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Le grandi parole della Bibbia 

AMEN

È argomento di grande interesse per i credenti conoscere certe parole antiche entrate a far parte del linguaggio religioso. Tra queste vi è senza dubbio amen. Come per altri termini (alleluia e abba) nessuna edizione della Bibbia, tranne quella in tedesco di Lutero e la Settanta, ha mai tradotto o sostituito il termine. Adottata nel greco del Nuovo Testamento in forma traslitterata grazie alla versione in greco detta Settanta, la parola deriva dalla radice ebraica nma (aman) che significa fermo, stabile, e nella forma verbale puntellare, sostenere. Secondo gli studiosi, è affine all'ebraico emet, (verità), all'assiro temenū (fondamento), all'etiopico amena (fiducia) e all'arabo aminun (sicuro). È una parola potente, poichè implica il concetto di certezza, stabilità, sicurezza, garanzia. Generalmente l'amen viene usato:

1. COME INTRODUZIONE: per dare enfasi al ragionamento che segue.

2. A CONCLUSIONE:  per dare solenne conferma a quanto già detto.

3. IN RISPOSTA: per esprimere parere consenziente alle parole dette da un altro in preghiere, benedizioni, maledizioni, ecc.

4. PER APPROVARE: evidenziando il termine di uno scritto o di un discorso.

In sostanza, l'amen è utilizzato per accettare in piena coscienza quanto viene detto da qualcuno, per manifestare il proprio assenso o per augurarsi che accada un evento (1 Re 1:36).

 Al termine di preghiere, ringraziamenti, benedizioni o dossologie pubbliche, il popolo israelita rispondeva sempre con l'amen (1 Cronache 16:36; Neemia 8:6). Nel tempio si adoperava la frase rituale "Benedetto sia il nome della gloria del Suo regno per sempre!".  In Numeri 5:22, amen ha valore di "così è" oppure "così sarà", piuttosto che "così sia", benché quest'ultimo sia il significato più prevalente. Nel "giuramento di maledizione" riportato in questo verso, c'è la frase E la donna dirà: 'Amen! Amen!'. ascolta la pronunzia in ebraico .  L'amen veniva pronunciato anche nelle sinagoghe (un'allusione a quest'usanza si trova in diversi salmi, come ad esempio in Salmo 41:13), una pratica che più tardi confluirà nelle assemblee cristiane (1 Corinzi 14:16). Oltre che negli scritti di Paolo, l'uso liturgico dell'amen è attestato anche in altri antichi autori cristiani tra i quali Giustino (II sec. d.C.), Tertulliano (prima metà del II sec. d.C.) e Girolamo, il quale afferma che, ai suoi giorni (IV sec. d.C.), alla fine della preghiera pubblica i fedeli avevano l'abitudine di rispondere con un "tonante" amen. L'alta considerazione data all'amen è evidente dal modo in cui, ancora oggi, i giudei precisano si deve pronunciare, e cioè in modo non sciatto, sconsiderato o eccessivamente prolungato. Nelle Scritture, amen è usato anche per auspicare l'esaudimento di una preghiera.  Prima del periodo neotestamentario, amen ricorre una sola volta alla fine di una preghiera privata nel libri apocrifo di Tobia 8:8 e in quelli di 3 e 4 Maccabei, agli ultimi versi. Nelle epistole paoline l'amen ha la connotazione di sigillo divino alla preghiera in favore dei lettori.  Nel resto del Nuovo Testamento, tranne in alcuni punti (tra cui Romani 15:33 e Galati 6:18) è un'aggiunta di copisti posteriori. Talvolta sembra detto come introduzione a una dossologia (Apocalisse 7:12) mentre in realtà sta a conferma alla dossologia precedente. In Apocalisse 22:20 l'amen esprime fiduciosa adesione alla dichiarazione divina. Al termine di un'invocazione, quindi, indica una preghiera intelligente, piena di fede e in un atteggiamento di fiduciosa attesa. Amen è usato anche per confermare in maniera solenne una testimonianza o per convalidare un giuramento (Neemia 5:13; Geremia 11:5).

