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Data di pubblicazione : 02/12/2013


PAUL SCHNEIDER

L’APOSTOLO DI BUCHENWALD


Paul SchneiderPaul Schneider era un ministro di culto tedesco. Non era un teologo, un predicatore o un evangelista particolarmente dotato. Nessuno avrebbe mai sentito parlare di lui, se non avesse resistito alla crudeltà nazista e non fosse stato ucciso in un campo di concentramento. Era però un uomo integro che lottava per i valori in cui credeva. Altri uomini più brillanti avevano trovato delle ragioni per collaborare con i nazisti, ma Paul Schneider non poteva rinnegare i suoi principi. Quando uno dei suoi compagni prigionieri lo implorò di salvarsi e di pensare a moglie e figli, ricevette una risposta telegrafica: «Io so perché mi trovo qui».

Gli sarebbe bastato solo firmare un pezzo di carta, impegnandosi a rinunciare alla cura della sua chiesa e sarebbe tornato libero. Gli ufficiali lo pungolavano continuamente: firma e sarai libero. Schneider nacque a Pferdsfeld, in Germania, nel 1897, figlio di un pastore calvinista. Suo padre era assai zelante e temeva Iddio: questo sarebbe stato il particolare che avrebbe segnato il ministero di Paul fino alla morte.

Paul aveva combattuto nella prima grande guerra ed era rimasto gravemente ferito allo stomaco, ma aveva un senso del dovere che lo aiutò a ristabilirsi. Aveva studiato medicina ma dopo la guerra cominciò a pensare che la salute spirituale è più importante di quella fisica. Venne poi in contatto col liberalismo, che gli causò diversi problemi. Tuttavia, un giorno, un raggio di vita eterna penetrò nell'anima sua e fu riempito di grande gioia e pace.

L'anno dopo, completati gli studi universitari,  trovò lavoro in un altoforno a Dortmund, assaporando stenti e privazioni, conoscendo la gente vera e capendo che cos'è la vita.

Dopo alcuni mesi accedé nel college di Soest per il suo anno di studio per il ministero. Voltò completamente le spalle al liberalismo, ritrovando pienamente il messaggio del Vangelo. Quando terminò la sua formazione, trascorse alcuni mesi a lavorare in una missione a Berlino.

Ordinato al ministero nel 1925, Schneider divenne assistente pastore a Essen-Alstadt. Poco dopo, quando suo padre morì nel 1926, fu eletto all'unanimità suo successore e divenne pastore di Hochelheim. Era un uomo coscienzioso e diligente e svolgeva con particolare dedizione un ministero verso i malati. Una giovane donna vicina alla morte disse che lui le aveva insegnato che «un'ora di agonia gioiosa è meglio di un'intera vita». Un giovane testimoniò: «ora posso morire in pace e senza alcun timore della morte, e di questo devo ringraziare il nostro pastore! Adesso sono in pace con Dio e il diavolo non ha più potere su di me».

Paul non annacquò mai il messaggio biblico per piacere ai leader ecclesiastici terreni o al partito dei nazisti, che all'epoca era in piena espansione. Tuttavia, cercando di esercitare la sana disciplina, venne in contrasto coi suoi anziani di chiesa. Come Calvino, disse: «La disciplina è il nerbo della Chiesa. Se il nerbo si spezza, tutto il corpo rimane senza forza». Egli infatti era severo con quelli che infrangevano i comandamenti e sottolineava l'importanza di rimanere fedeli al vincolo del matrimonio. Questo lo portò in conflitto con molti, inclusi i giovani nazisti. Sebbene sapesse di avere dalla sua parte la maggioranza dei credenti, dato che i suoi anziani non lo sostenevano, si dimise e nel 1934 accettò il pastorato della chiesa di Dickenschied.

Al suo insediamento, il sovrintendente predicò su questo importante testo: Io ti farò essere per questo popolo un forte muro di bronzo; essi combatteranno contro di te, ma non potranno vincerti, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti», dice il Signore (Ger. 15:20).

Paul ricevette un calorosissimo benvenuto dalla sua nuova comunità.

Ma la pace non sarebbe durata a lungo.

Paul Schneider con la moglie MargaretIn quello stesso anno, al funerale di un giovane, Schneider biasimò il leader nazista locale intervenuto alle esequie, il quale aveva dichiarato che avrebbe iscritto il defunto nelle Truppe d'Assalto celesti. Tre giorni dopo Schneider fu arrestato e tenuto in prigione per una settimana. In seguito alle molte proteste della gente del luogo fu però rilasciato. Scrisse poi alle autorità che, perché potesse esserci pace tra chiesa e Stato, il Partito doveva rispettare l'ordine, la dottrina e la visione della chiesa.

Il 1934 fu comunque  un anno travagliato. Paul e i suoi collaboratori dovettero dichiarare la propria disobbedienza al Sinodo Nazionale Ecclesiastico e ai suoi precetti.

