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Data di pubblicazione : 28/04/2014


 

RITENERE

ΚΑΤΈΧΩ

(Katechó)

 

E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono (κατέχουσιν, katekousin) in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza. Luca 8:15


Qui lo Spirito Santo ha scelto di usare questa parola per comunicarci un significato molto specifico. La radice del verbo significa "tenere" o "trattenere",  con l'aggiunta del prefisso kata, che in greco serve ad accentuare. Non vuol dire semplicemente tenere qualcosa, in senso passivo, come di chi stringe qualcosa, tiene qualcuno al sicuro o anche semplicemente possiede qualcosa. Ha un'accezione molto intensa ed è usato in senso enfatico per dire che non si ha alcuna intenzione di lasciare andare quella cosa. È quindi un termine molto forte, che esprime irremovibilità nel proposito, volontà di non lasciare nulla di intentato per raggiungere l'obiettivo previsto.

Nel greco classico era usato nella documentazione legale riguardante terreni e proprietà, in cui veniva rivendicato il possesso di qualcosa e denota l'assoluta mancanza di volontà di rinunciare a qualcosa da parte del legittimo possessore, che chiede di far valere i propri diritti legali.

Ha anche un utilizzo militare e significa occupare. Anche qui, il termine non comunica solo il semplice possedere un suolo o una località, bensì occuparlo completamente, in maniera tale da rendere nullo il rischio di una sua sottrazione o di un ritornare all'attacco da parte del contendente. Indica una conquista tenuta tenacemente fino alla totale sconfitta del nemico, fino a che non esiste più alcun pericolo di controffensiva o possibilità di voler riprendere ciò che si è ottenuto.

ll termine κατέχω compare anche in 1 Corinzi 15:2 [δι' οὗ καὶ σώζεσθε, τίνι λόγῳ εὐηγγελισάμην ὑμῖν, εἰ κατέχετε, ἐκτὸς εἰ μὴ εἰκῇ ἐπιστεύσατε, di ou kai sōzesthe tini logō euēngelisamēn umin ei katechete ektos ei mē eikē episteusate], dove l'apostolo afferma che siamo "salvati" trattenendo [aggrappandoci] la parola giunta a noi. È affermare, grazie all'effetto della Parola nelle nostre vite, che noi, armati di perseverante determinazione, non intendiamo rinunciare a ciò che ci appartiene, fino a che non ci sarà la manifestazione, ovvero la piena realizzazione, della nostra salvezza. Non è un riferimento alla nuova nascita, dato che Paolo scriveva a dei credenti, ma bensì un vivere e possedere la nostra terra promessa.

 Infine, l'uso metaforico di κατέχω offre anche un'altra immagine, assai intensa; è quella del manovrare una imbarcazione, come in Atti 27:40. Qui il termine significa dirigere una nave senza esitare sulla rotta o sulla direzione, fino a che non si è giunti sicuri a destinazione. L'idea è quella del credente che, senza cambiare la propria intenzione di possedere completamente la Parola, si concentra completamente fino a che non si sia realizzata la piena manifestazione, cioè, come impone la metafora, fino a che conduce la nave al porto desiderato, al sicuro.

Scegliamo quindi di rimanere concentrati, senza cedere o abbandonare la rivelazione della parola in nessun modo ma, con fiduciosa fermezza, impadroniamoci risolutamente di ciò che già ci appartiene.



 

     
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