Segui il culto in diretta  
Home » Media » Sermoni del passato » Salmo 91 - D. L. Moody

Il tuo nomeIl nome del tuo amico
La tua emailEmail del tuo amico
x chiudi

Data di pubblicazione : 18/08/2012

 

Dwight Lyman Moody

 SALMO 91

 Fu l’ultimo sermone predicato da D. L. Moody sul Round Top, dove attualmente giacciono le sue spoglie mortali e quelle della moglie, in attesa della risurrezione.

Lo studio di D.L. Moody

                                                                                                                                                Questo salmo potrebbe esser stato scritto da Mosè in seguito a qualche spaventosa sciagura abbattutasi sul popolo d’Israele. Forse fu scritto in Egitto, dopo quella terribile notte di morte in cui i primogeniti egiziani, da quelli del palazzo di Faraone a quello del più umile tugurio, furono sterminati dall’angelo distruttore. O forse dopo la terribile piaga dei serpenti ardenti nel deserto, quando il popolo fu invaso dal terrore e si smarrì. Negli stati occidentali, dove spesso infieriscono tremendi cicloni, la gente, sia i giovani che gli anziani, è sempre in apprensione e appena vede arrivare qualche nuvola un po’ più minacciosa, si mette in allarme. Qualche tempo fa mi trovavo nell’Iowa, dopo che lo stato era stato attraversato da sette cicloni, uno dietro l’altro. Si erano abbattuti tutti nelle vicinanze della città nella quale mi trovavo e, ovviamente, la popolazione era rimasta terrorizzata dall’azione di questi disastrosi eventi.

Quasi certamente Mosè dovette convocare nella sua tenda Aaronne, Miriam, Giosuè, Caleb e qualche altro israelita per leggergli questo salmo in anteprima. Come dev’esser suonato dolce, e anche insolito, ai loro orecchi!

Mi immagino Mosè che chiede loro: ‘Che ne pensate? Potrà aiutarli? Li tranquillizzerà?’, e ricevere una risposta affermativa.

Può darsi che questo salmo venisse letto sulla cima di una delle colline del Sinai, verso l’imbrunire. Quanto sarà stato di incoraggiamento per il popolo d’Israele, quanto li avrà fortificati! Ma notiamo insieme, negli ultimi due versi, le sette liberazioni che Dio promise a Mosè di compiere a favore di chi confida in Lui.

1.       Io lo libererò’

La prima è ‘Io lo libererò’. Quando Dio inviò Mosè in Egitto per liberare i figli d’Israele dalla mano degli egiziani, in tutto il mondo, secondo il punto di vista umano, non esisteva uomo meno qualificato di lui.  Aveva già fatto un primo tentativo di liberare gli ebrei, cominciando da un singolo individuo. Ma l’impresa non gli riuscì; fu costretto a uccidere un egiziano, dandosi poi alla fuga nel deserto, dove rimase segregato per quarant’anni. Aveva cercato di liberarli a modo suo, con la propria forza e secondo il vigore della carne. Possedeva tutta la sapienza degli egiziani, ma questo non gli fu d’aiuto. L’Eterno dovette ricondurlo a Horeb e farcelo restare per quarant’anni alla scuola di Dio, nella sua presenza, prima di potersene servire per liberare il suo popolo, stavolta seguendo il metodo divino.

Dopo quarant’anni, Dio gli disse: ‘sono sceso per liberarli’ e, per mezzo di Mosè, in poco tempo furono liberate tre milioni di persone. Dio poté farlo, perché non esiste difficoltà che tenga, quando Lui irrompe sulla scena.

Fratelli, impariamo la lezione. Se desideriamo essere liberati da ogni nemico, sia interiore che esteriore, dobbiamo guardare a una fonte più alta di noi stessi. Non potremo mai farlo secondo la nostra forza.

