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Home » Media » Sermoni del passato » Ricordatevi della moglie di Lot - John C. Ryle » II Parte

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Data di pubblicazione : 06/02/2014

 

Una donna da ricordare: "ricordatevi della moglie di Lot"

"Ricordatevi della moglie di Lot". Luca 17:32

 

Ma, ahimè, quanto spesso dopo aver "cominciato per lo Spirito" finiscono "per la carne" e, come Sansone, vengono privati della loro forza, in seno a Dalila, figura del mondo! Preferiscono un vivere agiato; sposano una moglie mondana; diventano gonfi d'orgoglio e abbandonano lo studio della Parola e la preghiera. Un gelo pungente brucia i fiori spirituali che una volta promettevano così bene. La loro predicazione perde potenza e unzione, la loro opera settimanale diminuisce sempre più, le amicizie alle quali si accompagnano sono sempre meno selezionate, il tono della loro conversazione diventa sempre più profano. Hanno smesso di ignorare il parere degli uomini, sono impregnati di una paura morbosa per le "posizioni estreme", e sono invasi da un prudente terrore di offendere.

E alla fine, quello che un tempo sembrava essere un vero successore degli apostoli e un buon soldato di Cristo, si trasforma in un buon giardiniere, un agricoltore, un compratore, dal quale nessuno viene offeso e nessuno viene salvato. La sua chiesa si svuota quasi, la sua influenza diminuisce, il mondo lo ha legato mani e piedi. Egli si è incamminato lungo il sentiero della moglie di Lot. Ha guardato indietro.

È triste scrivere queste cose, ma molto più triste è vederle. È triste osservare come dei cristiani professanti possano accecare le proprie coscienze servendosi di argomenti religiosi su questo soggetto, possano tollerare la mondanità parlando dei "doveri della propria posizione", delle "delicatezze della vita" e della necessità di praticare una "religione gioiosa". è triste vedere come più di una nave imponente intraprenda il viaggio della vita avendo dinanzi a sé ogni prospettiva di successo e poi, a causa di qualche incrinatura di mondanità, affondi con tutto il suo carico pur essendo in prossimità del porto della salvezza.

È più triste ancora vedere come molti lusingano se stessi, dicendo che tutto è a posto con le loro anime, quando invece tutto è sbagliato, a causa dell'amore per questo mondo. Qui e là cominciano a spuntare i capelli grigi ed essi non lo sanno. Cominciano con Giacobbe, Davide e Pietro, e quasi certamente finiranno con Esaù, Saul e Giuda Iscariota. Cominciano con Rut, Anna, Maria e la Perside, ed è probabile che finiscano con la moglie di Lot.

Attenti alla religione tiepida. Attenti a seguire Cristo spinti da qualche motivo aggiunto, per compiacere la parentela e gli amici, per conformarsi al costume locale o alla famiglia a cui si appartiene, per apparire rispettabili e avere nome di essere religiosi. Seguite Cristo per quello che lui è, se proprio volete seguirlo. Siate inequivocabili, siate concreti, siate onesti, siate interi, siate sinceri. Se avete qualche sentimento religioso, sia la vostra religione reale. Guardate di non commettere il peccato della moglie di Lot. Attenti a non contare mai di potervi spingere troppo in là nella religione, cercando al tempo stesso di conformarvi al mondo.

Non sto dicendo che dobbiate diventare eremiti, monaci o suore: io voglio che tutti compiano il proprio dovere nella posizione sociale in cui sono stati chiamati.

Ma raccomando ad ogni sincero cristiano che desideri essere felice, quanto sia importante il non fare alcun compromesso tra Dio e il mondo. Non sforzatevi di tirare sul prezzo, come se voleste dare a Cristo quanto meno possibile del vostro cuore, tenendovi quanto più è possibile le cose di questa vita. Attenti perché potreste andare troppo oltre e finire col perdere tutto. Amate Cristo con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra mente, con tutta l'anima e con tutta la forza. Cercate prima il regno di Dio e abbiate fiducia che tutte le cose vi saranno date in più. Badate a non essere una copia del personaggio descritto da John Bunyan, il Signor Doppia-Faccia.

Per la vostra felicità, per il vostro bene, per amore della vostra sicurezza, per il bene dell'anima vostra, guardatevi dal peccato della moglie di Lot. Oh, quanto solenni sono le parole del nostro Signore Gesù: " nessuno che abbia messo la mano a un altro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio" (Luca 9:62).


3. Il giudizio che Dio le inflisse.

La scrittura narra la fine della moglie di Lot in poche e brevi parole. È scritto che "guardò indietro e divenne una statua di sale".

Si verificò un miracolo per eseguire il giudizio di Dio su questa donna colpevole.

La medesima mano onnipotente che prima le aveva dato vita, gliela tolse in un batter d'occhio. Da essere fatto di carne e sangue, si trasformò in una statua di sale.

Fu una fine tremenda per quell'anima! Morire prima o poi è una cosa solenne. Morire  tra amici e parenti, morire tranquillamente e in pace nel proprio letto, morire essendo circondati dalle preghiere di uomini santi che echeggiano nelle nostre orecchie, morire avendo una buona speranza, per mezzo della grazia, nella piena certezza della salvezza, essendo appoggiati al Signore Gesù, sorretti dalle promesse del Vangelo, morire in tal modo, dico, è una buona cosa.

Ma morire improvvisamente in un momento, proprio commettendo il peccato, morire in piena salute e vigore, morire per il diretto intervento di un Dio adirato, questo è terribile. Eppure questa fu la fine della moglie di Lot. Io non riesco a criticare, come fanno alcuni, quella litania contenuta nel Libro delle Preghiere, che recita la preghiera: "Liberaci, benigno Signore, dalla morte improvvisa".

