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Data di pubblicazione : 28/07/2013
Cristo davanti a Pilato Matteo 27:1, 2, 11-14 di Marcus Dods (1834 -1909) L'intenzione di Caifa, nel consegnare Gesù ai Romani, era quella di rendere un servizio a Dio. Non poteva sapere che, mentre pensava di essere il tramite di tutti, era solo lo strumento di Dio per realizzare i suoi piani. L'armonia del disegno di Dio, lo schema di Caifa, la legge di Roma, e il rapporto fatto dal tribunale giudaico al procuratore romano, spiegano perfettamente perché i membri del Sinedrio, tenuto consiglio contro Gesù per metterlo a morte, decisero di consegnarlo a Pilato. Nel loro modo di comportarsi osserviamo: 1. Il loro evitare di entrare nel palazzo. Non avrebbero mai varcato la soglia di una dimora pagana, durante la Festa degli Azzimi. Erano così il tipo di tutti quelli che sanno essere religiosi senza essere morali, che detestano trasgredire qualche precetto cerimoniale, violando senza problemi le proprie convinzioni; sepolcri imbiancati, esteriormente irreprensibili, ma dentro pieni di marciume e di corruzione. 2. La diabolica astuzia della loro accusa. Soltanto un'ora prima erano stati costretti a scagionarlo da certe accuse e a condannarlo solo sulla base della sua affermazione di essere il figlio di Dio. Ma Pilato era troppo intelligente per lasciarsi trarre in inganno da quella loro ostentazione di lealtà. Non aveva creduto che, dall'ultima pasqua, ci fosse stato un così prodigioso cambiamento di opinione nei confronti del suo governo, da profonda ostilità a totale disponibilità. Non si può fare a meno di considerare quanto importante per Pilato sia stato quell'attimo, in cui il nostro Signore sembrò voler dischiudere i desideri più profondi di quel duro cuore di soldato romano, suggerendogli di aspirare, coi giudei, a un regno spirituale. Prima di rispondere alla sua domanda: "Sei tu il Re dei Giudei?", doveva innanzitutto sapere, come lo stesso evangelista Giovanni dice, in quale senso Pilato usò le parole. "Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me? Non può essere che anche tu per te stesso stia cercando di conoscere questo Re dei Giudei che Israele ha a lungo desiderato?" C'erano degli ufficiali alle dipendenze di Pilato, la cui formazione pagana non aveva impedito di scoprire la grandezza spirituale di Gesù, e di desiderare di appartenere al suo regno. Ma l'orgoglioso romano non poteva tollerare che un giudeo gli insegnasse come trovare la pace, figuriamoci il prostrarsi, come al cospetto di un re, davanti a quell'ebreo legato. Questo è uno esempio per quelli di noi che non chiedono a Cristo "di loro stessi" quali siano le sue richieste, che pensano che sia giusto che gli altri debbano accettarlo e riconoscerlo, mentre loro non si decidono a farlo. Pilato rappresenta le migliaia di uomini di ogni età che ostinatamente e per partito preso, vivono per il mondo e sigillano in loro l'essenza più profonda che il mondo non riesce a soddisfare, che cercano, per così dire, di annullare la propria natura, la propria immortalità. I tuoi bisogni spirituali ti hanno insegnato che significhi la promessa divina di un re per i Giudei?
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