Dwight Lyman MoodyTutti abbiamo qualche punto debole del nostro carattere. Quando vorremmo andare avanti, esso ci tira indietro e quando vorremmo elevarci verso le sfere di una maggiore attività e dell’atmosfera celeste, c’è sempre qualcosa che ci trascina verso il basso. Ora, io non condivido il concetto di un Dio che ci salva per poi lasciarci in Egitto sotto il vecchio padrone. Credo piuttosto che Egli ci conduca fuori dall’Egitto per introdurci nella Terra Promessa, e che è privilegio di ogni figlio di Dio esser affrancato da tutti i nemici e dall’oppressione di tutti i peccati. Se c’è ancora qualche vizio che vi signoreggia, non potrete certamente essergli utili. Non potrete portar frutto ad onore e gloria di Dio, fin quando non avrete la totale padronanza di voi stessi. ‘Chi ha autocontrollo vale più di chi espugna città’. Se non avete ancora messo in fuga la gelosia, l’invidia, l’egoismo, la cupidigia e i piaceri mondani, se non siete ancora stati redenti da tutte queste cose, non avrete potenza nei rapporti con Dio o con gli uomini e non sarete utili come potreste essere se foste liberi da ogni male. Non c’è male che tenga, dentro o fuori di noi, quando lasciamo operare il Signore. Questo è quello che Dio vuole fare. Egli, come disse a Mosè, è ‘sceso per liberare’.

Se liberò tre milioni di anime schiave di uno dei più potenti monarchi della terra, non pensate che possa liberare anche noi da qualsiasi peccato opprimente e darci la completa vittoria su noi stessi, sul nostro carattere, sulle nostre tendenze, sulla nostra irascibilità, sulla nostra suscettibilità e sulla nostra arroganza?

 Se lo desideriamo di tutto cuore e al di sopra di ogni altra cosa, otterremo la vittoria. Alla gente piace pensare che queste piccole cose (loro così le chiamano) sono delle debolezze, delle quali non siamo responsabili, sfortune che si ricevono in eredità. Ho sentito persone parlare del proprio carattere e dire: ‘Sai, l’ho ereditato dai miei genitori; erano irascibili loro e lo sono anch’io’.

Caro amico che ragioni in questi termini, tu ti nascondi dietro una giustificazione che non regge. La grazia infatti dovrebbe renderci liberi da tutte queste cose.

Tempo fa venne da me una donna. Mi disse di avere un grosso problema col proprio carattere: si vedeva più irascibile di cinque anni addietro e voleva conoscere la mia opinione. Le risposi: ‘Io credo che tu ti sia sviata. Se controlli la tua indole in misura minore di quanto abbia fatto cinque anni fa, c’è effettivamente qualcosa che non va nella tua vita’. ‘Bene’, mi disse, ‘allora mi piacerebbe sapere cosa posso fare per rimediare. Potresti aiutarmi?’.   ‘Certo’.  ‘Che devo fare?’ Le dissi: ‘Se ti arrabbi con le persone e parli loro in tono adirato, quando ti renderai conto di aver sbagliato nei loro confronti, torna da loro, ammetti di aver sbagliato e chiedi perdono’.  Rispose che non le faceva piacere farlo.

È normale: ma non avrebbe mai ottenuto la vittoria se non prendeva atto di quel difetto come di un vero e proprio peccato. Quindi, non consideriamo certi difetti delle semplici debolezze o dei fatali retaggi familiari, ma valutiamoli come dei veri peccati.  Il cristiano non dovrebbe mai diventare collerico senza poi dichiararsene colpevole.

 Un’altra donna mi disse di avere la fissazione di ingigantire le cose, al punto che la gente la biasimava di travisare la realtà. Chiedeva se c’era qualche cosa da fare per vincere questa abitudine.  ‘Certo che c’è!’, le dissi.  ‘E cosa?’.  ‘La prossima volta che incappi in questo difetto, vai subito dalla parte interessata e dille che hai mentito’.  ‘Sì, però non vorrei passare per una bugiarda!’.

‘È naturale, ma una bugia è sempre una bugia e tu non sconfiggerai mai questa cattiva abitudine se non la tratti come un peccato e non la allontani dalla tua vita. Se vuoi risplendere nella luce di Dio ed essere utile al suo servizio, devi essere liberata. E questo è ciò che Dio dice di voler fare. Lui ti libererà’.

 2.     ‘Egli m'invocherà, e Io gli risponderò’.

