"SI NOTA SEMPRE PIU' LA TENDENZA DELLE DONNE CRISTIANE A PARTECIPARE AI CULTI A CAPO SCOPERTO. QUAL' E' LA POSIZIONE BIBLICA AL RIGUARDO?"
(A domanda risponde vol. II di Francesco Toppi)
All'insegna della libertà, dell'emancipazione e dei tempi moderni oggi, alcune donne cristiane, seguono l'esempio negativo di quelle di ieri a Corinto. Non era una questione locale e di costume, I'antico richiamo rivolto all'apostolo Paolo è una sana esortazione della Parola di Dio valida anche ai giorni nostri affinché i sani principi divini vengano attuati in un mondo dove il significato di libertà subisce sempre continue alterazioni.
Gesù Cristo, il Grande Emancipatore, ha garantito vera libertà per tutti i credenti. L'Evangelo, con la sua potenza, ha abbattuto per sempre barriere sociali, di razza e di sesso. Dovunque, il popolo di Dio, redento dal sacrificio di Cristo, ha goduto e gode di questa emancipazione.
Non c'è "né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3:28). Questo verso è stato considerato la "magna charta" della libertà in Cristo.
Se consideriamo, però, la storia del cristianesimo dalle origini fino ad oggi, non possiamo fare a meno di notare che molto spesso si è abusato della libertà cristiana e i suoi privilegi sono stati utilizzati con tal eccesso da divenire "licenza".
Era questo il caso delle donne cristiane di Corinto, le quali usavano la libertà ricevuta da Cristo per "rivendicare" la loro uguaglianza con gli uomini, manifestando così scarsa riverenza nel culto al Signore, creando un'atmosfera irriguardosa, quando era necessario invece mantenere una profonda attitudine di umiltà.
Qualcuno obietterà che si trattava di una questione di costume limitata alla comunità locale, ma se consideriamo il richiamo dell'apostolo Paolo che, guidato dallo Spirito Santo, esamina l'argomento in modo tanto ampio, dobbiamo obiettivamente ammettere che il problema non è soltanto locale e di costume.
Nella prima lettera ai Corinzi al cap. 11, i primi 16 versi trattano questo soggetto da diversi punti di vista.
Lasciamo l'aspetto spirituale e quindi più importante alla fine, e notiamo prima di tutto che il capitolo contiene:
UN APPELLO AL DECORO
"Giudicatene voi stessi: E' egli conveniente..." (I Corinzi 11:13). E' un principio quanto mai importante. Se i credenti si ponessero sempre questa domanda, prima di compiere determinate scelte, la dignità cristiana sarebbe sempre salvaguardata.
Quando le scelte che compiamo ci creano qualche perplessità, lasciamo al Signore il beneficio del dubbio piuttosto che svilire l'onore della testimonianza cristiana per reclamare i nostri diritti, più o meno legittimi, acquisiti in base alla libertà individuale.
UN APPELLO ALLA NATURA
Dopo la domanda: "E decoroso?", viene l'altro interrogativo: "E' naturale?". "La natura stessa non v'insegna ella che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una dona porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo" (I Corinzi 11:14, 15).
Nell'ordine divino non v'è nulla che sia contro natura. Lo spirituale e il naturale si armonizzano in modo perfetto, secondo il piano di Dio. Perciò, questa domanda ha la sua importanza.
Quante volte noi tutti, uomini e donne, saremmo salvaguardati dalle esagerazioni delle nostre scelte se fossimo pronti a lasciarci istruire dal meraviglioso esempio di equilibrio che ci fornisce la natura. Se in natura stessa la donna è dotata di una chioma più lunga, quasi come un velo che abbellisce e impreziosisce la figura femminile, perché allora le credenti stesse vogliono apparire dinanzi a Dio con proprietà, decoro e delicata bellezza? Qualcuno, pur di sostenere la propria intransigente posizione contro l'uso del velo da parte delle donne cristiane, afferma "la chioma le è data a guisa di velo" non occorre altro, perché il capo è coperto. Questo è il classico caso del "testo tolto dal contesto che diventa pretesto". Infatti, nello stesso capitolo è "...ogni donna che prega o profetizza senz'avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo stesso che fosse rasa. Perché se la donna non si mette il velo, si faccia anche tagliare i capelli!" (I Corinzi 11:5, 6).
Il testo che fa appello alla natura, contiene anche un richiamo anche gli uomini "capelloni", considerandoli degli "effeminati e dei damerini".
Un notissimo commentatore biblico afferma a proposito di questo testo: "Il fanatismo sfida la natura, il cristianesimo (vero) la rispetta, la perfeziona, la santifica... lo Spirito di Cristo sviluppa ciascun individuo secondo la propria natura, non secondo quella degli altri. Rende l'uomo più veramente uomo e la donna più veramente donna".
