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Data di pubblicazione : 27/09/2012

 

Brownlow North

(1810-1875)

Brownlow North

Come il ricco divenne povero


″Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto.  E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno;  ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Luca 16:22-24


Un passo della Scrittura in cui leggiamo un sintetico racconto della vita e della morte di due uomini: un ricco e un povero mendicante. Non ci viene detto che il mendicante abbia ricevuto un funerale. Con tutta probabilità, parlando dal punto di vista umano, non gli fu riservato alcun onore. L'unico onore l'ebbe da Dio: infatti,  quando morì, "fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo". Quanto al ricco, il vangelo dice laconicamente che "fu seppellito". Di sicuro il lusso e l'ostentazione con cui fu celebrato il suo funerale furono esattamente quello che avrebbe desiderato, se fosse stato ancora sulla terra.

Ma oggi vogliamo domandarci:  mentre quel corteo funebre accompagnava la salma del ricco al luogo della sepoltura e gli veniva eretto il monumento commemorativo, dove andava l'anima sua? La risposta di Gesù è: tra i tormenti dell'inferno. Sia il ricco che il mendicante morirono entrambi,  ma quanto differente fu il rispettivo giudizio che seguì al loro trapasso! Il pezzente morì e, per giudizio di Dio, fu portato all'istante in paradiso. Anche il ricco morì e, per giudizio di Dio, andò immediatamente all'inferno.

Il passo contraddice chiaramente la dottrina antibiblica secondo la quale l'inferno non esiste.

Nessuno vi inganni.

 La morte rimuove ogni possibilità di ravvedimento. La Bibbia insegna che una volta morto, l'uomo non può più ottenere misericordia. Come per il ricco e per il mendicante, così sarà anche per ciascuno di noi. Immediatamente dopo la morte, andremo a vivere in paradiso o all'inferno, irrimediabilmente e per l'eternità.

Ora che abbiamo visto che il ricco morì nella perdizione,  sorge un'altra domanda, la più importante: qual era stato il suo peccato? Che esso sia stato devastante per la sua anima è abbastanza chiaro, poiché lo escluse dal paradiso e lo sprofondò nell'eterna rovina.

Ma di quale peccato si trattò? Non certo le sue ricchezze: non è peccato essere ricchi. Lo stesso Abramo, che la Scrittura definisce "amico di Dio" (Giac. 2:23), fu un uomo assai facoltoso, come Davide, Salomone, Giuseppe e molti altri santi della Bibbia. Eppure, questi uomini furono tutti salvati, quando morirono.

No, non può essere stata la ricchezza a precludere il paradiso a quest'uomo.

E allora quale fu il suo peccato?

La risposta a questo interrogativo indica la principale causa della distruzione di ogni uomo che muore o che morrà. Per rispondere, è necessario prima esaminare la condizione nella quale si trovava effettivamente quel ricco. Notiamo, innanzitutto, che la maggior parte degli individui non poteva condurre il medesimo tenore di vita accordatogli dalla sua agiatezza. Sono piuttosto poche le persone che fruiscono di una prosperità tale da permettergli di godere a proprio piacimento di tutte le cose buone di questo mondo.

Nonostante la sua posizione privilegiata, il ricco aveva un bisogno in comune con il resto dell'umanità. Anche se probabilmente non se ne rese conto mentre visse sulla terra, era nato con la più grande di tutte le necessità, una necessità che tutti, ricchi e poveri, sulla terra hanno in comune: era nato senza Dio. Il bisogno di Dio è l'esigenza universale di ogni essere umano.

Qualsiasi differenza possa esserci tra le persone, in questo particolare siamo tutti uguali. Veniamo al mondo tutti senza Dio e, a meno che tra la nostra nascita naturale e la nostra morte non si verifichi l'esperienza spirituale della nuova nascita, vivremo e moriremo senza Dio. In tal caso, anche se avremo guadagnato tutto il mondo, sarebbe stato meglio per noi se non fossimo mai nati.