 Il secondo intervento divino è descritto in queste parole: ‘Egli m'invocherà, e Io gli risponderò’. Tutti noi abbiamo la possibilità di invocare. Il grande Dio che fece i Cieli e la Terra ci ha promesso ‘Io risponderò’. Se invochi Dio per la tua liberazione e per riportare vittoria sul peccato e sul male, Egli non rimarrà sordo alle tue richieste. Non importa quanto immorale sia stata la tua vita, né quale sia stato il tuo passato o in che misura tu sia stato disubbidiente e ti sia sviato.

 Se realmente vuoi ritornare a Dio, Egli apprezzerà la tua disponibilità, udrà la tua preghiera e risponderà dal Cielo. Ascolta cosa disse il figliuol prodigo: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te!’. Questa confessione fu sufficiente; il padre lo riaccettò prontamente nel suo seno. Il passato fu cancellato all’istante.

Guardate gli uomini nel giorno della Pentecoste. Le loro mani erano ancora macchiate del sangue del Figlio di Dio: avevano ucciso Gesù Cristo. Eppure, cosa disse Pietro? ‘E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato’.

Considerate ora il ladrone penitente. Forse, da adolescente, sua madre gli avrà letto lo stesso passo scritto dal profeta Gioele: ‘E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato’. Mentre pendeva dalla croce, dovette balenargli alla mente il pensiero che quello al suo fianco era il Signore della Gloria e, sebbene fosse sull’orlo stesso dell’inferno, gridò ‘Gesù, ricòrdati di me’, e l’immediata risposta fu: ‘Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso’.

La mattina era il compare di un ladrone, la sera fu portato in Paradiso. La mattina lanciava insulti ― sia Matteo che Marco ci dicono che, sulle prime, entrambi i ladroni schernivano Gesù ― la sera fu portato in alto, diventando un cittadino del Paradiso. La mattina era nero come l’inferno, la sera non aveva più difetto né ruga. Come era potuto succedere ciò? Perché aveva preso Dio in parola.

Caro amico, se non sei salvato, non ti resta che invocare Dio in questo momento e anche per te varrà la promessa ‘Io gli risponderò’. Alcuni anni fa un vecchio missionario rientrò in patria per subire un intervento chirurgico in uno dei nostri ospedali più all’avanguardia. L’operazione richiedeva l’anestesia ma i medici non erano sicuri che lui la superasse. Il vecchio missionario salutò quindi tutti i suoi amici, li benedisse nel nome del Signore ― era veramente un uomo pio ― e quando il dottore disse:   ‘Bene, siamo pronti’, lui lo guardò e con grande tranquillità rispose: ‘Potrebbe attendere un minuto soltanto?’, dopodiché chiuse gli occhi ed elevò una preghiera: ‘Signore, in quest’ora ti affido la mia anima; se non dovessi risvegliarmi più, ti prego, accoglila presso di Te’. Poi aprì gli occhi e disse: ‘Dottore, sono pronto’. Fu operato e superò l’intervento.

Cari amici, pregare è un meraviglioso privilegio; è straordinario essere in contatto con il Cielo, essere in comunione col grande Dio che ha fatto i Cieli e la Terra. ‘Io gli risponderò’. Credo che non ci sia un cristiano qui presente che non possa non dire ‘amen’ a questa promessa. Puoi testimoniare che Dio ti ha risposto in passato e hai fede che lo farà ancora. Alcuni dicono che non sono capaci di invocare Dio. Forse non sarai in grado di fare una preghiera interminabile ― anzi, mi auguro che tu non ne faccia mai.

Ho sentito tante di queste inutili preghiere.

Però puoi dire: ‘O Dio, abbi pietà di me, peccatore ! …’.

 L’unica cosa indispensabile è che tu sia sincero: allora Dio ascolterà il tuo grido. Ma fa’ attenzione, perché c’è anche un finto gridare.

Le mamme sanno cosa voglio dire. Esse si accorgono se i propri figli gridano a causa di un reale pericolo o se si tratta di un grido inscenato. Quando un bambino lancia un grido di vero pericolo, la madre lascia tutto e corre dal suo bambino. Sono stato per quarant’anni nel ministero cristiano e non ho mai visto Dio deludere le aspettative di alcun uomo o donna che gli abbiano veramente chiesto la salvezza dell’anima. Conosco molti che fingono di essere zelanti e le loro preghiere non ottengono mai risposta.