UN APPELLO ALLA CONSUETUDINE
Esistevano in Corinto, e purtroppo ve ne sono ancora, dei contestatori che non pensavano nemmeno lontanamente di condividere le ragioni esposte e per partito preso avrebbero cercato cavilli per rifiutare il consiglio della Parola di Dio.
Per questo Paolo si richiama alle regole attuate dagli apostoli e dalle chiese o "assemblee" di Dio, dichiarando perentoriamente che tale "usanza" non era comunemente accettata. Bisogna notare quanto sia importante quest'appello agli usi, degni di rispetto, perché applicati dagli apostoli e dalle chiese dell'era apostolica, e se la Chiesa cristiana fedele a tutto l'Evangelo desidera richiamarsi alla semplicità e alla potenza della Chiesa cristiana dei primi secoli è doveroso accettare e attuare quest'uso che, per decoro e dignità, onora ogni comunità cristiana. Inoltre, autorevolmente, l'apostolo non consente alcuna replica sull'argomento, ricordando che né gli apostoli né le chiese hanno l'abitudine di perdersi in ragionamenti cavillosi proposti dai contestatori.
E' evidente che si deve tener conto dell'uso e della cultura del paese in cui si vive, perché i cristiani non appaiano stravaganti nell'ambiente in cui vivono, ricordando tuttavia che la moda e gli usi vanno ripudiati quando contrastano con la natura stessa o la distorcono e quando, ancora di più, infrangono le regole morali stabilite dalla Parola di Dio, riguardanti la modestia, la sobrietà e il decoro.
UN APPELLO AI PRINCIPI SCRITTURALI
Abbiamo lasciato quasi in fondo, ma questo non ne diminuisce certamente l'importanza.
Stabilito il principio che "Dio è ordine", di conseguenza tutto deve rimanere nel ruolo proprio assegnato dalla legge divina. Se era vero che il velo rappresentava un segno di sottomissione, l'apostolo ispirato dallo Spirito Santo ricorda che, nei rapporti con Dio, la donna e l'uomo sono uguali, ma nella sfera sociale riconoscono ruoli differenti. Differente non vuol dire inferiore o superiore, ma ognuno, nella sfera di servizio in cui Dio stesso l'ha posto, svolge fedelmente il proprio ruolo nel riconoscimento dell'ordine divino.
Tanto argomentare sull'uguaglianza dei sessi ignora che Dio li ha creati per essere di complemento e non in competizione l'uno con l'altro. L'uguaglianza in senso giuridico e sociale non può assolutamente ignorare l'ordine naturale stabilito dalle leggi divine. Mentre ognuno può ricordare uomini e donne che svolgono i propri ruoli con ostentata aria di sfida, può anche apprezzare il ricordo gratificante di tanti uomini e donne che con gentilezza e squisita delicatezza compiono la loro opera al servizio degli altri.
UN APPELLO ALL'EQUILIBRIO
Se biblicamente la donna cristiana deve portare il capo coperto quando "prega o profetizza", bisogna anche ricordare che c'è un richiamo per l'uomo cristiano che non "deve far disonore al suo capo". Quindi, anche lui deve assumere la giusta attitudine davanti al Signore, in un atteggiamento che manifesti dignità e riverenza.
Infine, sarà utile mostrare sempre tatto e discrezione verso le visitatrici che assistono alle riunioni a capo scoperto per ascoltare il messaggio dell'Evangelo, senza imporre loro obbligatoriamente l'uso del velo. Qualsiasi persona di buon senso ben presto o comprenderà la ragione di questo costume o chiederà spiegazioni!
Incoraggiamo sempre l'attuazione dei principi biblici nelle nostre comunità, esortandoci a vicenda perché possiamo seguire i sentieri antichi", liberandoci da tutte quelle forme di mancanza di cortesia che certamente non manifestano lo Spirito di Cristo.
RISPOSTE AD ALCUNE OBIEZIONI.
Vi sono alcune obiezioni che sono sollevate e a cui vorremmo dedicare dei cenni chiarificatori.
1. La mia coscienza mi dice che non è necessario.
Bisogna dire intanto che, contrariamente a quello che alcuni credono, i veri credenti non agiscono mai soltanto secondo la propria coscienza, dato che questa è elastica e varia da persona a persona, ma anche perché è influenzata dall'ambiente che ci circonda, al punto che, senza volerlo, spesso ci troviamo a pensare e a comportarci come gli increduli, mentre la Bibbia dichiara: "Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente" (Rom. 12:2). I credenti della chiesa di Corinto, per esempio, agivano secondo la propria coscienza, però in maniera abominevole, praticavano l'incesto (I Cor.5), litigavano fra loro (I Cor.6), e altro; eppure erano convinti di agire bene (I Cor. 4:4; Tito 1:5). Ecco perché anche la coscienza necessita di essere continuamente purificata dallo Spirito Santo e sottomessa alla Parola di Dio (Ebr. 9:14; 10:22).
