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Data di pubblicazione : 28/11/2013


Un invito alla preghiera

Quarta parte

È inutile anche dire che non si può pregare finché non si possiede la fede e un cuore nuovo, e che bisogna fermarsi, rimanendo in loro attesa. Questo vorrebbe dire aggiungere peccato a peccato, a dichiararsi inconvertiti e ad andare all'inferno. È ancora peggio dire: "Lo so, ma non voglio implorare misericordia". 

Questo è ragionamento che non trova alcun sostegno nella Scrittura. "Cercate il Signore, mentre lo si può trovare", dice Isaia, "invocatelo, mentre è vicino" (Isa. 55:6). "Preparatevi delle parole e tornate al Signore!", dice Osea (Os. 14:2). "Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore", come disse Pietro a Simon mago (Atti 8:22).  Se desideri la fede e un cuore nuovo, va' al Signore e chiediGlieli. Il semplice tentativo di pregare si è spesso trasformato in un'occasione per vivificare un'anima perita. O tu che ascolti e non preghi, chi e cosa sei tu, che osi non chiedere nulla a Dio? Hai forse stretto un patto con la morte e con l'inferno? Hai forse fatto pace col verme e col fuoco? Non hai alcun peccato da essere perdonato? Non hai alcun timore dei tormenti eterni? Non hai alcun desiderio del cielo? Oh, possa tu scuoterti da questa tua presente follia! Possa tu ben valutare il tuo destino finale! Possa tu levarti e invocare Dio! Ahimè, il giorno viene in cui gli uomini pregheranno a gran voce "Signore, Signore, aprici!": ma sarà troppo tardi.

Gli uomini grideranno ai monti e alle colline di cadergli addosso. Copriteli, che non li si oda più  gridare a Dio! Con tutto il cuore, ti esorto, bada che questo non sia il destino dell'anima tua. La salvezza ti è molto vicina. Non perdere il cielo per non aver chiesto.

Mi sia adesso concesso di parlare a quanti hanno dei reali desideri di salvezza, ma non sanno cosa fare o dove cominciare. Io posso soltanto augurarmi che qualcuno di voi si trovi in questo stato mentale, e se ce n'è almeno uno, io ho il dovere di dargli un appassionato consiglio.

In ogni viaggio che si intraprende si deve fare un primo passo. Deve esserci un cambiamento di stato, dall'essere fermi al muoversi.

I viaggi d'Israele dall'Egitto alla terra di Canaan furono lunghi ed estenuanti. Passarono quarant'anni prima che gli ebrei attraversassero il Giordano. Eppure, ci dovette essere qualcuno che si mosse per primo, quando procedettero da Rama a Succot.  

Quand'è che un uomo compie veramente il primo passo per uscire dal mondo e dal peccato? Quando inizia a pregare con tutto il cuore. In ogni edificio dev'essere posta la prima pietra e dev'essere dato il primo colpo. Per costruire l'arca ci vollero centoventi anni, eppure ci fu un giorno in cui Noè pose la sua scure alla base del primo albero e lo tagliò per cominciare a darle forma. Il tempio di Salomone era una struttura imponente. Ma ci fu un giorno in cui fu posta la prima enorme pietra sul monte Moria. Quando comincia realmente a innalzarsi l'edificio dello Spirito nel cuore di un uomo? Quando, per quel che possiamo giudicare, egli spande il proprio cuore al cospetto di Dio in preghiera. Se desideri salvezza e vuoi sapere cosa fare, ti consiglio di andare oggi stesso al Signore Gesù Cristo nel primo posto privato che riesci a trovare, implorandolo sinceramente e di cuore in preghiera affinché salvi la tua anima.

