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Parte seconda

LA RIMOZIONE  DELLE CENERI

 

Il primo sorteggio giornaliero decideva il sacerdote chiamato a svolgere il compito iniziale nel Tempio: la rimozione delle ceneri dall'altare.

L'altare L'altare era il cuore stesso del Tempio, intorno ad esso ruotava tutto il servizio divino. Le offerte giornaliere e quelle supplementari, i sacrifici individuali e quelli collettivi, tutte le principali cerimonie che si svolgevano nel Tempio, come il sacrificio della Pasqua, l'offerta delle primizie nello Shavuot (1) e anche la festa del Sukkot (2), avevano luogo nelle immediate vicinanze dell'altare. La sua esatta posizione era stata stabilita con estrema esattezza da tempi antichi. L'altare edificato da Davide e da Salomone ai giorni del primo Tempio, come quello del secondo Tempio, erano infatti stati eretti entrambi sul medesimo sito dove, secondo la tradizione, fu creato Adamo. I saggi asserivano: "L'uomo fu creato nello stesso punto in cui si fa espiazione per lui" (B'reishith Rabbah 14:6). Più tardi, su quello stesso posto, cioè sul monte Moriah, Abrahamo edificò un altare sul quale legò Isacco per offrirlo a Dio. Quello sarebbe stato il luogo del Tempio di Dio per sempre.

La forma dell'altare era un perfetto quadrato: raggiungeva i 10 amot (5 metri) di altezza ed era largo 32 amot (circa 16 metri). Era costituito da due corpi principali: l'altare stesso e la rampa di salita (senza scalini, cfr. Es. 20:23), entrambi fatti di terra e pietre levigate, che venivano tinteggiate di bianco due volte all'anno (3). In cima dell'altare, ai quattro angoli, c'erano quattro cassette vuote che formavano delle piccole sporgenze chiamate "corni". Questi "corni" misuravano un amah (singolare di amot, mezzo metro) quadrato ed erano alte 5 palmi ciascuno (4).

Tutt'intorno all'altare correva un bordo rialzato ad uso dei sacerdoti officianti, che normalmente giravano sempre intorno all'altare da destra e se ne allontanavano da sinistra. Nelle vicinanze era ammassata una grande quantità di sale per salare le offerte; il sale era anche sparso lungo il percorso, per impedire che i sacerdoti, che erano a piedi nudi, scivolassero. Sulla spianata in cima all'altare bruciavano tre cataste di legna.

La più grande era destinata a ricevere tutti i sacrifici, la seconda produceva il carbone necessario per l'altare dell'incenso all'interno del santuario e la terza costituiva il "fuoco perpetuo", tenuto costantemente acceso sull'altare (Lev. 6:5).

La rimozione delle ceneri Le ceneri delle combustioni accumulatesi al centro dell'altare, venivano portate in un luogo fuori dal tempio, chiamato "il luogo delle ceneri" (Lev. 6:3-4). Dopo la ronda dell'alba, il sacerdote si preparava a rimuovere le ceneri (5).

 I suoi compagni lo avvertivano "Sta' attento! Non toccare il vaso se prima non ti sei purificato mani e piedi con l'acqua della conca!" (6) Accennavano alla paletta argentata con la quale il sacerdote di turno doveva rimuovere le

ceneri. Lo scopo era rammentargli di non fare nulla finché non si fosse purificato. Benché già pulito e lavato nella vasca rituale, gli era ancora proibito iniziare un qualsiasi servizio nel Tempio (perfino l'accostarsi all'altare) se non era "santificato" mani e piedi (Es. 30:20-21). Anche se il sacerdote era scrupoloso, timorato di Dio e perfettamente consapevole della necessità di essere santificato senza che nessuno glie lo dicesse ulteriormente, i suoi compagni avevano l'obbligo di avvertirlo, dal momento che saliva sull'altare da solo e avrebbe potuto dimenticare questo aspetto del suo ufficio.

 

La rimozione delle ceneri

A quel punto, gli altri sacerdoti gli ricordavano pure che la speciale pala per la rimozione delle ceneri (uno dei 93 utensili la cui posizione e efficienza era stata già verificata durante la ronda dell'alba) era conservata in un angolo tra il lato occidentale della rampa e il lato sud dell'altare.

Una volta messo in guardia, il sacerdote designato si dirigeva da solo verso l'interno del Tempio. Non poteva essere accompagnato da nessuno, poiché l'ingresso all'area posta tra l'atrio e l'altare o la sua rampa era interdetto a tutti tranne a chi era incaricato di compiere il servizio. L'unica luce disponibile era quella del fuoco che bruciava sull'altare, per cui, una volta entrato nell'atrio, egli non poteva più essere visto dai suoi compagni, rimasti nella zona esterna del cortile. Il sacerdote poi si avvicinava alla conca di rame, collocata nella zona occidentale dell'altare, per purificarsi mani e piedi. Poiché la rampa e l'altare erano abbastanza alti (10 amot, circa 5 metri), non veniva visto da nessuno e questo interrompersi dei contatti tra lui e i compagni sacerdoti durava fino a che raggiungeva il lavacro rituale (Es. 30:18).

