segreti nascosti o di spiegare l'inspiegabile. Se tutti gli uomini avessero adottato questo sistema, il mondo cristiano si sarebbe risparmiato molte dolorose dispute, e il vero carattere del nostro benedetto mediatore sarebbe stato affermato soltanto su principi scritturali. Da parte mia, non vedo alcun impedimento nella combinazione tra la divinità e l'umanità nella persona di Cristo, che sia contrario alla ragione. Colui che la contrasta semplicemente perché è al di sopra della ragione deve, per coerenza con se stesso, deve trovare da obiettare in qualsiasi parte della creazione di Dio. La sapienza del nostro mediatore oltrepassa tutte le nostre concezioni. Pietro gli disse: "Signore, tu sai ogni cosa". E l'apostolo Paolo ci informa che "in lui sono nascosti tutti tesori della sapienza". Egli è perfettamente consapevole della peccaminosità, della debolezza, della fragilità e delle tentazioni dell'uomo e conosce i migliori sistemi per preservarlo da tutte queste cose, per cui possiamo sicuramente dipendere da colui che è la nostra guida verso la gloria celeste. La sua potenza è pari alla sua sapienza. Egli creò il mondo e lo difende: "poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". Tale potenza, benedetto sia Iddio, viene dispiegata per salvare un mondo perduto. Ben poteva lo scrittore dell'epistola agli ebrei dire: "...egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio...". Affidiamoci dunque interamente a lui, ricordando che può custodire ciò che gli abbiamo affidato fino a quel giorno, quel grande e decisivo giorno che decreterà il destino eterno di tutto il genere umano. Lui è perfettamente santo. "... a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli...". Sulla base di questa testimonianza, nessun peccatore può avere una relazione con lui, finché non viene salvato dai propri peccati. In merito a questo, l'angelo disse a Giuseppe: "... tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati". Egli è pieno di compassione per tutta la razza umana; eppure, gli sta tanto a cuore l'onore di Dio, che non salverà quelli che ostinatamente vivono e muoiono in uno stato di carnalità. Essendo partecipe sia della natura umana che di quella divina, Cristo mostra la stessa premura sia per l'una che per l'altra e fa parte del suo piano il tutelare la gloria divina, ma anche il salvare il mondo. Non dimentichiamolo mai per evitare che, pur ammirando il suo amore immenso, possiamo indulgere in cose ripugnanti nel suo cospetto. Tali particolari, opportunamente considerati, ci spingono a concludere che lui è la sola persona idonea, sotto ogni aspetto, a fare il mediatore fra Dio e l'uomo. Dobbiamo avere a che fare con Dio? Lui è Dio. Siamo uomini? Anche lui è un uomo. Siamo incapaci? Lui è saggio. Siamo deboli? Lui è forte. Siamo traviati? Lui è puro. Siamo miserabili? Lui è pieno di compassione. Adesso andiamo avanti considerando B. La sua opera mediatrice In quanto mediatore, egli ha adempiuto la legge e l'ha resa degna di considerazione. La sua ubbidienza fu perfetta. In tutte le sue opere, i precetti della legge risplendevano di una luce particolare. Ogni comandamento appariva nella sua originaria magnificenza e grandezza, e il mondo contemplò quello che Dio aveva intenzione che l'uomo fosse in principio e ciò che effettivamente era, mentre lui rimase in uno stato di innocenza. La seguente profezia si adempì decisamente nella sua condotta irreprensibile: "il Signore si è compiaciuto, per amore della sua giustizia, di rendere la sua legge grande e magnifica". Con la sua morte egli ha fatto espiazione per il peccato. L'uomo era colpevole e condannato alla perdizione. Dio doveva essere appagato e un sacrificio di grande valore doveva essere offerto perché la colpa potesse essere rimossa. Nessun sacrificio avrebbe avuto sufficiente valore salvo quello di Cristo. Il sangue di tori e di becchi non poteva cancellare il peccato. Essi venivano offerti a Dio, sotto la legge mosaica, come tipi del grande Redentore che doveva venire e che avrebbe misericordiosamente fatta espiazione del peccato, additando lui all'assemblea giudaica quale unica speranza per l'umanità. Nella pienezza dei tempi egli venne e soffrì "giusto per i ingiusti, per condurci a Dio - fu ferito per le nostre trasgressioni - ci ha redenti col suo sangue - affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti". Con la sua resurrezione, sconfisse la morte e aprì il sepolcro. La sentenza pronunziata sull'uomo, quando nel principio si corruppe, era stata: "perché sei polvere, e in polvere ritornerai"; ma per mezzo della resurrezione di Cristo, fu aperta la via per una