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IL RISVEGLIO DELL'ISLAM
L'Europa si sta islamizzando? C'è davvero una de cristianizzazione in atto? Islam: una religione a misura d'uomo. Il vecchio continente sembra ridisegnare i propri convincimenti religiosi. Circa 56 milioni (il 7,6% della popolazione totale) i musulmani in Europa che hanno osservato il Ramadan 2014, il mese sacro in cui è imposto loro il digiuno dall'alba al tramonto. Lo Stato che conta più musulmani è la Russia con il 19% della popolazione: oltre 27 milioni. Dopo la Russia, le comunità più consistenti risiedono nella cattolica Francia e nella protestante Germania: rispettivamente 6,13 e 4,03 milioni di musulmani. Qualcuno si è chiesto: entro la fine del secolo Parigi sarà disseminata di moschee e minareti come le città descritte nelle "Mille e una notte?". Nel Regno Unito gli islamici sono poco più di due milioni. Per la percentuale di musulmani sul totale della popolazione, in testa c'e' l'Albania con il 79,9%, seguita dalla Bosnia Erzegovina con poco più del 60% e la Macedonia al 34,9%. Il numero di fedeli musulmani in Italia - per la quasi totalità sunniti - secondo la Caritas si aggira attorno al milione e 200mila, corrispondente all'1,9% della popolazione. (*) E' solo questione d'immigrazione? Sembrerebbe di no. Ci sono oltre una decina di migliaia di musulmani italiani convertiti. Questi dati trascurano quelli dell'immigrazione. Il neo credente islamico è soprattutto del ceto medio. Quello che avverte l'esigenza di una certa moralità. E' motivato da ragioni sentimentali, ambientali, sociali. Crede che l'Islam consista in un ritorno alla semplicità e quindi considera questa religione una via d'evasione. Non è un rinnegato tipo quello del Cinque - Seicento in Italia; un povero spinto da motivi terreni. Neanche un opportunista del tempo delle grandi conquiste militari islamiche: convertiti che abiuravano la fede cristiana (ma quale?) per ragioni fiscali. Bastava questo per non essere soggetti al versamento del tributo all'invasore arabo. Fu così che le Chiese di gloriosa tradizione come quelle di Siria e Africa del Nord scomparvero.
COS'E' L'ISLAM?
La parola in italiano è "dedizione", abbandono alla volontà di Dio. A quel Dio il cui nome proprio non è, come si crede, Allah. Infatti, questa parola araba significa soltanto Dio. Anche per questo gli islamici non accettano volentieri la definizione di maomettani. Scorgono in questa un'esagerata enfasi sul profeta. Invece ribadiscono: "Non vi è Dio se non Allah, e Maometto è il profeta di Dio". Sono stati identificati tre importanti principi per la comprensione dell'Islam: carattere, integralismo, passato. IL CARATTERE DELL'ISLAM
Non è privato, neanche un fatto di coscienza. L'islamico trova importanti soprattutto culto e regolamentazione religiosa della vita quotidiana in tutti i suoi aspetti: materiale, politico e spirituale. I cinque "pilastri dell'Islam" confermano questo carattere pubblico della religione di Allah. Eccoli di seguito: professione di fede, preghiera, digiuno, tasse per i poveri, pellegrinaggio. Professione di fede. Consiste nella confessione pubblica che Dio è uno e che il professante desidera aggiungersi alla Comunità islamica. Un po' come quella dei neofiti cristiani primitivi: "Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, è possibile. L'eunuco rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Fece fermare il carro, e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco; e Filippo lo battezzò. Quando uscirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo; e l'eunuco, continuando il suo viaggio tutto allegro, non lo vide più. Poi Filippo si ritrovò in Azot; e, proseguendo, evangelizzò tutte le città, finché giunse a Cesarea". (Atti 8:37-40). Preghiera. E' soprattutto comunitaria, sempre uguale e codificata; la privata integra ma non sostituisce quella pubblica che comunque è obbligatoria. Diversamente dal Cristianesimo, che la distingue nei culti pubblici "Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza. Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il posto come semplice uditore come potrà dire: "Amen!" alla tua preghiera di ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è edificato" (1 Corinzi 14:15-17). Nella devozione privata, personale: "Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa" (Matteo 6:6). Digiuno. E' considerato educativo, nonostante il danno economico per la sua osservanza del mese del Ramadan. Prescrive l'astensione da cibi, bevande, fumo, contatto sessuale dall'alba al tramonto. E' sottoposto a un rigido controllo pubblico; non è volontario e neanche caratterizzato da quella privacy insegnata da Gesù per la sua osservanza: "Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia...". (Matteo 6:16,17). Tassa per i poveri. E' indicata nel Corano (principale libro sacro) in misura dal 2 al 10%. E' obbligatoria e fu stabilita come compensatrice degli squilibri sociali a favore di vedove, orfani, schiavi (per il riscatto). Si differenzia dall'ebraismo e poi dal cristianesimo con offerte su basi volontarie. I profeti ebrei denunziarono: "L'uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: In che cosa ti abbiamo derubato? Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti da maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione! Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo", dice il SIGNORE degli eserciti; "vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla." (Malachia 3:8-10) Gesù insegnò: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre" (Matteo 23:23). L'apostolo Paolo spiegò: "Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso" (2 Corinzi 9:7). Pellegrinaggio. Usanza preislamica con base il culto pagano della pietra con destinazione la Mecca, si ritiene farebbe raggiungere una grande purezza. Comunitariamente e per sette volte è previsto il giro della pietra nera e l'andata ad Arafat, dove si resterà "in piedi al cospetto di Dio" da mezzogiorno al tramonto. Sono osservate forme esteriori come: abito particolare, trascuratezza nel lavarsi e tagliarsi i capelli. I Cristiani non hanno obbligo alcuno di andare in pellegrinaggio in nessun luogo sacro; essi sono pellegrini per la città del cielo: "Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidí, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partí senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio" (Ebrei 11:8-10). L'INTEGRALISMO DELL'ISLAM
C'è del totalitarismo in questa religione. Non si distinguono i valori quali quelli spirituale e mondano, sacro e profano. Questa visione del mondo porta alla conclusione che non c'è la Chiesa e lo Stato. Ambedue, infatti, sono regolati unitariamente. Ci sono solo dei credenti con un libro: il Corano. Gesù distinse i ruoli: "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Il credente musulmano si crede il "rappresentante" di Allah in terra. I Cristiani esercitano il sacerdozio universale dei credenti: "anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pietro 2:5) e per questo lodano Dio: " che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (Apocalisse 1:6). Cristianesimo e islamismo rifiutano il concetto di clero, ma il secondo fa interpretare le sue leggi da dottori e giuristi che colmano le eventuali lacune del Corano rispetto ai tempi. Anche dell'uomo c'è una visione integralista nell'Islam: non ci sarebbe opposizione tra corpo e anima; morirebbero ambedue per risorgere e godere insieme. Per questo motivo è rifiutato il celibato. Il corpo non è demonizzato, pare che Maometto abbia detto: "Non esiste nessun tipo di monachesimo nell'Islam". Questa visione integralista del mondo e dell'uomo portò il Profeta a credere che un altro, forse Giuda, apparisse ai discepoli come "simile" a Gesù (come già gnostici e doceti). Gli sembrava impossibile che la sofferenza finisse con la croce. Credono che il bene debba vincere e ogni fatalismo è da respingere. Come lui, che dovette fuggire (egira), ma poi ritornò vittorioso alla Mecca. Diversamente dai credenti salvati, egli non realizzò che la croce attraverso la resurrezione fu la vittoria di Cristo. L'uomo sarebbe buono, "vicario di Dio", recita il Corano. Non nato nel peccato e quindi non bisognoso di redenzione e redentore, si libererebbe da sé dalle sue debolezze. Il credente islamico sarebbe giustificato per la sola appartenenza alla Comunità di Allah. I cristiani invece no: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore, " (Romani 5:1). C'è differenza. IL PASSATO NELL'ISLAM Il tempo andato è per l'islamismo il momento storico della realizzazione degli ideali che esso insegna: il già considerato carattere pubblico e integralista. Ogni risveglio, rinnovamento, è perciò volto a un ritorno ai primordi, il che vale per la storia e per la lingua. Per il musulmano la storia non consentirà momenti migliori nel tempo di Maometto e dei quattro califfi "guidati da giustizia". Sarebbe possibile solo un ritorno a quei giorni felici. Alla domanda: e nei tempi di crisi? La risposta è: nella decadenza, come durante l'invasione mongola o nel tardo impero ottomano, bisogna accettare con rassegnazione. Non sarebbe fatalismo, ma la comprensione del piano di Allah che temporaneamente permette così. L'accettazione di una predestinazione sempre tesa al bene del credente. I membri del corpo di Cristo sono persuasi che "tutto coopera al bene di coloro che temono Iddio", ma anche che questo valga per chi teme Dio e quindi dimora in Cristo. La lingua anche nel passato avrebbe il suo splendore maggiore. Il linguaggio del Corano è così considerato un miracolo, la creazione di una nuova lingua. In realtà era già emersa una lingua dai vari dialetti della penisola arabica. I poeti la usavano nelle loro composizioni che leggevano in pubblico nei giorni di mercato. Maometto e i suoi primi successori v'intravidero un fattore unificante per le varie tribù. Primo testo di prosa scritto in arabo, il Corano è ritenuto perfetto grazie all'affermata ispirazione verbale. Per questo si può tornare al Corano ma non superarlo. Per la Chiesa Cristiana l'ispirazione delle Scritture consentì l'inerranza biblica, ma non consisté nella creazione di un nuovo linguaggio. Comprendere carattere, integralismo, nozione del passato nell'Islamismo, significa cercare il perché del progresso del Cristianesimo così lento nelle terre musulmane. Ci si rende conto che fuori dell'ambiente è più semplice portare a Cristo un musulmano. Gesù dice anche degli Islamici: "Levate gli occhi e mirate le campagne come già son bianche da mietere". Bisogna amare ogni persona e raggiungerla con l'Evangelo.
*Adnkronos dal Sito Muslim Population 28 giugno 2014
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