DiGli che hai saputo che Lui accoglie i peccatori e che ha assicurato "Chi viene a Me, non lo caccerò fuori". ConfessaGli di essere un povero e spregevole peccatore, che sei venuto a Lui avendo riposto fiducia nel Suo invito. DiGli che ti metti interamente e totalmente nelle Sue mani, che ti senti indegno, debole e senza speranza, se guardi a te stesso, e che se Lui non ti salva, non hai alcuna speranza di essere salvato. ChiediGli di liberarti dal peso, dal potere e dalle conseguenze del peccato. ImploraLo che ti perdoni, che ti lavi nel Suo sangue prezioso. ChiediGli che ti dia un cuore nuovo e che spanda dentro di te lo Spirito Santo. PregaLo che ti dia grazia, fede e potenza per essere un Suo discepolo e un Suo servo, da oggi e per sempre. Oh, amico, va' al Signore Gesù Cristo oggi stesso, se veramente ti curi dell'anima tua.

Magari dieglieLo a modo tuo e con parole tue. Se un medico viene a visitarti quando sei ammalato, gli dici dove accusi dolore. Se la tua anima sente di essere malata, sicuramente avrai qualcosa da dire a Cristo. Non dubitare della Sua volontà di salvarti, perché sei un peccatore. Il Suo mandato è proprio quello di salvare i peccatori. Egli dice di Sé stesso: "Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento" (Luca 5:32). Non aspettare perché non ti senti meritevole. Non aspettare niente e nessuno: aspettare, in questo caso, è dal diavolo. Così come sei, va' a Cristo. Più immeritevole sei, maggior bisogno hai di rivolgerti a Lui. Se non ti appressi a Lui, non sarai mai migliore. E non aver timore se la tua preghiera è incespicante, se le tue parole sono confuse e il tuo linguaggio poco elegante. Gesù ti comprende lo stesso; come una mamma riesce a capire i primi balbettii del suo bambino, così il benedetto Salvatore comprende i peccatori. Egli è capace di leggere un sospiro e di scorgere un significato in un gemito. Non disperarti se non ottieni subito una risposta. Mentre parli, Gesù ti ascolta. Se tarda nel risponderti, è solo per qualche saggio motivo o, a volte, per verificare se fai sul serio.  Sappi che la risposta verrà. Anche se tarda, aspettala, poiché per certo arriverà. Se hai desiderio di essere salvato, ricorda il consiglio che ti ho dato quest'oggi. Agisci in onestà e sinceramente, e sarai salvato.

Infine, lasciate che rivolga una parola a quelli che pregano. Confido che quanti leggono questo sermone sappiano cos'è la preghiera e che posseggono lo spirito di adozione. A tali persone voglio rivolgere poche parole fraterne di ammonimento e di esortazione. L'incenso offerto nel tabernacolo doveva essere composto in un modo specifico. Non si poteva bruciare un qualsiasi tipo di incenso. Ricordiamoci di questo particolare e faremo più attenzione al soggetto e al nostro modo di pregare.

Fratelli che pregate, se ho capito qualcosa del cuore di un credente, spesso siete nauseati delle vostre preghiere. Non siete ancora penetrati nelle parole dell'apostolo "quando voglio fare il bene, il male si trova in me" tanto profondamente quanto a volte fate sulle vostre ginocchia. Non riuscite a capire le parole di Davide "Io detesto i pensieri vani". Simpatizzate con quel povero ottentotto convertito che pregava: "Signore, liberami da tutti i miei nemici, e soprattutto, da quell'uomo cattivo che sono io stesso". Non sono pochi i figli di Dio che spesso scoprono che il tempo della preghiera è un tempo di combattimento. Il diavolo ci fa particolarmente oggetto della sua ira, quando ci vede inginocchiati. Eppure, io credo che si debba avere un atteggiamento molto diffidente verso le preghiere che non ci costano alcuna difficoltà. Ritengo che noi siamo dei giudici inadatti dell'efficacia delle nostre stesse preghiere e che la preghiera che meno ci piace, spesso è molto gradita a Dio. Permettimi dunque, come tuo compagno d'armi nel combattimento cristiano, di darti qualche parola di esortazione. Una cosa almeno, dobbiamo sentirla tutti: il desiderio di pregare. Non possiamo rinunciarci. Dobbiamo andare avanti. Ti sottolineo pertanto l'importanza della riverenza e dell'umiltà. Non dimentichiamo mai cosa siamo e quale cosa solenne sia il parlare con Dio. Facciamo attenzione a non correre nella sua presenza con noncuranza e leggerezza. Diciamo a noi stessi: "Sono su suolo santo. Questa non è altro che la porta del cielo. Se non intendo ciò che dico, mi sto prendendo gioco di Dio. Se ho iniquità nel cuore, il Signore non vorrà ascoltarmi". Ricordiamo le parole di Salomone: "Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio; perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra" (Eccl. 5:2).