In Apocalisse 1:7 l'amen di Giovanni è rafforzativo del naì (greco, si), cioè del consenso personale dell'apostolo: "Sì, amen". La consuetudine da parte del Signore di dare gravità alle proprie affermazioni facendole precedere da un doppio amen, con valore superlativo, nella letteratura neotestamentaria è un elemento caratteristico del solo vangelo giovanneo. I sinottici infatti rendono sempre amèn légo umin (greco, in verità vi dico), mentre Giovanni usa sempre la frase amèn amèn légo umin  ascolta la pronunzia in greco (greco, in verità, in verità vi dico). Il doppio amen, che compare 25 volte in questo vangelo, ha suscitato tra gli studiosi molto interesse. Se per introdurre i suoi insegnamenti Gesù qualche volta disse amèn légo umin e qualche altra volta amèn amèn légo umin,  perché i sinottici riportano invariabilmente soltanto la prima e Giovanni solo la seconda?  Perché non abbiamo un uso promiscuo delle due formule nei 4 vangeli, se Cristo adoperò entrambe? Sostenere, col Plummer, che la ripetizione giovannea "serva a comunicare una realtà spirituale di particolare importanza" è alquanto semplicistico. È verosimile ammettere che la ragione per cui il solo evangelista Giovanni impiega questa formula si spiega supponendo che le espressioni contenute dei vangeli non sono esattamente le ipsissima verba di Gesù. Si tratterebbe, in altre parole e tenendo conto dei 3 racconti sinottici, di una licenza narrativa giovannea e non della forma effettivamente usata da Gesù.  Per concludere, l'amen usato come sostantivo.

Nel Nuovo Testamento l'amen sostantivato è presente con le forme tò amen e ò amen. La prima è in 1 Corinzi 14:16 e in 2 Corinzi 1:20 : in entrambi i passi parer abbia valore liturgico. In Apocalisse 3:14 osserviamo l'altra forma: Cristo è designato come ò Amèn, ovvero l'Amen, il testimone fedele e veritiero. È questo un uso senz'altro sorprendente e singolare. Il tentativo di interpretarlo comparandolo con Isaia 65:16 (dove c'è la curiosa espressione bêlōhê āmên, ebr. Il Dio dell'Amen; vers. Nuova Riveduta, il Dio della verità) non convince: qui l'amen non è un nome di persona, come è facile dedurre dal termine analogo (verità) con cui la Nuova Riveduta traduce correttamente e, in ogni caso, non è un problema l'attribuirlo alla persona di Gesù Cristo. Al contrario, considerando la dovizia di termini a lui applicati nel Nuovo Testamento e nei primi scritti cristiani, osserviamo che un tale uso di amen non risulta affatto innaturale o inadeguato, suggerendo veracità e fermezza, virtù inconfutabilmente presenti in Cristo.


  La formula equivalente più comune nella Settanta - molto familiare all'apostolo Paolo - è Μ γένοιτο (greco, me genoito ascolta la pronunzia in greco).  Nella  vers. Riveduta l'espressione è tradotta "Così non sia" (vedi ad esempio Romani 11:11).

Greco=amhn ® ebraico=nma ® traslitterazione in caratteri latini=amen

Figurativamente rendere (o essere) fermo, assicurare, stabilire.

Doxologos, dal greco doxa, gloria e logos, discorso. È il nome dato a un'espressione di lode a Dio, come quella con cui gli scrittori neotestamentari concludono le loro epistole (vedi Romani 16:27 e Giuda 25).

In Deuteronomio 27:15-26 il popolo doveva rispondere amen alle maledizioni che i leviti pronunziavano sul monte Ebal, esprimendo così il proprio assenso. In accordo con questa affermazione, tra i rabbini amen ha valore di giuramento, di accoglimento e di veracità (1 Re 1:36; Giovanni 3:3-5). Secondo gli scrittori giudaici, "davanti a Dio non c'è nessuna cosa più grande dell'amen col quale risponde un israelita" e il Talmud babilonese (redatto nelle accademie rabbiniche mesopotamiche, tra il III e il V secolo d.C.) afferma che le porte del cielo si spalancheranno dinanzi a chi risponde Amen con tutto il suo maggior potere.