La Bibbia è, e rimane, la suprema autorità (I Giov. 3:20). Un vero cristiano che vuole veramente piacere a Dio (Col. 1:10), non agirà secondo la propria coscienza, ma si chiederà sempre: COSA DICE LA BIBBIA?
2. Era un'usanza di quel tempo.
Se è vero che le donne anticamente usavano portare il capo coperto da un velo e soltanto le donne di malaffare mostravano il volto e mettevano in mostra i capelli per attirare gli uomini, è altrettanto vero che le donne greche usavano partecipare ai loro culti pagani con il capo scoperto. Pertanto, I'apostolo Paolo nell'epistola ai Corinzi dà delle direttive cristiane e dottrinali che non si basano sulle usanze religiose dell'epoca. Tant'è vero che gli uomini ebrei (e Paolo era ebreo) pregavano sempre a capo coperto, come d'altronde fanno ancora. Se l'apostolo Paolo voleva dare semplicemente delle direttive, per conformarsi alle usanze dell'epoca, perché dice che gli uomini devono invece partecipare al culto cristiano con il capo scoperto? (I Cor. 11:4). Perché afferma qualcosa che è diametralmente in contrasto con le usanze dell'epoca?
Forse qualcuno vuole ancora affermare che Paolo si conformava ai costumi dell'epoca? L'apostolo dice espressamente: "Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio" (Rom. 12:2).
Non sembra un po' strano che dopo quest'affermazione, I'apostolo per primo, si sia conformato alle usanze correnti? La verità è che egli va al di là delle usanze, poiché trasmetteva" ciò che aveva ricevuto, per lo Spirito Santo, direttamente da Cristo (I Cor. 11:2, 23).
Pertanto, chi ci autorizza a rifiutare quanto scritto nel capitolo 11 di prima Corinzi e ad accettare, invece, il resto dell'epistola? Chi ci autorizza a distinguere ciò che era soltanto per quell'epoca da ciò che è valido ancora oggi? Non c'è il pericolo che ragionando così cominciamo a tagliare e a eliminare ciò che a noi non piace, con il risultato di avere poi una Bibbia amputata" cioè. non più "Tutta la Parola di Dio"? E con quale autorità possiamo fare simili distinzioni? Certamente non sull'autorità della Parola di Dio. Non è forse scritto che essa non è soggetta ai mutamenti continui della società, degli usi e dei costumi, ma rimane in eterno? (Isaia 40:8).
Un noto commentatore biblico, anteriore al Movimento Pentecostale, disse a proposito del velo: "Non si tratta di usi locali passeggeri, ma di fatti permanenti; talché le ragioni messe innanzi dall'apostolo hanno valore per tutti i tempi (6). E queste motivazioni indicate da Paolo le abbiamo già considerate.
3. La Chioma è data a guisa di velo (1Cor.11:15).
E strano, però, che coloro i quali affermano che l'uso del velo era soltanto un'usanza dell'epoca in cui scrive l'apostolo, poi affermino che a quel tempo era possibile non portare il velo a condizione. però che la donna avesse una folta chioma. Non sembra una contraddizione? Insomma, qual era l'usanza, portare il velo o la chioma?
In realtà l'apostolo Paolo sta semplicemente dicendo che la chioma della donna è un segno di gloria per l'uomo, come anche di amorosa sottomissione. A maggior ragione la donna deve avere un segno di amorosa sottomissione verso Dio quando è alla Sua presenza: un velo che copra la chioma. Il velo, quindi, non è altro che un segno di rispetto e di amore verso Dio. Il versetto 15 deve essere letto insieme al verso 6: "Se la donna non si mette il velo si faccia anche tagliare i capelli! Ma se è cosa vergognosa per una donna farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo". E tagliare i capelli, qui, vuol dire farsi rasare con il rasoio, cioè avere la testa pelata, calva. Per cui questo verso, letto alla luce del contesto, significa chiaramente che la donna non può presentarsi a Dio con lo stesso segno con cui si presenta all'uomo.