Abramo, rivolgendosi a Dio, disse: "sono polvere e cenere". Quando Giobbe parlò a Dio, disse: "io sono troppo meschino". Pertanto, comportiamoci anche noi così.

Ti raccomando inoltre l'importanza di pregare per lo spirito. Con questa espressione intendo che dovremmo darci sempre da fare per ricevere l'aiuto diretto dello spirito nelle nostre preghiere, facendo attenzione prima di tutto alle inutili formalità. Non c'è niente di così spirituale che rischi di diventare una forma quanto la preghiera privata. Possiamo cadere, senza accorgercene, nell'abitudine di usare le parole più adatte possibile e di offrire le preghiere più scritturali, eppure fare il tutto per abitudine, senza sentirlo, e camminare quotidianamente su un vecchio sentiero già battuto.

Desidero affrontare questo argomento con cautela e delicatezza. So che ci sono certe grandi cose che noi vogliamo quotidianamente e che non c'è nulla di necessariamente formale nel chiederle con le stesse parole. Il mondo, il diavolo e i nostri cuori, sono infatti ogni giorno sempre gli stessi e quindi viene di conseguenza che ci capiti di dire sempre le stesse cose. Ma io dico questo, che dobbiamo essere molto attenti su questo punto.  Se lo scheletro e lo schema delle nostre preghiere sono, per abitudine, quasi una forma, sforziamoci di fare in modo che diventino quanto più possibile influenzati dallo Spirito. Quanto poi al metodo di ripetere le preghiere suggerite da un libro, questa è una pratica che non posso approvare. Se siamo in grado dire ai nostri medici lo stato della nostra salute senza leggere un libro, dovremmo essere capaci anche di raccontare la condizione delle nostre anime a Dio.

Non ho niente da dire a chi si serve di stampelle per recuperare la motilità di un arto rotto. È meglio usare le stampelle che non camminare affatto. Ma se l'ho visto tutta la vita usare le stampelle, penso di non avere alcun motivo per complimentarmi con lui. Vorrei piuttosto vederlo abbastanza forte da gettare via le sue stampelle.

Ti raccomando poi l'importanza di fare della preghiera un regolare impegno di vita.

Ho qualcosa da dire in merito al valore della metodicità nella preghiera. Dio è un Dio d'ordine. Le ore per il sacrificio della mattina e della sera, nel tempio giudaico, non era state stabilite così, a caso. Non per nulla, il disordine è uno dei frutti del peccato. Ma non vorrei imporre nessun peso ad alcuno. Dico solo questo, che è essenziale per la salute dell'anima tua, destinare alla preghiera una parte del tempo normalmente destinato, nell'arco delle ventiquattro ore, a tutte le altre attività della vita. Così come hai un tempo per mangiare, per dormire e per lavorare, così è importante fissare un tempo per la preghiera. Scegli tu l'ora e il tempo propizio, a tuo piacimento. Parla con Dio la mattina, prima di dare udienza alle cose della vita oppure la sera, dopo aver compiuto tutto quello che la vita presente richiede. Ma stabilisci che la preghiera sia una delle cose più importanti di ogni giorno. Non relegarla in un angolino e non darle gli scarti e i ritagli del tuo tempo.

Qualunque cosa per te sia un dovere, rendi tale anche la preghiera.

