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Data di pubblicazione : 09/06/2014
Felix Manz il Primo martire della Congregazione svizzera dei Fratelli Felix Manz nacque nel 1498, figlio illegittimo di un ecclesiastico di Zurigo. Aveva una profonda conoscenza di latino, greco ed ebraico. Nel 1519, a Zurigo era giunto Ulrico Zwingli e nel 1521 Felix, con alcuni suoi compagni, tra i quali Simon Stumpf, George Binder e Valentine Tsuchude, si unì entusiasticamente al gruppo di studi biblici del teologo svizzero. Si riunivano alle 7 del mattino, tranne i venerdì e le domeniche. Inizialmente il gruppo ebbe solo scopi culturali, non religiosi, ma poi, influenzato da Erasmo da Rotterdam, si interessò dello studio delle lingue della Bibbia. In ogni incontro si leggeva un passo biblico in latino e, in un secondo tempo, anche in greco e ebraico, con la direzione di Zwingli. Ciascuna riunione veniva poi conclusa con un sermone espositivo in tedesco, predicato da uno dei presenti. Nel marzo del 1522, Zwingli e un gruppo di cristiani di Zurigo contestarono e infransero le norme relative alla Quaresima imposte dalla Chiesa cattolica romana, affermando la sola autorità della Scrittura quale loro giustificazione; l'evento ebbe come conseguenza le "previdenti" dimissioni dal sacerdozio di Roma di Zwingli, il quale fu subito reimpiegato dal Comune come pastore evangelico. Il movimento della Riforma cominciò a diffondersi da Zurigo in Svizzera, anche se quasi subito manifestò una certa frammentazione interna. Differenze di vedute sorsero quando Felix Manz e Conrad Grebel chiesero l'abolizione della Messa e delle decime. Zwingli esitava a caldeggiare questi cambiamenti, pur conoscendo bene il fondamento biblico sul quale erano fondate tali proposte (si veda, su questo, il suo famoso sermone sulla giustizia umana e quella divina del 24 giugno 1523). Così, quando Zwingli trasferì la decisione al consiglio di Zurigo, Manz e Grebel presero a tenere delle proprie riunioni in casa della madre di Manz. Manz e Grebel erano inflessibili e volevano eliminare drasticamente gli abusi perpetrati dal sistema cattolico romano, mentre Zwingli desiderava procedere a rilento con la riforma. In effetti, la vera Riforma a Zurigo andava a rilento: nel 1525, le chiese cittadine celebravano ancora la messa, ma senza sacrificio, il battesimo dei neonati e la Cena del Signore senza far bere il calice all'intera assemblea. In sostanza, praticavano tutti gli orpelli della religione cattolica, con qualche piccola modifica. Nel dicembre del 1524, Felix Manz scrisse al Consiglio cittadino contro il battesimo dei neonati e chiese a Zwingli di rispondere per iscritto. Felix desiderava un dibattito scritto, perché sapeva che Zwingli condivideva le posizioni del gruppo sul battesimo dei bambini. In una discussione confidenziale, il riformatore svizzero aveva infatti affermato che battezzare i neonati è biblicamente sbagliato. In quel tempo, il battesimo dei bambini era una cerimonia che rendeva il nascituro un cittadino a tutti gli effetti. Era necessario per ragioni secolari, come oggi lo è un certificato di nascita. I suoi motivi religiosi erano insomma secondari, o quasi inesistenti. Agli inizi del 1525, Grebel fece diversi tentativi per convincere Zwingli a dichiarare la sua posizione. Il gruppo continuava a portare avanti lo studio e la discussione ogni martedì sera, ma Zwingli lo frequentava solo due volte: lo scopo era naturalmente eludere l'opposizione di Grebel e Manz al battesimo dei neonati. La divisione si andò poi allargando e tutte le parti interessate lo percepivano. Diversi genitori rifiutarono di lasciar battezzare i propri figli alla Chiesa di stato. Zwingli rispondendo a un messaggio di Grebel, che premeva per una decisione in merito, rispose: "dobbiamo procedere con calma ed eliminare i riti cattolici in modo benevolo".