 Paolo, scrivendo ai fedeli di Efeso, accenna a ciò che erano prima di convertirsi e la sua descrizione riflette l'esperienza di ogni uomo sulla terra. "In quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo" (Ef. 2:12). Questo piccolo verso può esser condensato in due parole: "senza Dio".

Chi è senza Cristo è alieno dalla cittadinanza d'Israele ed estraneo a tutto ciò che è buono. Se ritiene di avere qualche speranza per il futuro, essa non ha base scritturale e quindi è una speranza ingannevole: perirà senza Dio, come quell'uomo ricco. Questo tipo di persona, qualunque sia stata la sua ricchezza terrena, è molto più infelice e deplorevole di qualunque altro mendicante. Quando Dio pose Adamo nel giardino di Eden,  il Signore gli ordinò: "Mangia pure da ogni albero del giardino,  ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai" (Gen. 2:16, 17). Adamo mangiò il frutto proibito e quello stesso giorno morì.

In quell'occasione non morì il suo corpo ma, nell'attimo in cui egli infranse il comandamento di Dio, egli perse la vita eterna e morì spiritualmente. Nel momento in cui peccò, Adamo divenne un "senza Dio nel mondo" (Ef. 2:12). Questo fu il verdetto di morte abbattutosi su Adamo nel giardino dell'Eden, un verdetto passato poi su tutti i suoi discendenti venuti al mondo senza Dio.

Questa fu la morte che il Signore Gesù Cristo subì al posto nostro quando venne per redimerci dal potere delle tenebre. Ora, la morte è essere senza Dio. Per chi possiede Dio, la morte del corpo non è una vera morte: la Bibbia, col suo linguaggio espressivo, la chiama "addormentarsi" (1 Tess. 4:14). "Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui" (Giov. 3:36).

Quando il mendicante e il ricco nacquero, erano entrambi senza Dio e senza Cristo, ma quando morirono, il mendicante aveva Dio e il ricco no.

Mentre era sulla terra, il mendicante era tormentato e faceva quello che avrebbe potuto fare l'uomo ricco se anche'egli si fosse sentito scontento: cercò e trovò il Signore Gesù Cristo. Ma il ricco non provava alcun bisogno, ritenendo di avere già quello che lo soddisfaceva: beni terreni e ricchezze. Non avvertiva il minimo desiderio della sola cosa di cui non era in possesso, Dio stesso. Aveva tutto tranne Dio, mentre il povero non aveva nient'altro che Dio. Ciascuno era contento della propria sorte.

Capite ora quale fu il peccato del ricco? Quel peccato a causa del quale ha già trascorso secoli nei tormenti e che perfino la punizione eterna riuscirà mai a espiare? Il peccato del ricco fu il sentirsi appagato pur essendo privo della presenza di Dio.

Esser nato senza Dio, quella fu la sua condanna. Essere soddisfatto senza Dio, questo fu il suo peccato.

Mi sbagliavo dunque nel dire che il peccato commesso dall'uomo ricco può essere commesso allo stesso modo da un ricco e da un povero?

Dio non ha riguardi alla qualità delle persone! La pietà con animo contento è un gran guadagno, ma il compiacimento senza Dio conduce alla dannazione eterna.

Se anche tu, in questo mondo, ti senti soddisfatto pur non avendo Dio, sappi che su di te incombe la più grande punizione che Dio riserva all'uomo! Se non hai Dio, chi ti domina? Non altri che Satana, "il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli" (Ef. 2:2).

Credimi, non è un'affermazione esagerata.

Se ti senti soddisfatto senza Dio, nessun indemoniato fu mai più pienamente posseduto del diavolo.

Puoi essere in grado di fare qualsiasi cosa terrena, con la tua forza di volontà; puoi dare il tuo tempo, il tuo danaro, le tue energie a qualunque cosa ti interessi. Ma non puoi abbandonare il peccato e cercare Dio, se Dio non ha pietà di te.