 E ti raccomando anche di essere perseverante nella preghiera. Una volta che hai dato inizio a questa sana abitudine, non smettere mai. Forse qualche volta il tuo cuore potrà dirti: "Hai già fatto la preghiera di famiglia: che male ci sarà se tralasci di fare la tua preghiera privata?". Potrà anche capitare che il tuo corpo dica: "Non ti senti bene, hai sonno o sei stanco: non puoi pregare! ".

La tua mente potrebbe dirti, qualche volta: "Oggi hai degli impegni importanti da portare a termine; accorcia le tue preghiere".

Considera tutti questi suggerimenti come provenienti da Satana in persona. Sono buoni quanto lo può essere dire: "Trascura l'anima tua!". Ora, io non sto dicendo che le preghiere debbano avere sempre la stessa durata, ma piuttosto che non devi permettere a nessuna cosa di farti smettere di pregare. Paolo diceva: "Perseverate nella preghiera" e "non smettete mai di pregare". Non voleva dire che dobbiamo star sempre inginocchiati, ma che le nostre preghiere devono essere come l'olocausto continuo, offerte ininterrottamente tutti i giorni; che devono essere come il tempo della semina e del raccolto, come l'estate e l'inverno, che si ripresentano ininterrottamente a periodi regolari; che devono essere come il fuoco sull'altare, che non consumava sempre i sacrifici, ma che non si estingueva mai. Non dimenticare mai che puoi collegare le devozioni della mattina e della sera mediante una infinita catena di brevi preghiere recitate nella mente, durante la giornata.

Anche se sei in compagnia di qualcuno, al lavoro o per la strada, puoi silenziosamente inviare a Dio dei piccoli messaggeri alati, come fece Neemia quando era in presenza di Artaserse.

 E nessuno pensi che il tempo speso per Dio è sprecato. Se una nazione osserva il giorno del riposo, non impoverirà se perde un giorno lavorativo su sette all'anno. Un cristiano non sarà mai un perdente, alla lunga, se persevererà in preghiera.

Voglio far notare anche quanto sia importante avere il massimo zelo nella preghiera. Non è necessario che un uomo sbraiti o urli, o parli a voce molto alta, per dimostrare che è zelante. È però auspicabile che noi tutti siamo sinceri, calorosi e ferventi, chiedendo come se fossimo totalmente coinvolti in quello che stavamo facendo. Questa è la preghiera "del giusto fatta con efficacia". Essa è chiamata anche "gridare, picchiare, lottare, affaticarsi, sforzarsi". Questa è la lezione che ci insegnano alcuni personaggi biblici. Giacobbe ne è uno. Egli disse all'angelo a Penuel: "Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!" (Gen. 32:26).

Daniele ne è un altro. Ascoltate come  supplicò Dio: "Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo". Poi c'è il Signore Gesù; è scritto di Lui che "nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà" (Ebr. 5:7).

Ahimè, quanto sono distanti questi esempi da molte delle nostre supplicazioni! Quanto noiose e tiepide esse appaiono, paragonate a quelle preghiere! Quanto a ragione Dio può dire a molti di noi: "Tu non desideri veramente ciò per cui preghi!"

Cerchiamo di correggere questo errore. Cerchiamo di bussare forte alla porta della grazia, come fa Misericordia nel Pellegrinaggio del Cristiano, come se stessimo perendo, se non veniamo ascoltati. Mettiamocelo in mente che le preghiere fredde sono un sacrificio senza fuoco. Ricordiamoci la storia di Demostene, il grande oratore. Fu avvicinato da un uomo che voleva che lui appoggiasse la sua causa; lui lo ascoltava senza concentrarsi, mentre quello gli raccontava la sua storia, senza nessuna partecipazione emotiva. L'uomo lo notò e si mise a gridare ansiosamente che era tutto vero. "Ah", disse allora Demostene, "adesso ti credo".