Egli scrisse: «Lo faccio con gioia, perché non credo che potremmo mai ottenere una pace dignitosa per la Chiesa di Cristo con queste macchinazioni menzognere».

In quell'autunno, lui e i pastori che erano con lui furono destituiti e i loro stipendi sospesi, ma le rispettive congregazioni si misero all'opera e li sostennero con delle collette: dopo circa tre mesi furono tutti reintegrati.

Paul fu spesso chiamato dal sindaco e ammonito per quello che predicava, ma lui non voleva essere una canna dimenata dal vento  che attestava soltanto quello gli uomini vogliono udire o che è sicuro. Col supporto del suo collegio di anziani, cercò di educare le persone le cui vite erano instabili, compresi alcuni ufficiali del partito nazista.

Il 31 maggio del 1937 fu arrestato dagli uomini della Gestapo e imprigionato a Coblenza, dove passava il tempo studiando la Bibbia, imparandola a memoria e testimoniando come meglio poteva ai compagni di prigionia. Era considerato un nemico dello Stato perché non accettava compromessi nella fede. Un ufficiale lo informò che la causa del suo arresto era stata la sua insistenza nell'insegnamento religioso.

Dopo alcune settimane fu rilasciato ma fu allontanato da Rhineland, l'area dove era situata la sua comunità. Fu così portato in auto da Rhineland a Wiesbaden. Andò dritto alla stazione ferroviaria, gettò il foglio di allontanamento nella spazzatura e prese il primo treno per casa. Dio gli aveva affidato quella chiesa e l'uomo non poteva togliergliela.

Paul Schneider con sua moglie ed i suoi bambiniUna mattina, mentre predicava in una delle sue chiese, fu nuovamente arrestato. Paul incaricò la moglie: «Di' alla chiesa che io sono e rimarrò il loro pastore!».  La chiesa lo sostenne e non volle nessun suo sostituto fino alla sua morte. Paul scrisse dalla prigione: «Non è buono occuparci della nostra vita, quando il lupo viene per attaccare le pecore, bramoso delle anime del nostro popolo e soprattutto dei nostri giovani. Dove c'è un mercenario, il lupo rapisce e disperde le pecore». Se Schneider avesse accettato l'esilio e il distacco dal suo gregge, sarebbe stato liberato. A novembre fu trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald.

L'ultima immagine che la moglie Margaret ebbe del suo Paul fu mentre veniva trasportato sul camion della prigione. Ella ricordò:  «Se ne andò sorridendomi».

Fu certamente molto duro separarsi dalla sua cara moglie e dai suoi bambini.

L'inizio della prigionia gli sembrò relativamente passabile; ma nella primavera del 1938 fu diramato un ordine che imponeva a tutti i prigionieri di passare davanti alla bandiera nazista e di togliersi il berretto. Schneider dichiarò che il saluto alla bandiera nazista era un atto idolatra e si rifiutò di ubbidire. Gli furono date 25 frustate e fu gettato in una cella oscura.

Paul rimase in isolamento fino alla sua morte.

Subì ripetute e pesanti torture e sofferenze, che però non lo piegarono. Mattina e sera, ogni volta che veniva aperta la porta della cella o che ne veniva condotto fuori per ricevere nuove torture dopo aver predicato dalle sbarre della cella agli altri reclusi, lo si sentiva gridare ad alta voce, a tutti coloro che potevano sentirlo, parole di conforto e di giudizio della Bibbia.

All'inizio dell'estate del 1939 fu tenuto per diversi giorni appeso con le mani dietro la schiena e col corpo continuamente piegato.  Questo diabolico metodo di tortura gli causò incessante dolore, ma lui soffriva pazientemente. Che testimonianza dovette essere per i suoi compagni di sventura e per i loro aguzzini! Non fu mai liberato dalla cella di punizione, perché era diventato il pastore dei restanti prigionieri e si temeva la sua influenza. Nella sua ultima lettera alla moglie, poco prima di andarsene col Signore, Schneider scrisse: «Se solo potessimo imparare da tutto questo e maturare per mezzo di ciò che ci è accaduto, trionfando così sulle sofferenze!».

Il 18 luglio sua moglie ricevette un telegramma: Paul Schneider, nato il 29 agosto del 1897, è morto oggi. Se desidera che venga seppellito a sue spese, contatti entro 24 ore  il Registro delle Morti di Weimar. Diversamente, il corpo verrà cremato. Il comandante del Campo di Buchenwald.

Paul fu sepolto tra le pecore del suo amato gregge, a Dickenschied.  Un ministro di culto disse di lui : «ora è libero, la sua fede si è trasformata in visione, ed è tornato a casa». L'esempio di Schneider esorta noi credenti del XXI secolo a rimanere fedelmente attaccati alla verità a qualunque costo.






 

     
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