Gridagli di aiutarti. Non puoi farcela da solo. Non hai che da fare la prova per renderti conto della veridicità di ciò che dico. Da solo puoi fare qualsiasi altra cosa ti piaccia, perché in altre circostanze Satana rimane indifferente e non ti fa alcuna opposizione. 

Ma comincia a preoccuparti dell'anima tua, prova ad onorare Dio e a osservare i suoi comandamenti, e realizzerai subito di essere completamente incapace.

Voglio chiederti nell'amore del Signore: credi veramente, nel cospetto di Dio, di essere un cristiano, di avere Dio nel tuo cuore? Non ti sto domandando se agli occhi degli altri sei una brava persona, un genitore o un coniuge modello. Non ti sto chiedendo se sei sincero e obiettivo nei tuoi rapporti o se compi rigorosamente i tuoi doveri religiosi.

Molti lo fanno, eppure non sono cristiani.

La domanda che mi sta a cuore è: Hai Dio? Tu non sei nato con Lui. Quelli che hanno Dio hanno sperimentato una seconda nascita; sono nati di nuovo, in spirito. Lo Spirito Santo è venuto e Cristo è stato formato in loro. La presenza dello Spirito li ha resi il tempio di Dio. Lo scopo dell'opera di Cristo sulla terra fu predisporre una via per mezzo della quale non solo l'uomo potesse accostarsi a Dio, ma anche Dio all'uomo.

Il peccato dell'uomo era infatti quello di aver eretto una barriera tra lui e il suo Creatore e per abbattere questa barriera, si è reso necessario che Cristo si immolasse. Egli ha dovuto versare il suo sangue per soddisfare le pretese che la giustizia di Dio reclamava contro l'uomo.

Sacrificandosi Egli stesso, Dio ha creato una via per mezzo della quale poter ritornare all'uomo. Egli si separò da Adamo perché questi aveva peccato, e siccome essere senza Dio equivale a morire, Adamo morì. Ma quando un figlio di Adamo crede in Gesù, Dio ritorna a lui e poiché avere Dio è la vita, l'uomo ritorna a vivere. Queste verità sono assolutamente fondamentali per la salvezza. Senza conoscerle e accoglierle, nessun uomo può essere salvato. Malgrado ciò, moltitudini di persone ne sono all'oscuro.

Come mai? Perché la stragrande maggioranza degli uomini si accontenta di rimanere senza Dio. Il compito dello Spirito Santo è quello di prendere queste verità e rivelarle agli uomini.

In fin dei conti, chi tra i due personaggi della storia che abbiamo letto fu il più ricco? Quello che possedeva tutto tranne Dio o il mendicante, che non aveva nulla salvo Dio? Mentre era ancora sulla terra, all'uomo ricco sarebbe sembrata una follia dire "quel mendicante che ha Dio sta molto meglio di me."Ma ora, se potesse tornare indietro e parlarne con noi, cosa pensate che direbbe?

Il significato delle parole "senza Dio" è più profondo di quello che il cuore dell'uomo possa capire, eppure è una lezione che ciascuno deve imparare per se stesso, sia in questa vita che in quella a venire.

La persona che la assimila qui è beata. Un invito segue un invito, una promessa segue una promessa, per quelli che sono affamati e assetati di Dio. Ma chi non ha mai sete di Dio qui,  la avvertirà bruciante non appena passerà all'altra vita. Sentirà senza dubbio il bisogno di un Salvatore, quando sarà nell'inferno, quel luogo spaventevole dove gusterà per la prima volta la sofferenza causata dalla sete spirituale. Nella Bibbia, l'inferno è descritto come "la fossa senza'acqua" (Zac. 9:11).

Cristo è venuto sulla terra per adempiere un incarico di compassione.

Per amore suo, Dio donerà il suo Santo Spirito a qualunque uomo sulla terra che glie lo chieda. Chi vuole scampare alla sorte del ricco? Si guardi dal peccato che commise quell'uomo: trovare la propria soddisfazione fuori da Dio.       

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