beata immortalità. La morte dovette arrendersi al suo potere supremo e la sua squallida tomba fu aperta. Quale grande motivo di riconoscenza per noi! Quale glorioso destino si prospetta dinanzi a noi! Anche noi risorgeremo dai morti e il paradiso sarà la nostra dimora eterna! Prima della sua ascensione, egli istituì un ministero dell'evangelo. Degli uomini scelti furono mandati in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura. Nell'adempimento della loro missione, essi perirono ma altri furono eletti al loro posto e altri, ugualmente consacrati, egli ne susciterà, finché ce ne sarà bisogno. Gli uomini che lui sceglie non sono sempre muniti di grandi risorse umane ma, cosa molto più importante, posseggono il medesimo Spirito del loro Maestro. Con zelo e perseveranza, essi avvertono gli uomini del pericolo imminente, indirizzandoli verso l'agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. Grazie alla loro strumentalità, i peccatori vengono risvegliati, gli afflitti consolati, i credenti rafforzati, mentre gli sviati sono ammessi nuovamente nella grazia di Dio e reintegrati alla sua immagine. Dopo la sua ascensione in cielo, egli mandò lo Spirito Santo per portare avanti i suoi piani di grazia verso i figli degli uomini. Le influenze dello Spirito Santo sono straordinarie o ordinarie. Nel giorno della Pentecoste egli distribuì dei doni straordinari ai santi apostoli, rendendoli adatti per un'opera straordinaria. Ma quei doni non furono perpetuati a lungo. Ci sono altri doni ordinari dello Spirito che vengono offerti a tutti gli uomini in ogni epoca, essendo assolutamente necessari alla salvezza. Senza le sue sacre influenze, noi non avremmo né l'inclinazione né la forza di tornare a Dio. Egli ci illumina, perché possiamo pentirci; ci ravviva, perché possiamo vivere a Dio; ci purifica, perché possiamo essere felici. Negare tali influenze e opere nel cuore dell'uomo equivale a negare tutta l'autentica religione, così come ciò che non è l'opera dello Spirito di Dio non può essere chiamata del suo nome. Egli vive sempre per intercedere. Cristo compare nella presenza di Dio per noi e parla in nostro favore per i meriti della sua morte. È solo grazie a questo, che il mondo peccatore non viene distrutto. Quando un peccatore colpevole torna a Dio, egli si fa mediatore per il suo perdono e la sua pace. Quando un povero credente afflitto e tentato lo invoca, egli lo rende oggetto della sua grazia redentrice. Per mezzo di lui le benedizioni più eccellenti ci vengono mandate dal cielo e, sempre per mezzo di lui, le nostre preghiere, le nostre lodi e i nostri doveri salgono presso il Padre, trovando divina approvazione. Ma adesso affrettiamoci a concludere, trattando l'ultimo soggetto che ci siamo proposti, e cioè C. Le benedette conseguenze della sua mediazione Dio viene glorificato. Il piano della mediazione esprime l'eterna dignità di Dio, dal momento che garantisce la sua gloria e la felicità delle sue creature. In esso ravvisiamo tutti gli attributi della Deità esercitati benignamente e dolcemente armonizzati nella salvezza degli uomini. La giustizia è soddisfatta, la verità è salvaguardata, la purezza è mostrata e i canali della misericordia sono spalancati: nel rimedio e nell'esecuzione di questo mirabile piano sono manifestate sia la sapienza che la potenza di Dio. Per l'uomo è provveduto un rimedio sufficiente. La sua colpa può essere perdonata, egli può essere riconciliato con Dio. La sua natura può essere purificata e la sua perduta felicità pienamente riconquistata. Rifiuteremo dunque questo rimedio? Sceglieremo forse di perire nei nostri peccati? Dio non voglia! Benedetto sia il Signore per averci offerto la salvezza mediante il Vangelo! Oh, che noi possiamo accettare la misericordia che egli ci offre, e vivere per sempre! Una via è aperta verso il regno della Gloria. Non c'è peccatore sulla terra che non possa diventare un santo in cielo. La corona della Gloria, la palma della vittoria possono essere nostre. Poiché il grande disegno di Cristo, in tutte le sue imprese, è sempre stato quello di "condurre molti figli alla gloria". Il Signore ci conceda di far parte di quel beato gruppo! Sopra ogni cosa, uniamoci nel lodare Dio per averci donato il suo figlio; amiamo il Signore Gesù in sincerità; accettiamo con gratitudine i misericordiosi doni del Vangelo e proseguiamo a conoscere il Signore. Un giorno, potremo godere in cielo con tutti i santi glorificati e cantare questo canto a lode del nostro redentore: "degno è l'agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode". Amen.
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