Mi preme inoltre raccomandarti l'importanza di pregare con fede. Noi dobbiamo sforzarci di credere che le nostre preghiere sono ascoltate e che se chiediamo secondo la volontà di Dio, saranno anche esaudite. Questa è la chiara affermazione del nostro Signore Gesù Cristo: "tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete" (Mar. 11:24). La fede è per la preghiera ciò che la penna è per la freccia: senza di essa la preghiera non colpisce il bersaglio. Dovremmo coltivare l'abitudine di invocare l'adempimento delle promesse divine nelle nostre preghiere. Dovremmo idealmente portare qualche promessa davanti al Signore, e dire: "Signore, qui c'è questa promessa che Tu hai fatto. Adempila come hai promesso". Così facevano Giacobbe, Mosè e Davide.

Il salmo 119 è pieno di richieste fatte "secondo la Tua Parola". Soprattutto, dovremmo avere l'abitudine di aspettarci una risposta alle nostre preghiere. Dovremmo fare come il mercante che manda le sue navi per mare, che non è soddisfatto fin quando non ne vede tornare qualcuna. Ahimè, ci sono pochi punti sui quali i cristiani vengono tanto meno. La chiesa di Gerusalemme faceva fervide preghiere a Dio per Pietro che era in carcere (Atti 12:5). Robert Traill disse: "Non c'è segno più sicuro del gingillarsi in preghiera di quando gli uomini si mostrano indifferenti verso ciò che ottengono grazie ad essa".

Voglio pure sottolinearti l'importanza della schiettezza in preghiera. Certi uomini manifestano una confidenza sconveniente nella preghiera, che non posso elogiare. Ma c'è anche una santa franchezza e quella è straordinariamente desiderata. Alludo a quella mostrata da Mosè quando chiedeva a Dio di non distruggere Israele: "Perché gli Egiziani direbbero: «Egli li ha fatti uscire per far loro del male, per ucciderli tra le montagne e per sterminarli dalla faccia della terra!» Calma l'ardore della tua ira (Es. 32:12)". Mi riferisco a quella mostrata da Giosuè, quando i figli d'Israele vennero sconfitti dagli uomini di Ai: "e tu", egli disse, "che farai per il Tuo gran nome?" (Gios. 7:9).

È la franchezza che caratterizzò Lutero. Chi lo udì pregare, disse: "Che spirito, che confidenza, finanche nelle sue espressioni. Perseverava con una tale riverenza, come uno che stesse chiedendo qualcosa in elemosina a Dio, eppure con tale speranza e certezza, come se stesse parlando con un padre amorevole o con un amico".

Questa è la franchezza che distinse Bruce, un grande teologo scozzese del XVII secolo. Le sue preghiere furono definite "dei dardi scagliati verso il cielo".

E anche qui, purtroppo, temo che siamo manchevoli. Non realizziamo sufficientemente i privilegi del credente. Non supplichiamo tanto spesso quanto potremmo. "Signore, non siamo forse il Tuo popolo? Non è per la Tua gloria che dovremmo essere santificati? Non è per il Tuo onore che il Tuo vangelo dovrebbe maggiormente diffondersi?".

Poi, ti raccomando l'importanza della compiutezza in preghiera. Non dimenticare che il nostro Signore ci invita a guardarci dall'atteggiamento dei farisei, che, per pura apparenza, facevano lunghe preghiere; e, quando preghiamo, ci comanda di non usare vane ripetizioni. D'altra parte, non posso dimenticare che Egli ha praticato ampiamente certi atti di devozione, persistendo nella preghiera a Dio nottate intere.

In ogni caso, probabilmente non sbaglieremmo pregando molto, anzi, temo che parecchi credenti di questa generazione, preghino troppo poco. Ma, nell'insieme, non possiamo definire molto esigua l'effettiva quantità di tempo che certi cristiani dedicano alla preghiera? Temo che queste domande non riceveranno mai una risposta esauriente e che il culto privato di molti sia penosamente modesto e limitato; pregano giusto quel tanto che dimostrare che sono vivi e nulla più. Sembrano effettivamente desiderar poco da Dio, pare che abbiano poco da confessare, poco da chiedere e poco da ringraziarLo. Ahimè, un tale atteggiamento è completamente sbagliato.