(1) Il 17 gennaio si tenne un pubblico dibattito nel municipio di Zurigo per decidere sulla questione, con Conrad Grebel e Felix Manz in rappresentanza dei Fratelli. Il consiglio della città dichiarò Zwingli vincitore; era l'inizio della persecuzione contro il movimento radicale della Riforma a Zurigo. Il 18 gennaio fu emanato un ordine in cui si informavano tutti quelli che non avrebbero battezzato i propri figli entro otto giorni, che sarebbero stati espulsi dalla città. Inoltre, Grebel e Manz dovevano rinunciare alle loro convinzioni e rimettersi al parere dei "miei signori" (il consiglio comunale), cosa che i Fratelli non vollero fare. Dopo questo rifiuto da parte del consiglio comunale, il 21 gennaio i fratelli, riuniti in casa della madre di Manz, tennero un culto battesimale per adulti e un servizio di Cena del Signore tra di loro. Conrad Grebel battezzò George Blaurock, Blaurock a sua volta battezzò gli altri. L'atto sancì la totale rottura dei rapporti con la chiesa zwingliana, e la nascita di un nuovo corpo di credenti, che si diffuse rapidamente per tutta la città e nel cantone di Zurigo. Manz usò le sue abilità linguistiche per tradurre i testi biblici nella lingua del popolo e svolse con entusiasmo il ministero di evangelista. Durante la sua opera missionaria, come vedremo, fu più volte arrestato. Il 20 marzo 1525 ebbe luogo una seconda disputa in Zurigo. Anche stavolta il risultato fu negativo: i Fratelli (14 uomini e 7 donne) furono imprigionati nell'Hexenturm (la torre delle streghe) e messi a pane e acqua. Il 5 aprile riuscirono a fuggire ma vennero subito catturati. Manz dichiarò che se si era preso la libertà di predicare in altre sedi pastorali, aveva fatto esclusivamente ciò che un discepolo di Cristo deve fare. Aveva contestato la pena capitale, così come l'uso della spada e non aveva insegnato la comunanza dei beni, ma solo la disponibilità a condividerli con i bisognosi. Successivamente Felix fu liberato e si recò nell'Oberland di Zurigo, a Grüningen, dove però non rimase a lungo. A metà maggio lo troviamo con George Blaurock a Chur, nel cantone dei Grigioni, patria di Blaurock. Il 18 luglio fu arrestato e ricondotto a Zurigo. Nella lettera inviata dal magistrato di Chur al Consiglio di Zurigo, datata 13 luglio 1525, si legge: Per lungo tempo abbiamo avuto tra noi un certo Felix Manz, quello stesso che ha creato non pochi problemi e discordia tra il nostro popolo, battezzando persone adulte e predicando all'aperto, al punto che gli ordinammo di lasciare la città. Dopo questo, ritornò e agì come prima, ignorando la pubblica dichiarazione della Chiesa che proibisce il battesimo degli adulti dietro pena di morte, perdita dell'onore e della proprietà. Quindi lo abbiamo arrestato e trattenuto per un paio di giorni, ma siccome è una persona ostinata e recalcitrante, lo abbiamo liberato e inviato a voi, essendo uno dei vostri, chiedendovi sentitamente di non perderlo di vista e di tenerlo nel vostro territorio, in modo da potercene sbarazzare, affinché la nostra gente rimanga in pace e, nel caso di una sua ricomparsa, non ci vediamo costretti a prendere più severe misure contro di lui.
A Zurigo, Manz fu incarcerato nel Wellenberg e rilasciato il 7 ottobre. Il giorno dopo era già all'opera insieme a Conrad Grebel, intervenendo a una riunione di Anabattisti svoltasi a Bezholz, durante la quale i due furono sorpresi dal magistrato. Grebel fu arrestato mentre Manz riuscì a darsi alla fuga fino al 30 ottobre, quando fu catturato anche lui. Su proposta del magistrato, il 6 e l'8 novembre si tenne in Zurigo una terza disputa anabattista, presso la cattedrale del Grossmünster. Anche stavolta Grebel e Manz furono i portavoce dei Fratelli. Il risultato fu che il 18 novembre il consiglio decretò la prigione, in regime di pane, acqua e mus (purè) per Blaurock, Grebel e Manz, vietando ai tre ogni contatto con l'esterno "finché i miei signori non lo riterranno opportuno". Questa detenzione non fu lunga. Poco dopo troviamo i tre esponenti dei Fratelli ancora nella zona alpina di Zurigo, dove annunziarono più energicamente che mai le loro dottrine. Furono però nuovamente arrestati. I tre serbarono la fede ed erano pronti a morire per essa. Chiesero ancora una volta l'autorizzazione a presentare per iscritto il loro punto di vista riguardo il battesimo, come aveva già fatto Zwingli nel suo libro Vom Tauff, vom Wiedertauff und vom Kindertauff (verso la fine del maggio 1525). Manz dichiarò esplicitamente di non aver mai messo in dubbio, ma solo reso testimonianza alla sua fede; erano le Scritture ad averlo portato alla sua posizione sul battesimo; inoltre, secondo le Scritture, nessun cristiano deve colpire di spada, né opporre resistenza al male. Stavolta il consiglio adottò misure più dure. Il 7 marzo pronunciò la sentenza: Manz, Grebel e Blaurock, insieme ad altri 15 anabattisti, tra cui sei donne, siano messi a pane e acqua a giacere sulla paglia nella torre nuova, fino alla morte e alla putrefazione. Nessuno potrà visitarli o mutare la loro condizione, stiano essi bene o siano ammalati, senza il consenso dei miei signori.