3.     sarò con lui nei momenti difficili

Ogni cuore conosce la propria amarezza. Se i momenti difficili vissuti da questo uditorio potessero essere raccolti in un libro, ci vorrebbe un volume gigantesco. Noi siamo portati a pensare che il giovane non ha alcun problema e che, ammesso che non ne abbia, una cosa è certa: ne avrà in futuro. ‘L'uomo nasce per soffrire, come la favilla per volare in alto’. Le difficoltà sono sempre in agguato e nessuno può dirsene immune. Dio ha avuto un solo Figlio senza peccato, ma non ne ha mai avuto uno che non abbia sofferto. Gesù Cristo, il nostro Signore, patì come pochi uomini al mondo hanno sofferto e morì molto giovane. Se il nostro è un sentiero di dolore e sofferenza, è tuttavia dolce sentire il Maestro che ci dice: ‘sarò con te nei momenti difficili’.

Non sfiori nessuno l’idea che si possa conquistare qualcosa fuori di Lui. Probabilmente adesso starai pensando: ‘E invece sì; per esempio, godo di ottima salute e prosperità’. Eppure, verrà l’ora in cui avrai bisogno di Lui. Più di un credente potrebbe testimoniare di esser stato nell’afflizione e che in un momento buio della propria vita, quando sembrava che i flutti volessero sommergerlo, ha gridato a Lui ed Egli ha udito il suo grido, ha risposto alla sua preghiera e ha messo pace nel suo cuore.

C’è stata gioia nel suo dolore, una stella ha illuminato la notte buia.

Ricordo che mi trovavo sul bastimento Spree quando l'albero maestro si ruppe provocando un buco nella carena, in pieno oceano, talché la prua affondava di trenta piedi. Il resto della mia famiglia era a Northfield, dove mi stavo dirigendo dopo aver trascorso un periodo presso certi miei amici in Europa. Adesso ero lì, in mezzo all’oceano, trattenuto, per così dire, a osservare la mia tomba per quasi quarantotto ore, senza alcun raggio di speranza, almeno dal punto di vista umano.

Per quarantotto ore sostenni un peso enorme.  Il mio cuore era come un blocco di piombo. L’incidente era capitato di sabato mattina. La domenica pomeriggio avemmo una riunione di preghiera e dopo la preghiera lessi questo salmo, appunto il salmo 91.

Se fosse stato calato direttamente dal cielo, non avrebbe dato maggior conforto. Andai nella mia stanza, mi inginocchiai e gridai al Signore: ‘è un tempo di angoscia. Aiutami’. Dio fece rotolare via il peso e io mi addormentai. Non ho mai dormito più profondamente di quella notte e anche del resto delle notti. Se una tempesta fosse piombata su di noi in un momento qualsiasi della settimana, saremmo andati a picco, ma Dio fu con noi in quel tempo di tribolazione e il pericolo fu scongiurato.

Molti sembrano conservare la memoria dei propri guai. Quando vedo arrivare queste persone, le evito sempre. Si portano sempre appresso il loro vecchio cadavere imbalsamato, e dicono con voce arrogante: ‘Tu non sai per quali difficoltà sto passando!’

Amici miei, voglio dirvi che se andate al Signore coi vostri problemi, Egli ve ne libererà. Non è meglio stare col Signore e sbarazzarsi dei propri guai, piuttosto che rimanere con le proprie difficoltà e senza Dio?

Ben vengano dunque i problemi, se a mezzo di essi vi accostate maggiormente a Dio. È meraviglioso avere un rifugio in tempo di distretta. Come facciano le persone ad andare avanti senza Dio, resta per me un mistero. Se io non avessi un simile rifugio, un luogo dove andare e spandere il mio cuore dinanzi a Dio in tali momenti, non so come farei. Probabilmente, impazzirei. Invece, quando il nostro cuore è aggravato, possiamo andare da Lui e invocarlo, ricevendo la risposta: ‘sarò con te!’.