Niente è più comune che udire credenti che si lamentano di non ricevere da Dio. Ci dicono che non crescono nella grazia come vorrebbero. Non dovremmo piuttosto nutrire il sospetto che molti ricevano tanta grazia quanta ne richiedono? La verità non è forse che essi ricevono poco perché chiedono poco?

Il motivo della loro debolezza va ricercata nelle loro proprie preghiere, che sono stentate, piccole, ritagliate, ridotte, affrettate, limitate, impercettibili. Non hanno perché non chiedono. No, non siamo limitati in Cristo, ma in noi stessi. Il Signore dice: "Apri la tua bocca e io la riempirò". Ma noi facciamo come quel re d'Israele, che percosse il suolo tre volte e poi si fermò, quando avrebbe dovuto colpire cinque, sei volte.

Ti raccomando pure l'importanza della scrupolosità in preghiera. Non dobbiamo accontentarci di grandi e generiche richieste. Dovremmo essere specifici nelle nostre domande davanti al Trono della grazia. Non dovremmo mai stancarci di confessare che siamo peccatori: dovremmo nominare i peccati dei quali la nostra coscienza ci attesta che siamo più colpevoli.  Non dovrebbe mai essere abbastanza il nostro desiderio di santità; dovremmo ripetere una ad una le virtù nelle quali ci sentiamo più carenti. Non dovremmo mai smettere di dire al Signore che siamo in difficoltà, descrivendoGli dettagliatamente il nostro problema e tutti i suoi aspetti tipici. Questo fece Giacobbe, quando temeva suo fratello Esaù. Raccontò a Dio esattamente quali erano i suoi timori (Gen. 32:11). Questo fece anche Eliezer, quando cercava una moglie per il figlio del suo padrone. Disse accuratamente a Dio ciò che desiderava (Gen. 24:12). Paolo anche agì in questo modo, quando ricevette quella spina nella carne. Egli supplicò il Signore (2 Cor. 12:8). Questa è vera fede e intimità.

Noi dovremmo essere convinti che niente è troppo piccolo per essere menzionato davanti a Dio. Che penseremmo di un paziente che dice al dottore di essere malato, ma senza entrare nei dettagli? Che penseremmo di una moglie che confessa al marito di essere infelice, senza però specificarne la causa? E cosa pensare di un bimbo che dice al padre di essere nei guai, e nient'altro? Cristo è il vero sposo dell'anima, il vero medico del cuore, il vero padre di tutto il suo popolo. Mostriamo di sentire questo impulso, non avendo alcuna riserva nel comunicare con Lui. Non nascondiamoGli nulla. ApriamoGli tutto il nostro cuore.

Ti raccomando poi l'importanza dell'intercessione in preghiera. Noi uomini, per natura, siamo egoisti e il nostro egoismo è radicato in noi, anche se siamo convertiti.

C'è in noi la tendenza a pensare solo alle nostre anime, ai nostri conflitti spirituali, al nostro progresso nella religione, dimenticando gli altri. Contro simile tendenza abbiamo tutti bisogno di vegliare e lottare in preghiera. Dovremmo studiarci di avere uno spirito altruista. Dovremmo noi stessi scuoterci, nominando anche altri nomi oltre al nostro, quando siamo davanti al trono della grazia. Dovremmo sentire sui nostri cuori il peso del mondo intero, dei pagani, dei giudei, dei cattolici romani, di tutti i credenti, delle chiese protestanti, della nazione in cui viviamo, della comunità a cui apparteniamo, della famiglia che rappresentiamo, degli amici e delle persone alle quali siamo legati.

Dovremmo intercedere per ciascuno e per tutti questi. Questo è l'atto di carità più grande. Mi ama di più chi mi ama nelle sue preghiere. Ciò è per la salute dell'anima tua. Allarga le nostre simpatie ed espande i nostri cuori. Questo è per il bene della chiesa. Le ruote di tutto il meccanismo per far sviluppare il vangelo sono mosse dalla preghiera. Quelli che intercedono come Mosè sul monte, per la causa del Signore, fanno quanto quelli che combatterono come Giosuè nel pieno della battaglia. Questo è essere come Cristo. Lui porta i nomi del suo popolo, come loro sommo Sacerdote, davanti al Padre. Oh, il privilegio di essere come Gesù! Cioè, di essere un vero aiuto per i ministri. Se devo scegliere una chiesa, voglio un popolo che prega.