Il muchniEssi riuscivano a capire la sua posizione non vedendolo, ma dal rumore del muchni, un meccanismo consistente in una grande carrucola a forma di ruota, per mezzo della quale il lavacro, nottetempo, veniva calato in un pozzo e la mattina tirato su pieno d'acqua. Il grande vaso dalla vaga forma di bricco era in effetti il primo utensile che i sacerdoti toccavano ogni giorno, perché obbligati a lavarsi mani e piedi prima di dare inizio a una qualsiasi attività templare. Il modello originale, quello costruito per il tabernacolo del deserto al tempo di Mosè, includeva due rubinetti per erogare l'acqua.

Durante il periodo del secondo Tempio, il sommo sacerdote Ben Katin (7) progettò anche 12 rubinetti per la conca, in modo che l'intero turno partecipante all'offerta del sacrificio quotidiano potesse santificarsi velocemente (8). Secondo Es. 30:18, la conca di rame nella quale si purificavano i sacerdoti doveva essere esclusivamente di rame. Il muchniQuando gli altri sacerdoti udivano il cigolare del muchni che sollevava la conca riempitasi d'acqua, esclamavano: "E' giunto il tempo". Era il segnale che anche loro dovevano prepararsi a compiere la propria mansione.  Una volta che il sacerdote officiante si era santificato, prendeva la paletta argentata e saliva per la rampa verso la piattaforma in cima all'altare dove, servendosi dell'utensile, raccoglieva una piccola parte di carboni già abbastanza consumati dal fuoco. La gran parte delle ceneri rimaneva sull'altare, essendo richiesta la rimozione di una loro minima parte. Tuttavia, questo gesto predisponeva simbolicamente l'altare a un nuovo giorno di servizio nel Tempio.

Discendendo la rampa, il sacerdote si girava verso settentrione camminando verso il lato est della rampa per "circa 10 amot".  In quel punto esatto versava il contenuto della paletta per terra, formando una piccola pila nel "luogo delle ceneri" (Lev. 6:3), a circa 3 palmi dalla rampa di ascesa all'altare. Con quell'atto, il sacerdote aveva portato a termine il primo compito sacro del servizio nel Tempio, la rimozione delle ceneri dall'altare. Tolta la cenere dall'altare, gli altri sacerdoti potevano dedicarsi alla sua più generale preparazione. Essi dovevano raccogliere tutte le parti dei sacrifici non bruciatesi durante la notte con grandi forconi (vedi 1 Sam. 2:14) e spostarle ai lati, essendo proibito farlo dalla sommità dell'altare. Poi, il sacerdote incaricato accumulava tutte le ceneri giusto al centro dell'altare, dando luogo a un mucchio a forma di cupola arrotondata che, quando diventavano troppe, venivano raccolte e portate in un luogo fuori dalla città e sotterrate. Alcuni dicono che quest'operazione veniva fatta ogni giorno.

Comunque, nei giorni di festa, quando si offrivano molti sacrifici, il mucchio di cenere veniva lasciato crescere, perché si riteneva opportuno far vedere l'effetto di una grande mole di sacrifici offerti.

Pile di legnoDopo l'accumulo delle ceneri, l'altro incarico era quello di portare una nuova fornitura di legname sull'altare per alimentare i tre roghi. I rabbini avevano deciso che il sacerdote designato dal primo sorteggio fosse investito anche di altre responsabilità: egli stabiliva infatti anche la disposizione del legno sull'altare e portava i due piccoli ceppi di legno da aggiungere alle cataste di legno già preparate per appiccare il fuoco (vedi Lev.6:5).

Che tipo di legname bisognava usare? I saggi ritenevano che, ad eccezione dell'olivo e della vite, tutte le specie di legno fossero kosher (ritualmente pure) e quindi adatte allo scopo. I due tipi di legno erano esclusi perché bruciando sprigionavano molto fumo e perché fondamentali per la sopravvivenza del popolo giudaico, sia dal punto di vista dell'alimentazione (i frutti che davano) che da quello edilizio (legname per abitazioni). Solitamente venivano utilizzati tre tipi di alberi dall'ottima resa combustibile: il fico, il noce e il pino.

I rami di fico erano usati per la seconda pira, dalla quale proveniva il fuoco per l'altare d'oro, all'interno del santuario. Su questo altare veniva bruciato l'incenso, l'incarico più ambito (9)

Dopo aver sistemato la pira più grande e quella più piccola, i sacerdoti scendevano dall'altare e si dirigevano verso l'appartamento della pietra levigata per partecipare al secondo sorteggio.

 

Continua ...

 

     
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