 Grazie a Dio per questo antico Libro! Grazie a Dio per la sua antica promessa. Essa è ancora oggi fresca e attuale, come non lo è mai stata prima. Nessuna delle sue promesse è cessata o non più valida. Sono tutte ancora reali, vigorose, preziose e sempre efficaci.

4.     Lo onorerò

‘Io lo onorerò’. L’onore che dà Dio è un valore che merita di essere ricercato. L’onore dell’uomo non conta granché. Supponiamo che Mosè si fosse fermato in Egitto. Gli sarebbero stati conferiti dei riconoscimenti da parte degli egiziani, ma non sarebbero mai giunti fino a noi. Supponiamo che fosse stato a capo di tutto l’esercito egiziano, il ‘generale Mosè’ o ‘il comandante Mosè’. Supponiamo che fosse arrivato al trono d’Egitto, diventando uno dei Faraoni e che la sua mummia fosse giunta sino a noi. Cosa sarebbe stato tutto ciò, paragonato all’onore che Dio gli ha attribuito?

‘Io lo onorerò’. Dio non ha forse onorato Mosè? Guardate come il suo nome brilla nelle pagine di storia! L’onore di questo mondo non dura; è temporaneo, passa via e io sono persuaso che nessun uomo o donna che ambiscano ai riconoscimenti terreni, agli onori e alla gloria del mondo, siano adatti per il servizio a Dio. Mettiamoci il nostro orgoglio sotto i piedi, eleviamoci al di sopra di esso e procacciamo piuttosto l’onore che viene dall’Alto.

 5.     Io lo sazierò di lunga vita

‘Io lo sazierò di lunga vita’. Distinguo una buona dose di conforto in questa promessa. Non credo che il verso parli semplicemente di vivere una vita terrena che duri settanta, ottanta, novanta o anche cento anni. Pensate che un uomo sarebbe soddisfatto se potesse vivere cento anni e poi dover morire?  Non credo. Ipotizziamo che Adamo avesse vissuto fino ad oggi e fosse morto stanotte, sarebbe stato soddisfatto? Niente affatto! E non lo sarebbe stato nemmeno se avesse vissuto un milione d’anni.

Sapete bene che qui in terra per tutti viene la fine delle cose: la fine della settimana, la fine del mese, la fine dell’anno, la fine dell’anno scolastico. Tutto ha fine, sulla terra. Tuttavia, grazie a Dio, Egli ci sazierà di lunga vita: una vita senza fine, eterna.

La vita è dolce. A nessuno piace la morte. Sarebbe assai triste dover vivere in un mondo in cui la morte è eterna e in cui saremmo costretti a separarci eternamente dai nostri cari, al loro trapasso. Ringraziato sia Iddio che non è così. Noi saremo riuniti con loro. La morte non è che un trasferirci da questa dimora per andare a occuparne una migliore, un salire più in alto e continuare a vivere per sempre.  

C’è un verso ― probabilmente non l’avete mai notato ― che qualche tempo fa mi colpì profondamente. Si trova nel salmo 21; è il verso 4, che dice: ‘Egli ti aveva chiesto vita, e tu gliel'hai data: lunghi giorni in eterno’.

Pensate: lunghi giorni in eterno! Credete che Mosè sia morto? Non è mai stato più vivo di ora, ve lo posso assicurare. E vivrà nei secoli dei secoli. Come dice Cristo? ‘Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte’. Mai! Vuoi vivere in eterno? Se vuoi, puoi.

La vita eterna è gratuita, come l’aria che tu e io immettiamo nei nostri polmoni.

‘In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita’.

Sì. ‘Io lo sazierò di lunga vita’.

C’è qualcuno qui che non ha la vita eterna? Non voglio passarci sopra e lasciare che qualche anima rimanga fuori dal regno. Se non fai parte di quel regno, caro amico, accetta il mio consiglio: non mangiare, non bere né dormire fino a quando non sarai sicuro di aver ottenuto la vita eterna. Dopo questo corpo potrà anche esser portato via, ma se sarà così, trarrai vantaggio dalla morte. ‘Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo, eterna, nei cieli’.