4. E' soltanto scritto una volta.
Intanto, c'è da dire che l'obiezione è imprecisa, in quanto vi sono ben 15 versi che si occupano dell'argomento (I Cor. 11:2-16). Premesso ciò, domandiamo quante volte è scritto che bisogna battezzare i neofiti con la formula trinitaria? Non è forse scritto soltanto una volta (Mat. 28:19)? Eppure questa è la formula battesimale ordinata da Gesù Cristo e praticata dai primi cristiani. Quante volte è scritto che bisogna pregare per i malati ungendoli d'olio? Non è forse scritto soltanto una volta (Giac. 5:14)? Eppure questa è stata la pratica dei primi cristiani, e ancora oggi di tutti i credenti fedeli a "Tutto l'Evangelo". Questo perché esistono degli ordini specifici nella Bibbia, dati sotto forma d'imperativi, che non hanno bisogno di ripetizione. Insomma, anche quest'obiezione crolla dinanzi all'evidenza dei fatti.
5. E' soltanto formalismo.
La Bibbia dimostra ampiamente che la questione va molto al di là dell'esteriore. Tuttavia, ammesso e non concesso che si tratti esclusivamente di un atto formale, nessuno può negare che ci sia un effetto salutare nell'aderire a una forma, forse esteriore, ma comunque ispirata al decoro e all'ordine.
Determinate regole, anche di carattere sociale, sono particolarmente giovevoli, soprattutto oggi quando sembra comunemente accettata la tendenza a impoverire ogni principio etico. L''estraneo che entra in uno dei nostri locali di culto si meraviglierà della semplicità del luogo, dell'assenza delle immagini. di altari, ecc., ma rimarrà certamente colpito dall'attitudine di profonda riverenza delle donne cristiane che partecipano con il capo coperto" (7).
Conclusione
La verità è che "all'insegna della libertà, dell'emancipazione e dei tempi moderni oggi, alcune donne cristiane seguono l'esempio negativo di quelle di ieri a Corinto. Non era una questione locale e di costume, I'antico richiamo rivolto dall'apostolo Paolo è una sana esortazione della Parola di Dio valida anche ai giorni nostri, affinché i sani principi divini vengano attuati in un mondo dove il significato di libertà subisce sempre continue alterazioni(8)
Dunque, il fatto che la donna durante il culto pubblico si copra la testa con un velo, è più che un semplice atto esteriore. Potremmo senz'altro affermare che si tratta di un punto dottrinale, poiché la Parola di Dio elenca almeno sette ragioni per cui ciò dovrebbe essere osservato:
1. A motivo dell'insegnamento trasmesso;
2. A motivo di Cristo;
3. A motivo dell'uomo;
4. A motivo degli angeli;
5. A motivo del decoro;
6. A motivo della natura;
7. A motivo dell'universalità.
Ciò è dimostrato, inoltre, dal perdurare di quest'uso in tutte le comunità cristiane dei primi secoli. Tertulliano (Cartagine 160 d.C. - 240 ca.), per esempio, I'apologeta che difese appassionatamente il cristianesimo da diverse eresie, nell'opera "De verginibus velandis", dove viene affermato che non solo le donne sposate, ma anche le nubili devono coprirsi la testa con un velo durante il culto pubblico, parla del velo come il "baluardo della verecondia" e uno scudo che protegge dai fendenti delle tentazioni, dai proiettili dei risentimenti".
Continuare ad affermare la tesi secondo cui la donna può partecipare ai culti a capo scoperto potrebbe anche manifestare un'evidente ribellione alla Parola di Dio e una volontà forse non totalmente tesa alla pace e all'unità: "Se qualcuno poi vuole ancora discutere(9) su quest'argomento (circa il portare il velo), sappia che noi e le altre comunità non seguiamo un comportamento diverso (l Cor. 11:16-TILC). E' evidente dall'affermazione dell'apostolo che nell'era apostolica in tutte le comunità cristiane le donne si coprivano la testa con un velo. siache provenissero dal giudaesimo o dal paganesimo.
Note:
(1) In greco kefalè significa: capo, testa, signore, capo supremo nel senso di qualcuno che è superiore (cfr. C Buzzetti, "Dizionario base del Nuouo Testamento Greco-ltaliano, Libreria Sacre Scritture, Roma 1989, pag. 88);
(2) In greco "exousia" autorità, diritto, segno di appartenenza (cfr. C Buzzetti, op. cit., pagg. 57, 58);
(3) In greco prepon: è bene, essere adatto, conforme, giusto, conveniente (cfr. C Buzzetti, op. cit., pag. 133); (4) F. Toppi. "A domanda... Risponde, vol. 2, ADI-Media, Roma 1993, pag. 61;
(5) In greco "ecclesiai tou Theou", lett. "Assemblee di Dio"
(6) E. Bosio, "Le epistole ai Corinzi': ed Claudlana, Torino 1900/1989, pag. 94;
(7) F. Toppi, op. cit., pag. 60;
(8) F. Toppi, op. cit., pag. 59;
(9) In greco "philoneikos": litigioso, che ama contestare, che vuole discutere (cfr. C. Buzzetti; op. cit., pag. 172).