Fu una fine tremenda per quell'anima! Ci sono casi in cui uno spera, per così dire, contro speranza, per le anime di quelli vediamo scendere nella tomba. Cerchiamo di persuaderci che quel nostro povero fratello defunto o quella nostra sorella possano essersi pentiti all'ultimo istante e aver afferrato il lembo della veste di Cristo all'undicesima ora. Ci ricordiamo delle misericordie di Dio; ricordiamo la potenza dello Spirito; pensiamo all'episodio del ladrone penitente; bisbigliamo a noi che, su quel capezzale, l'opera salvifica magari è andata avanti e che la persona morente non abbia avuto la forza di dircelo.

Ma quando una persona viene a mancare repentinamente, la fine di tali speranze è certa. La carità stessa non ha nulla da dire, quando un'anima perisce mentre commette delle meschinità, non avendo il tempo nemmeno per un attimo di riflessione o di preghiera. Questa fu la fine della moglie di Lot; fu una fine orribile. Andò all'inferno. Ma è buono per noi sottolineare queste cose. È buono essere rammentati che Dio può punire in maniera severa quelli che peccano intenzionalmente e che l'abuso di grandi privilegi attira sull'anima una grande indignazione.

Faraone vide tutti i miracoli compiuti da Mosé; Core, Datan e Abiram avevano udito Dio parlare dal monte Sinai; Ofni e Fineas erano figli del sommo sacerdote di Dio; Saul aveva vissuto alla luce del ministero di Samuele; Acab era stato spesso ammonito da Elia il profeta; Absalom aveva goduto il privilegio di essere uno dei figli di Davide; Baltasar aveva a corte il profeta Daniele; Anania e Saffira si unirono alla Chiesa nei giorni in cui gli apostoli operavano grandi miracoli; Giuda Iscariota appartenne al gruppo di persone scelto dal nostro Signore Gesù Cristo in persona.

Malgrado ciò, peccarono tutti a mano alzata contro la luce e la conoscenza, e furono tutti inaspettatamente eliminati senza rimedio.

Non ebbero luogo né tempo per ravvedersi. Come vissero, così morirono; così com'erano, furono senza indugio condotti davanti a Dio. Vi andarono carichi di tutti i loro peccati, senza perdono, senza essere rinnovati, del tutto impreparati per il cielo. Pur essendo morti, essi parlano ancora: ci dicono, come la moglie di Lot, che è rischioso peccare contro la luce, che Dio odia il peccato e che esiste un inferno.

Mi sento spinto a parlare liberamente ai miei lettori riguardo il soggetto dell'inferno. Permettetemi di usare l'occasione concessami dalla fine della moglie di Lot.

Credo sia giunto il tempo in cui sia un dovere categorico parlare chiaramente a proposito della concretezza e dell'eternità dell'inferno.

Recentemente siamo stati sommersi da una marea di false dottrine. Gli uomini stanno cominciando a dirci che Dio è troppo misericordioso per condannare per sempre le anime, che esiste un amore di Dio più basso persino all'inferno, e che tutti gli uomini, per quanto malvagi ed empi siano alcuni di loro, prima o poi saranno salvati.

Veniamo invitati ad abbandonare i sentieri antichi del cristianesimo apostolico. Ci viene detto che le opinioni dei nostri padri sull'inferno, sul diavolo e sulla punizione eterna, sono in disuso e antiquate, che dobbiamo abbracciare quella che viene chiamata "la teologia gentile" e considerare l'inferno una favola pagana o uno spauracchio per spaventare i bambini e gli sciocchi.

Contro tali fasi insegnamenti desidero, per uno, protestare. Per quanto penosa, dolorosa e angosciante possa essere la polemica, non dobbiamo eluderla o rifiutarci di guardare in faccia alla realtà.

Io, per uno, sono deciso a mantenere la posizione antica confermando l'effettività e l'eternità dell'inferno.

Credetemi:  questa non è una faccenda meramente speculativa e non va catalogata tra le dispute sulle liturgie e sul governo della chiesa. Non va neanche annoverata tra i soggetti misteriosi, come il significato del tempio di Ezechiele o i simboli dell'Apocalisse. è un tema che sta alla base stessa di tutto il Vangelo. Gli attributi morali di Dio, la sua giustizia, la sua santità, la sua purezza, sono tutti racchiusi in esso. La necessità della fede personale in Cristo e la santificazione dello spirito sono entrambe in gioco. Una volta che l'antico insegnamento sull'inferno viene scartato, l'intero apparato dottrinale del cristianesimo verrà rivoluzionato, scardinato e precipitato nel caos.

Credetemi: il punto non essere obbligati a fare marcia indietro sulle teorie e sull'invenzione dell'uomo. Le Scritture hanno parlato esplicitamente e in maniera approfondita sul soggetto dell'inferno. Ritengo sia impossibile trattare onestamente con la Bibbia e evitare le conclusioni alle quali essa vuole condurci su questo argomento. Se le parole significano qualcosa, l'esistenza di un luogo come l'inferno è una realtà. Se i testi devono essere interpretati correttamente, ci sono delle persone che vi saranno gettate dentro.  Se il linguaggio ha un significato, l'inferno è eterno.

Io credo che l'uomo che cerca degli argomenti per eludere le evidenze prodotte dalla Bibbia su questo argomento, è arrivato a uno stato mentale in cui ragionare è vano. A me risulta più facile sostenere che non esistiamo, che pensare che la Bibbia non insegni la consistenza e l'eternità dell'inferno.

  

FINE SECONDA PARTE

Continua ...

     
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