Quando ero giovane, fui invitato inaspettatamente a Chicago, per predicare a un funerale. Erano presenti diversi uomini di affari della città e dissi a me stesso: ‘Ecco una buona occasione per annunciare la Buona Novella a questi uomini. Predicherò uno dei sermoni predicati da Cristo a un funerale’. Mi misi così a esplorare i quattro vangeli, cercando di trovare uno dei sermoni predicati da Gesù a un funerale, ma non ne trovai nemmeno uno. Anzi, appurai che Egli ha sempre revocato tutti i funerali a cui è intervenuto!

Cristo non predicò mai a un funerale.

 Dove c’era Lui, la morte non poteva sussistere. Quando i morti udivano la sua voce, ritornavano in vita. Quando verrà a regnare, Egli annienterà completamente l’azione della morte. ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà’.

Il salmo 23 è quello che viene citato più impropriamente di qualunque altro passo biblico. È noto in tutte le chiese cattoliche. È conosciuto da tutte le chiese greco-ortodosse, è ripetuto in tutte le sinagoghe ebraiche. Lo cantano una gran quantità di denominazioni evangeliche celebrando i funerali e addirittura ci sono degli eserciti che vanno in guerra salmodiando le parole di questo salmo. Malgrado ciò, sono dell’avviso che sia il passo menzionato più erroneamente di qualunque altro nella Bibbia. La gente ne fa sfoggio nelle preghiere, nelle conversazioni e durante i culti. Ripetono ‘Quand'anche camminassi nella valle oscura’ e sottolineano sempre la parola ‘oscura’, procurandosi dei brividi freddi dietro la schiena.

Voglio dirvi, miei cari amici, che la parola ‘ombra’ non c’è. Il diavolo la introduce in quel punto per confondere i credenti. L’originale ebraico ha ‘Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte’. Qual è la differenza? L’ombra non si trova forse il dove c’è la luce? Può esserci ombra in assenza di luce? Se avete qualche dubbio, entrate in un seminterrato e cercate di vedere l’ombra, se ci riuscite. Tutto quello che la morte può fare a un vero credente è gettare un’ombra sul suo sentiero. Ora, l’ombra non fa male a nessuno. Potrete camminare attraverso le ombre come attraverso la nebbia: non ne riceverete alcun danno!

 Ho una grande pena nel cuore per tutte le donne e gli uomini che vivono sotto la schiavitù della morte! Se anche tu che ascolti sei suo schiavo, possa Dio quest’oggi metterti in libertà! Possa tu essere affrancato dal benedetto vangelo del Figlio di Dio. Egli è venuto nel mondo per distruggere la morte e noi possiamo, insieme all’apostolo Paolo, ripetere ‘O morte, dov'è il tuo dardo?’ e ascoltare una voce dal cielo che risponde ‘esso è stato immerso nel cuore del Figlio di Dio’.

Gesù Cristo infatti prese la morte su di Sé; scese nel soggiorno dei morti per sottometterla e distruggerla e quando risorse dai morti, disse: ‘Perché io vivo, anche voi vivrete’. Grazie a Dio, in Cristo Gesù, vivremo eternamente con Lui nella gloria.

Fratelli, se siamo in Cristo non vedremo mai la morte. Ci credete? Se doveste apprendere la notizia che Dwight Lyman Moody è morto, non credete a una sola parola. Sarò solo salito più in alto, ecco tutto. Distaccatomi da questo vecchio soggiorno d’argilla andrò ad abitare in una casa eterna, in un corpo che la morte non potrà attaccare, che il peccato non potrà contaminare, che sarà simile al corpo glorioso di Gesù Cristo.

 Mosè non avrebbe cambiato il corpo che aveva al monte della trasfigurazione con quello col quale salì sul monte Pisga. Elia non avrebbe cambiato il corpo che ebbe alla trasfigurazione con quello che aveva sotto il ginepro. Erano corpi migliori e anch’io otterrò qualcosa di migliore dalla morte.

Clicca qui per scaricare l'articolo in lingua italiana

Clicca qui per scaricare l'articolo in lingua inglese

 

     
OTTO PER MILLE
CON LA TUA FIRMA PER L'8x1000 POSSIAMO FARE DEL BENE A TUTTI
...
Archivio
       
Archivio