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AURELIO PAGANO (1900 - 1969)

Aurelio Pagano nacque a Ogliara di Salerno l'11 marzo 1900 da famiglia di operai. Nel 1923, nel piccolo centro situato sui colli che si affacciano su Salerno, giunse la testimonianza dell'Evangelo e ben presto, dopo la famiglia Russo, si convertirono i genitori, due sorelle e un fratello di Aurelio.

Nel 1929 sposò Maria Giovanna De Matteis che giovanissima, con la propria famiglia, si era convertita all'Evangelo negli Stati Uniti. Nel 1923, con l'intera famiglia era tornata a Ercole di Caserta, dove si costituì una piccola comunità pentecostale guidata inizialmente dal padre di lei, Vincenzo De Matteis.

Nella piccola chiesa di Ogliara, intanto, dopo la conversione e l'esperienza del battesimo nello Spirito Santo, Aurelio cominciò a manifestare, nonostante avesse soltanto l'istruzione elementare, uno spiccato "ministero della Parola", unito a un grande desiderio di approfondire la propria conoscenza biblica.

Questo suo fervore ben presto lo rese noto alle poche comunità allora esistenti nella regione. Sostenuto e incoraggiato dalla consorte "sorella Giovannina", la quale era validissima nei contatti personali e possedeva una buona conoscenza biblica, nonostante le difficoltà di carattere economico, si trasferì a Napoli dopo un periodo di permanenza a Caserta.

Aurelio Pagano e Umberto GoriettiNel 1929 fece la conoscenza di Umberto Gorietti, da poco convertito all'Evangelo. Nacque tra loro una fraterna amicizia. A questo proposito lasciamo la parola a Umberto Gorietti: "Sembra ieri, mentre sono passati quasi quarant'anni, quando ci incontrammo per la prima volta nella chiesa di Roma. Ci sentimmo attratti l'uno verso l'altro, legati insieme nell'amore di Cristo; spinti da un medesimo sentimento e dallo zelo per l'Evangelo, studiandoci nella grazia di Dio e nella conoscenza della Sua volontà. Quante notti abbiamo trascorso nella veglia per approfondire le nostre cognizioni sulla Parola di Dio. Conservo nel cuore le parole che mi disse fin dal nostro primo incontro: "L'amore di Gesù mi ha conquistato, la mia conversione è la conseguenza di quest'amore col qual è stato riempito il mio cuore. Non concepisce un cristianesimo se questo non è permeato dalla sublime carità di Cristo" .

"Quelle notti trascorse nella veglia per approfondire le nostre cognizioni sulla Parola di Dio" danno un'idea della dedizione e dell'amore che Aurelio aveva per la Bibbia. All'epoca, nelle comunità non vi erano ancora studi biblici, ma si tenevano delle "sante conversazioni" sugli argomenti fondamentali della fede. Aurelio Pagano e Umberto Gorietti, nonostante le giornate piene di attività per guadagnarsi quanto era necessario alla sopravvivenza, trascorrevano intere nottate impegnati nello studio sincero della Parola di Dio.

Nei loro frequenti incontri anche per ragioni di lavoro (Aurelio, infatti, conduceva una piccola fabbrica artigiana di calzature e Umberto Gorietti esercitava la rappresentanza commerciale), pregavano e parlavano della possibilità di iniziare un'opera di testimonianza nella città di Napoli. Tuttavia erano scoraggiati dai risultati, essendo la popolazione profondamente legata a una forma religiosa superstiziosa e tradizionale. Nel 1931 "il fratello U. N. Gorietti, della comunità di Roma, per ragioni inerenti alla sua attività laica, venne in contatto con diversi artigiani napoletani, ai quali rese ripetutamente testimonianza dell'Evangelo. Il messaggio cristiano non fu subito accettato e bisognava aspettare il gennaio 1933 per vedere la maturazione del primo frutto. Il 15 gennaio 1933, per interessamento dei fratelli Pagano, allora residenti a Caserta, il fratello S. Anastasio presenziò, perla prima volta, a una riunione di culto in Caserta e fu potentemente visitato dal Signore. Da quella data memorabile il progresso della Comunità partenopea è stato costante. I fratelli Aurelio Pagano e U. N. Gorietti curarono amorevolmente la nascente comunità fino all'epoca che fu costituito conduttore il fratello S. Anastasio".

All'inizio, il primo nucleo della comunità cominciò a riunirsi di casa in casa, soprattutto nel notissimo e popolare rione "Sanità" e quindi cominciarono le persecuzioni e le difficoltà di ogni genere. Nonostante tutto, la nascente comunità riuscì ad aprire un locale di culto al pubblico, mantenuto fino a quando intervenne la persecuzione del 1935, con l'obbligo di chiusura e una diffida a tenere ulteriori riunioni. I fratelli Pagano e Anastasio continuarono le riunioni di casa in casa fino al 1941, quando il regime fascista, in difficoltà per la guerra, inasprì la persecuzione nei confronti del Movimento Pentecostale e la comunità napoletana fu duramente colpita. Aurelio Pagano, con Salvatore Anastasio, Camillo Russo e Giuseppe Raucci, fu arrestato il 30 dicembre 1941 e associato al carcere di Poggioreale, in attesa dei provvedimenti del caso che erano o l'ammonizione o il confino di polizia.