La ripetizione del reato sarebbe stata punita senza pietà con l'annegamento. Tuttavia, prima del tempo indicato dalla gravità del verdetto, le porte della prigione si riaprirono. Nell'aprile 1526 i tre leader aiutavano i loro confratelli perseguitati nei Grigioni e nell'Appenzello. Nell'autunno del 1526 si venne a sapere che Manz e Blaurock stavano battezzando nella regione di Grüningen. Per mettere fine a questa attività il Consiglio applicò l'editto del 7 marzo, che rendeva il battesimo degli adulti punibile con l'annegamento. Il 3 dicembre di quell'anno, Manz e Blaurock, sorpresi in una riunione dei Fratelli, furono arrestati e condotti a Zurigo, dove furono messi nella prigione del Wellenberg. Era l'ultima carcerazione di Manz. Il 5 gennaio 1527 fu infatti condannato a morte perché contrariamente all'ordine e al costume cristiano era diventato seguace dell'Anabattismo,(2) accettandone e insegnandone agli altri le dottrine e, divenuto leader in tali cose, aveva ammesso di aver detto di voler riunire coloro che volevano accettare e seguire Cristo e di unirsi a loro mediante il battesimo, lasciando che tutti vivessero secondo la propria fede, facendo sì che lui e i suoi seguaci si separassero dalla Chiesa Cristiana, dando vita a una propria setta, sotto apparenza di chiesa e raduno cristiano; perché aveva condannato la pena capitale e, per accrescere il suo seguito, si era vantato di aver ricevuto certe rivelazioni dalle epistole paoline. Ma dal momento che tale dottrina è dannosa per l'utilizzo concorde di tutta la cristianità e produce oltraggio, ribellione e sedizione ai danni del governo, oltre a sconvolgere la pace comune, l'amore fraterno e la cooperazione civile e a causare ogni male, Manz sia consegnato al boia, che gli legherà le mani...e lo spingerà nell'acqua, lasciandolo annegare; in tal modo egli avrà pagato il debito con la legge e con la giustizia... siano poi confiscate le sue proprietà dai miei signori. Manz voleva solamente "raccogliere quelli che erano disposti ad accettare Cristo, ad obbedire alla Parola e seguire le Sue orme, ad unirsi ad essi mediante il battesimo, lasciandoli, per il resto, nella loro presente convinzione", mentre Zwingli e il consiglio lo accusavano di rifiutarsi ostinatamente "di abbandonare il suo errore e il proprio capriccio". Felix Manz fu tirato fuori dalla prigione del Wellenberg e condotto al mercato del pesce, presso il fiume Limmat, dove fu letta la sua condanna a morte. Passando per le botteghe, lo si sentì lodare Dio ad alta voce e testimoniare gioiosamente alla gente che andava a per morire per la verità. Poi il lugubre corteo giunse sul luogo del supplizio e gli legarono le mani, dietro le ginocchia, a un palo. Erano le tre del pomeriggio. "Fermatosi, avendo le profonde acque del lago di Zurigo sotto di lui, il cielo blu sopra il suo capo e le montagne dai picchi innevati intorno a lui, la sua anima, di fronte alla morte, guardava oltre quelle cose. Quasi non sentiva il pastore riformato che gli stava affianco e che lo incoraggiava con partecipazione a cambiare opinione; ma quando udì la voce di sua madre e di suo fratello sulla sponda opposta, che lo esortavano a rimanere fermo e a soffrire per amore di Cristo, si mise a cantare ad alta voce In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum, finché le acque non lo sommersero". Manz fu sepolto nel cimitero di San Giacomo, a Zurigo e le sue proprietà confiscate dal comune di Zurigo. Nell'Ausbund, un vecchio innario anabattista, c'è l'inno n° 6 scritto da lui, intitolato Mit Lust so will ich singen ("Canterò con gioia"). Clicca qui per scaricare l'inno in formato MP3 |
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