Edersheim A., The Temple: its ministry and services as they were at the time of Jesus Christ, p.127.

vedi Geremia 28:6

La ripetizione serviva a evidenziare la solennità della decisione divina.

«Ad similitudinem cœlestis tonitrui Amen reboat».

Trattato Berakhòth (benedizioni), 47a

L'amen con cui alcuni manoscritti concludono delle pericopi (traslitterazione del greco pericopè, che vuol dire ritaglio e indica un gruppo di versi che compongono un'unità letteraria della Bibbia, come la pericope della donna adultera) nei vangeli, conferma quest'affermazione. Un esempio: in Matteo 6:13 alcuni antichi codici fanno terminare il Padre nostro con una dossologia e un amen; ma è difficile sostenere che qui la dossologia e l'amen conclusivo fossero parte del testo originale. È più verosimile, invece,  supporre che i due elementi siano stati successivamente introdotti a scopo liturgico. Particolare curioso: alcuni manoscritti finiscono con la cifra 99, cioè il valore numerico totale della parola amen nella lingua greca (a=1/m=40/h=8/n=50 ®totale 99).

I vangeli Matteo, Marco e Luca sono i cosiddetti sinottici, dal termine greco sinopsi, ossia sguardo d'insieme (syn, insieme e opsis, sguardo, veduta).

Matteo usa l'espressione 30 volte, Marco 13 volte e Luca solo 6 volte, dando in alcuni punti delle varianti, come áleteias (greco, veramente, cioè in modo manifesto, da aletes, parlare con obiettività, dire il vero) o più semplicemente vi dico (Luca 7:9, gr.légo), il che probabilmente è dovuto alla differenza di pubblico cui era destinato il vangelo.

A. Plummer, The Cambridge Greek Testament for Schools, nota a Giovanni 1:51

L'espressione latina ipsissima verba sta a indicare le parole esattamente pronunciate.

Hermann Cremer, nel suo Biblisch-theologisches Wörterbuch der neutestamentlichen Gräcität, 8a ed., p. 145-146, afferma giustamente che "è Cristo a conferire valore al termine, non l'inverso".

Cfr. 2 Corinzi 1:20, dove il si, ossia la promessa, è in Cristo, mentre l'amen, cioè la conferma della promessa, si ha per mezzo di lui.


Nella composizione di questa scheda sono stati consultati i seguenti testi:


1.      A dictionary of the Bible; dealing with its language, literature, and contents, including the Biblical theology, 5 voll., a cura di James Hastings.

2.      Smith's Dictionary of the Bible, 4 voll., a cura di H. B. Hackett e Ezra Abbot

3.      The union Bible dictionary, a cura di Frederick A. Packard

4.      Dictionary of the Holy Bible, a cura di A. Calmet

5.      Cyclopaedia of Biblical, theological, and ecclesiastical literature, 10 voll., a cura di John M'Clintock e James Strong

6.      Encyclopaedia Biblica, 4 voll., di T. K. Cheyne

7.      The critical and expository Bible cyclopaedia, , a cura di A. R. Fausset

8.      Fessenden & co.'s Encyclopedia of religious knowledge, a cura di B. B. Edwards

9.      A dictionary of Christ and the Gospels, 2 voll., a cura di James Hastings

10.  A critical lexicon and concordance to the English and Greek New Testament, together with an index of Greek words, and several appendices, di E. W. Bullinger

11.  Dictionnaire de la Bible, 5 voll., a cura di F. Vigoroux

12.  Greek-english lexicon of the New Testament based on semantic domains, 2 voll., di J. P. Louw e E. A. Nida

13.  Dictionary of the apostolic church, 2 voll.,a cura di James Hastings

 

     
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