L'occasione di questa "retata" era stata causata dall'intercettazione di una lettera di Giuseppe Raucci a un fratello in fede di Lenola (LT). Il Raucci, con l'intendimento di rendere più sicura la propria corrispondenza, aveva camuffato il nome del destinatario, da Tullio Giuseppe in "Tuttilio" e il proprio cognome in "Romei". Quando la polizia intercettò la lettera immaginò chissà quale organizzazione sovversiva "dei pentecostali o dei tremolanti a carattere internazionale, di origine anglo-sassone e definita antifascista, antimilitarista e antinazionale" , al punto che la relazione del Prefetto di Napoli alla Direzione Generale di P.S., divisione Affari Generali Riservati, fu sottoposta direttamente a Mussolini. Se ne può, infatti, riscontrare il timbro "Presi gli ordini dal Duce". Riguardo al Pagano era detto: Il Pagano, identificato nel calzolaio Pagano Aurelio di Domenico e Galdi Rosa, nato in Salerno, frazione Ogliara, l'11.3.1900, ammogliato con prole, già indiziate di appartenere alla setta dei "pentecostali", fermato e interrogato, nel confermare di essere in rapporti di commercio con il precitato Raucci, il quale avrebbe curate il trasporto alla Capitale di calzature di sua fabbricazione, dichiarava di aver fatto parte della detta setta religiosa fino al 1935, epoca in cui se ne sarebbe allontanato per divergenze di natura religiosa.

Nell'abitazione del Pagano erano rinvenute, a seguito di perquisizione, numerosi esemplari della Bibbia e di altre pubblicazioni riflettenti il culto evangelico-cristiano.

I precitati Russo e Pagano, nel precisare che il culto da loro professato non è aderente a quello delle varie Chiese evangeliche riconosciute, esistenti in questo Capoluogo, hanno affermato di non essere mai stati in rapporti, per motivi di culto, con "pastori" o gregari delle dette Chiese evangeliche, escludendo, altresì, che attualmente in Italia siavi un "capo" della setta dei "pentecostali".

Il Raucci, identificato nel corriere Raucci Giuseppe ammetteva di conoscere da tempo come suoi correligionari i precitati Russo, Pagano e Anastasio, con i quali, "qualche volta" aveva pregato nell'abitazione del detto Pagano, al Vicoletto dei Cinesi n. 48, secondo i riti del culto evangelico, da loro professato culto, che, come innanzi detto, non è compreso tra quelli riconosciuti dallo Stato.

La circostanza dichiarata dal Russo e dal Raucci, relativa alle preghiere di culto evangelico tenute nell'abitazione del Pagano, è stata ammessa da quest'ultimo, in un successivo interrogatorio".

Dalla lettera intercettata risultò anche che esistevano nuclei pentecostali ad Albanella (Sa), a Polla (Sa), a Frattamaggiore (Na). Interrogato un fratello di quest'ultima località, risultò che: "Pagano Aurelio, il quale ha dichiarato che qualche volta, recatosi in Frattamaggiore per acquisti, ha approfittato dell'occasione per pregare, secondo i riti evangelici, insieme al Palmieri, nel retrobottega del di lui negozio di salumiere, oppure nella di lui abitazione ...".

Tuttavia, dal Ministero dell'Interno il Pagano fu proposto per l'ammonizione ma la Commissione per l'assegnazione del confino, il 3 febbraio 1942, si opponeva e richiedeva il nulla osta per l'assegnazione che fu naturalmente concesso senza difficoltà. Il 27 febbraio 1942 Aurelio era inviato presso Polia (Catanzaro), per scontare due anni di confino.

Fu così costretto a cessare l'attività della propria fabbrica artigiana di calzature e a trasferirsi con la moglie e le due figliolette nel Comune di Polia Montane di Catanzaro, dove era stato assegnato al confino.

Nel 1950, in questa località sarà organizzata da un emigrato di ritorno dagli Stati Uniti una piccola comunità, sorta anche per la testimonianza resa all'Evangelo dai coniugi Pagano.

Dopo dieci mesi "prosciolto condizionalmente dal confino politico", tornò a Napoli pur essendo ancora sottoposto a sorveglianza. Intanto, però, aveva subito un gravissimo danno economico nell'attività che svolgeva per il mantenimento della propria famiglia.

Egli scriverà ricordando quella difficile esperienza: "Quel tempo è rimasto particolarmente impresso nel cuore di tutti, sia di quelli che si trovavano lontani, al confino dove erano stati condotti, e sia di quelli che erano rimasti e che continuavano a riunirsi di casa in casa innalzando ferventi preghiere per i cari lontani e invocando da Dio il loro ritorno. Un inno di lode e di ringraziamento salì a Dio da tutti i cuori quando, solo dopo dieci mesi, i fratelli confinati poterono ritornare alle loro case, tra i loro cari, e soprattutto quando nel 1943 poterono ricominciare l'opera di evangelizzazione a Napoli e in tutti i comuni dei dintorni, con rinnovato fervore e con più forza di prima" (4).