Ti raccomando l'importanza della riconoscenza in preghiera. So bene che chiedere a Dio è una cosa e lodare Dio è un'altra. Ma io vedo un legame così stretto tra la preghiera e la lode nella Bibbia, che non oso chiamare vera preghiera quella nella quale il ringraziamento non ha parte alcuna. Non per nulla Paolo dice "...fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti" (Filip. 4:6) ". "Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie" (Col. 4:2).

È per grazia che non andiamo all'inferno. È per grazia che abbiamo la speranza di andare in cielo. È per grazia che viviamo in una terra di luce spirituale. È per grazia che siamo stati chiamati dallo Spirito e non veniamo lasciati a raccogliere il frutto delle nostre vie. È per grazia che viviamo ancora e abbiamo opportunità di glorificare Dio. Certo, questi sono i pensieri dovrebbero riempire la nostra mente ogni volta che parliamo con Dio. Anzi, non dovremmo mai aprire le labbra in preghiera senza benedire Dio per la grazia gratuita mediante la quale sussistiamo, e per l'amorevole benevolenza che dura in eterno. Mai ci fu un uomo santo che non sia stato pieno di riconoscenza. Quasi mai Paolo scrisse un'epistola senza principiarla con dei ringraziamenti. Uomini come Whitefield, nel secolo scorso, o Bickersteth, nel nostro secolo, hanno sempre abbondato in riconoscenza. Lettore, se vogliamo essere dei luminosi esempi nel nostro tempo, dobbiamo coltivare uno spirito di lode. Che le nostre preghiere siano preghiere riconoscenti.

E poi ti raccomando della vigilanza sulle tue preghiere. La preghiera è quell'atto della religione sul quale devi vigilare di più. È qui che comincia la vera religione; qui essa fiorisce e qui si corrompe. Dimmi quali sono le preghiere di un uomo, e io ti dirò subito qual è lo stato della sua anima. La preghiera è il nostro polso spirituale. Tramite essa è possibile controllare lo stato di salute spirituale. Essa è il barometro spirituale. Per mezzo della preghiera possiamo sapere se nei nostri cuori c'è bello o cattivo tempo.

Oh, teniamo continuamente d'occhio le nostre devozioni private. Qui c'è il l'essenza, il midollo del nostro cristianesimo pratico. Sermoni, libri e trattati, riunioni varie e la compagnia di uomini perbene, sono tutte buone cose, ma non potranno mai sostituire la mancanza di preghiera privata.

Segnatevi i luoghi, l'associazione e le compagnie che distolgono in qualche modo i vostri cuori dall'aver comunione con Dio e rendono pesanti le vostre preghiere.

Lì dovete essere più guardinghi. Osservate bene quali amici e quali occupazioni lasciano l'anima vostra l'impronta più spirituale e la rendono più disposta a parlare con Dio e ad essi rimanete fedeli e appiccicati.

Se vigilate bene sulle vostre preghiere, niente potrà veramente andare storto per l'anima vostra.

Vi ho proposto questi argomenti per farveli considerare in privato: l'ho fatto in tutta umiltà. So che nessuno più di me ha maggior bisogno che gli vengano rammentati. Ma credo che siano la verità di Dio e desidero che io e tutti quelli che amo ne avvertano maggiormente il peso.

Voglio che i tempi che viviamo, siano tempi di preghiera. Voglio che i cristiani odierni siano cristiani che pregano. Voglio che la chiesa sia una chiesa che prega. Il desiderio e la preghiera del mio cuore nel dirvi queste cose è quello di promuovere uno spirito di preghiera. Io voglio che quelli che non hanno ancora pregato, si levino e invochino Dio e voglio che quelli che pregano, vedano che non stanno pregando in modo sbagliato.


FINE

 

 

     
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