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La superstizione La superstizione copre una gamma ampia di atteggiamenti e di azioni, che vanno dalle manifestazioni legate alla sfera del magico, fino all'idolatria o a espressioni false o abnormi di culto al vero Dio. Il cristianesimo considera la superstizione come peccato contro il primo comandamento (Es.20:3), che impone all'uomo il riconoscimento e l'adorazione dell'unico Dio secondo le modalità proprie insegnate nella Bibbia stessa, senza dimenticare il monito al popolo d'Israele prima di entrare nella terra promessa: «Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il SIGNORE detesta chiunque fa queste cose» (Deut.18:10-12). Le scienze psicologiche considerano la superstizione come un'espressione del bisogno di sicurezza dell'uomo incapace di far fronte alla realtà che è spesso fonte di angoscia e di frustrazione o come una forma di deresponsabilizzazione nei confronti del futuro. L'analisi sociologica ha evidenziato come la superstizione costituisca spesso una reazione a una forma religiosa troppo intellettualizzata e spiritualizzata, ritenuta quindi inadeguata a rispondere a bisogni reali. La superstizione è sempre contraria alla fede. L'atteggiamento di fede consiste nel rendere a Dio l'adorazione e l'obbedienza che gli sono dovute in modo adeguato, mentre la superstizione (da «super-stare») consiste nel prestare culto divino a chi non è dovuto o nel modo sbagliato. La divinazione invece consiste nel voler conoscere le cose nascoste o future al di fuori delle vie naturali ordinarie, mentre la magia nel voler produrre effetti al di fuori delle cause naturali. In questo contesto, oltre a forme come l'astrologia, la chiromanzia e lo spiritismo, si possono inquadrare le pratiche compiute per scaramanzia, che non hanno alcun potere riguardo agli effetti che vorrebbero produrre, quali il favorire la buona sorte o l'allontanare dai guai. C'è chi si preoccupa eccessivamente se qualche appuntamento importante va a cadere proprio di venerdì 17; chi fa di tutto per evitare strette di mano incrociate, o tocca ferro se si sente parlare di qualche ipotetica sventura; chi, ricevendo una lettera con l'ordine perentorio di rispedirla moltiplicata in un certo numero di copie, pena l'incorrere in gravi sciagure se spezzerà la catena, ma con la promessa di grandi benefici se la continuerà, accetta di perpetuare le cosiddette catene di Sant'Antonio. Vedremo ora tre elementi folkloristici napoletani, che spesso vengono raffigurati come simboli della città, ma in realtà sono solo riti superstiziosi e pagani della nostra cultura: Pulcinella, il presepe e il gioco del lotto. Pulcinella Nel Seicento e nel Settecento un infinità di avvenimenti mutarono notevolmente il volto di Napoli. Alcuni costumi e riti dell'epoca, ancora oggi praticati, vanno ricordati ed in modo particolare la maschera di Pulcinella.
A questo punto senza aggiungere nulla, lasciamo il lettore trarre le dovute conclusioni!
Il presepe
Il presepe quindi potrebbe essere accettato come rappresentazione artistica napoletana, ma da esso va nettamente estirpato il valore sacro e spirituale. Il gioco del Lotto
Sin dalle sue origini il lotto fu considerato dalla Chiesa ufficiale, almeno da un punto di vista teologico, un gioco peccaminoso anche perché già si scoprivano "riti stregoneschi" legati a questo gioco. Inoltre si rifiutava di riconoscere che la sorte si identifichi sempre con la Provvidenza, ma soprattutto, ha contestato la sete di guadagno da cui il gioco deriva e che esso alimenta, ha denunciato le superstizioni che ad esso si accompagnano, disapprovando profondamente i guasti materiali e morali come la rovina economica delle famiglie e i comportamenti blasfemi e irrispettosi dei giocatori perdenti Però dopo varie vicissitudini, che andavano dalle proibizioni del gioco alle scomuniche dei giocatori, ha prevalso nel tempo la "ragion di stato" dovuta ai problemi finanziari dello Stato Pontificio, che di fatto ha portato a tollerarlo, dato che anche lo stesso clero spesso lo ha frequentato. Dopo la Chiesa fu il turno degli intellettuali napoletani a scagliarsi contro questo gioco. Alcuni di loro hanno detto: «il lotto è un gioco d'azzardo in cui il governo gioca contro i sudditi, che si arricchisce col denaro dei poveri»; «un gioco circondato da molta illusione e seduzione, fomenta le abitudini dell'ozio e dell'amore per i subiti guadagni senza lavorare»; «il lotto è una grande immoralità». Nel 1860, a proibire il lotto ci provò anche G. Garibaldi, ma "l'eroe dei due mondi" questa volta non potè nulla contro i problemi delle finanze del neo stato italiano e il consenso popolare. Infine Matilde Serao scrittrice napoletana, ha definito il gioco del lotto: "una malattia dello spirito contagiosa" e faceva notare come, statistiche alla mano, nei giorni delle estrazioni del lotto avvengono maggiori furti domestici, si fanno più pegni del solito, avvengono le maggiori risse, le cose più brutte, più ignobili, più violente e di frequente ci si mette nelle mani degli usurai. Il lotto e la religione: Per giocare al lotto ci si rivolge (direttamente mediante riti e preghiere o ricorrendo a degli intermediari "specialisti") ad alcune potenze soprannaturali che si crede conoscano il futuro e lo comunicano ai loro devoti. Se ne possono distinguere almeno tre categorie: i santi, tra cui hanno il primato S. Gennaro e S. Pantaleone il protettore dei giocatori del lotto e la Madonna; il Monacello che rinvia ai caratteri degli spiriti e delle altre figure che assistono i giocatori del lotto; i morti, in particolare, sembra, quelli morti di morte violenta e "le anime del Purgatorio". Dio quasi mai è pregato direttamente probabilmente per quel po' di pudore e timore che è rimasto nei confronti della suprema, nonché unica, Divinità. Si preferisce di fatto rivolgersi a quegli intermediari, di cui già si diceva, ritenuti più familiari. Nel sistema sincretico che tipico del cattolicesimo popolare, i santi si mescolano ad altre entità che appartengono al polo diabolico. Al limite si trova proprio il diavolo, a cui un si poteva vendere un tempo l'anima per vincere al gioco! Il mezzo mediante il quale comunicano soprattutto queste entità soprannaturali, buone o cattive, con i devoti è durante il sonno attraverso i fatidici sogni. In questo pseudo culto si è affermata anche la figura dell'assistito, che è colui che comunica con gli spiriti, ed alla loro assistenza deve la facoltà di conoscere in anticipo i numeri vincenti. Le connotazioni magico-sacrali di questa figura sono segnalate dalla denominazione di "Santone". Negli ultimi anni si è visto il proliferare di questi personaggi, grazie ai canali televisivi privati, nei quali in cambio di cospicue somme di denaro promettono "la vincita" che può cambiare la vita. Purtroppo tante persone cadono nel diabolico tranello trovandosi poi rovinati economicamente e non solo. Ogni cristiano fedele all'Evangelo può ringraziare Dio perché in Cristo è stato liberato dalla schiavitù di ogni vizio compreso quello del gioco. Ma non solo, infatti la Parola di Dio ci dice chiaramente: «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lí sarà anche il tuo cuore» (Matteo 6:19-21). Inoltre per tutte le nostre necessità di questa vita abbiamo imparato a confidare nel nostro Signore, Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di piú di quel che domandiamo o pensiamo (Efesini 3:20) e lo farà certamente senza l'aiuto dell'urna del lotto! Francesco De Santis - Sergio Cristofori |
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