Come già descritto, l'opera di evangelizzazione a Napoli e nella provincia potè ricominciare, nel 1943, dopo le quattro giornate di Napoli quando la città si liberò dall'occupazione nazista.

Aurelio Pagano svolse ampia opera evangelistica a Cardito (1933), Pompei (1935), Portici (1946), Frattamaggiore (1946), Torre Annunziata (1949), Boscoreale (1950), Boscotrecase (1953), Caivano (1950), Salerno (1950).

Accanto a questa sua attività di ambito regionale, fu anche uno dei sostenitori della necessità di una struttura organica del Movimento. Infatti, prenderà parte attiva a tutti i Convegni Nazionali, dal 1945 al 1959.

Già nel 1946 fece parte del "Comitato Centrale" della "Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale", in rappresentanza del sottocomitato Italia Centro-meridionale.

Nel 1947 fu chiamato a far parte Tesoriere del Comitato Esecutivo delle "Assemblee di Dio in Italia" allora costituite. Nel 1949 fu eletto nel Consiglio Generale delle Chiese che doveva sopraintendere unicamente all'aspetto spirituale del Movimento e, proprio su sua proposta, l'anno seguente il Comitato Esecutivo di cinque membri e il Consiglio Generale delle Chiese di cinque membri furono integrati in un organo unico: il Consiglio Generale delle Chiese di sette membri e dal 1953 di nove membri. Per il rispetto fraterno di cui godeva in seno alle chiese, fu sempre rieletto come consigliere fino al mandato biennale del 1959.

Il suo efficace ministero della Parola, la sua amabilità, la sua attitudine fraterna per stimolare i più giovani nell'opera di evangelizzazione, negli anni ‘50 fece di lui un punto di riferimento per molti che entravano nel ministero.

Un servo di Dio con una particolare attitudine a incoraggiare i principianti, come Barnaba egli vedeva "la grazia di Dio" e si rallegrava ed esortava "tutti ad attenersi al Signore con fermo proponimento di cuore" (Atti 11:23).

Lo scrivente e i suoi coetanei, all'inizio del loro ministero cristiano trovarono nel fratello Aurelio Pagano un padre, un fratello maggiore, un amico sempre disponibile ad ascoltarli, consigliarli e incoraggiarli senza alcun senso di sufficienza, nonostante la differenza di età e la lunga esperienza nell'opera di Dio. Possiamo ricordarlo come chi "avendo veduto nei suoi fratelli più giovani" la grazia di Dio, si rallegrò e li esortò tutti ad attenersi al Signore con fermo proponimento di cuore, poiché egli era un uomo dabbene e pieno di Spirito Santo e di fede" (Atti 11:23, 24).

Nel 1960 per ragioni familiari fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove si era trasferito uno dei suoi figli.

Dovendo lasciare il proprio campo di lavoro per il quale aveva pregato, pianto e sofferto, l'unica soluzione che lo sostenne fu quella di vedere il Movimento ottenere ampia libertà di annunciare l'Evangelo. A New York continuò a essere attivo tra le chiese pentecostali italiane, quando inaspettatamente il suo cuore cessò di battere e fu richiamato alla "Casa del Padre", il 2 gennaio 1969.

Umberto Gorietti, suo intimo amico e fraterno commilitone di tante battaglie per la causa di Cristo, così annunciò la promozione alla gloria: "Il fratello Aurelio Pagano, il pioniere, il combattente valoroso, l'umile e amorevole servitore di Gesù Cristo è stato promosso alla gloria.

La notizia è giunta inaspettatamente; mi fu riferita con molta delicatezza e tatto cristiano ma mi colpì come una violenta sferzata. Sono attimi di smarrimento e di dolore inspiegabili e soltanto la forza che viene da Dio mi ha dato un pronto ricupero. Pur avvertendo sensibilmente la mancanza dell'amico indivisibile col quale ci siamo spartiti gioie e dolori, combattendo uniti battaglie improbe, so di non averlo perduto ma che lo ritroverò alla fine del mio corso(...).

Ci rivedemmo nel 1964 a New York, dove si era stabilito dal 1960. All'aeroporto nell'accomiatarci, le ultime parole piene di commozione mi confermarono che nel suo cuore non era mai venuto meno l'amore di Dio: "La distanza che ci separa non può attenuare l'amore che ci ha tenuti uniti. Amiamoci, disse, e porta ai fratelli d'Italia, sempre vivi e presenti nel mio cuore, il sentimento di cristiano affetto che mi ha sostenuto in questi anni di separazione e che mi fa soffrire di nostalgia.

In queste poche righe scaturite dal cuore, desidero ricordare a me e a tutta la fratellanza, l'esempio e l'insegnamento del fr. Pagano che ci sprona ed esorta a essere come lui è stato, buon discepolo del divino Maestro dal quale avendo ricevuto amore, aveva imparato ad amare i suoi fratelli, il suo prossimo, i suoi nemici" .

 

Tratto da Cristiani Oggi

 

     
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