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SAMUELE MANUELE (1885-1962)

Salvatore Manuele nacque il 19 luglio 1885 a Scordia, un importante centro per la produzione ed il commercio agricoli in provincia di Catania, che sorge sulle propaggini dei monti iblei, noto per i suoi agrumeti, da umile famiglia di contadini.

Nel 1912, insieme con la moglie Vincenza Caniglia e con la figlioletta Giuseppina, di pochi mesi, emigrò a Chicago negli Stati Uniti in cerca di lavoro. La vita della famigliola continuò felice per alcuni anni, ma nel 1919 fu colpita da un grave lutto. La bimba tanto amata fu colpita dalla "spagnola", quella tremenda epidemia influenzale che fece migliaia di vittime. "Fu proprio la morte di questa bimba ... a fargli cercare un Dio reale ..."

Giuseppina infatti una settimana prima di morire annunziò ai suoi la propria dipartita perché diceva, 'doveva essere un angelo del Signore" (1).

Salvatore, colpito tanto profondamente dalla perdita della figlia, tento di ricercare Dio, del Quale la figliola aveva parlato, si rivolse a qualche sacerdote, ma non ottenne nessuna indicazione ed aiuto.

Ma sul posto di lavoro incontrò due cristiani, i fratelli Menna, uno forse proprio Nicola Menna, consorte di Lucia Menna, una delle prime testimoni della pentecoste tra gli italiani, questi gli annunciarono la gloriosa buona notizia dell'Evangelo che Dio si era rivelato in Cristo e che era tanto vicino e vivente da poter rispondere a chi Lo cercava ed invocava.

I Menna continuarono a testimoniargli e ad incoraggiarlo e lo accompagnarono alla Assemblea Cristiana di Chicago dove si convertì al Signore. "Era l'anno 1919. Finalmente felice in Cristo partecipò alla moglie la bella notizia che aveva trovato" l'Iddio vivente e vero da adorare in ispirito e verità. La moglie però contrastò questa sua nuova vita fin dall'inizio, ritenendo la fede abbracciata dal marito ... da evitare perché derisa da tutti" (2) perché l'Assemblea Cristiana di Erie Street, sorgeva proprio nel cuore dell'allora quartiere italiano di Chicago, ed i credenti erano beffati e scherniti per la loro fede.

"Scoraggiato da questo atteggiamento della moglie chiese aiuto ... al fratello Francescon perché testimoniasse alla moglie." Questi," rispose che doveva prima pregare il Signore; accettò solo quando udì la voce divina dirgli: ‘Va, perché sono miei’ (3).

I coniugi Francescon visitarono Vincenza Manuele che fu particolarmente colpita dai cantici cantati dalla sorella Francescon la quale possedeva una bellissima voce. Poi anche Nicola e Lucia Menna le fecero visita e la incoraggiarono ad accettare Gesù come Salvatore.

Vincenza, però, pur cominciando a convincersi della verità dell'Evangelo continuava a preoccuparsi del disprezzo dei suoi amici e conoscenti, ma un giorno mentre era al lavoro ella sentì "chiaramente lei sola e nessuna delle altre lavoratrici presenti, una voce dirle: 'prendi la tua croce e seguimi. Capì allora che le sue obiezioni erano irrilevanti dinanzi a Dio (4).

Alla fine Vincenza Manuele si decise ad entrare per la prima volta nella sala di culto dell'Assemblea Cristiana. "Capitò in un servizio battesimale. Il fratello Francescon, dopo la predica invitò chi avesse accettato in quel momento Gesù a dimostrarlo accettando il battesimo. Tra la sorpresa generale si fece avanti in quell'affollato locale ... e fu battezzata in acqua (5).

"Uscendo dall'acqua il Signore la battezzò nello Spirito Santo. A quel culto il fratello Salvatore era assente, si può immaginare la sua gioia nel sapere della esperienza cristiana della consorte, anche se egli non era ancora battezzato nello Spirito Santo. Finalmente la famigliola aveva ritrovato la serenità e la gioia nel Signore. Ma un altro pensiero cominciò ad assillare Salvatore Manuele, quello di tornare a Scordia per testimoniare dell'Evangelo ai familiari ed in particolare a sua madre gravemente malata.

Espresso questo suo desiderio ai fratelli anziani della Comunità di Chicago, essi tentarono di dissuaderlo, perché ritenevano che senza aver fatto l'esperienza pentecostale non avrebbe potuto resistere alle persecuzioni che inevitabilmente avrebbe incontrato. Ma Salvatore continuò a pregare ed a chiedere a Dio guida e consiglio, finché un giorno udì la voce del Signore dirgli: "Io ti sarò scudo e targa". Questa era una espressione biblica che egli allora non conosceva (Salmo 91:4). Incoraggiato da questa parola lascio il lavoro e partì alla volta dell'Italia con i suoi cinque figli e la moglie che era in attesa "dell'unica figlia, che sarà l'unica a rimanere a Scordia col padre.

Giunsero a Scordia il 25 giugno 1925, il fratello Manuele si trovò subito dinanzi alle prime difficoltà. "Purtroppo non ebbe la gioia di vedere i familiari convertirsi anzi da loro ebbe solo derisione e contrasti. Si volse allora a testimoniare a chiunque il Signore gli mettesse in cuore, raccogliendo man mano dei frutti" (6).

Qualche mese dopo, durante una sua visita alla Comunità di Catania, all'epoca condotta da Serafino Arena, il Signore battezzò Salvatore Manuele nello Spirito Santo. Questo fu il principio di un risveglio a Scordia dove il Signore lo usò potentemente, salvando molte anime, manifestando potenti liberazioni e battezzando con lo Spirito Santo.

Da allora egli cominciò a godere del rispetto dei suoi cittadini e "spesso era chiamato da famiglie con congiunti infermi perché pregasse per loro" (7).

Salvatore Manuele fece anche un'esperienza missionaria in Libia. Un nuovo credente della comunità di Scordia, A. Rizzo, testimoniò a dei parenti residenti vicino Tripoli, poi li mise in contatto col Fratello Manuele, il quale cominciò una folta corrispondenza con loro fino al punto che questi chiesero di testimoniare della loro fede viva in Cristo con il battesimo in acqua. Salvatore decise allora di visitarli per celebrare il battesimo, ma quando giunse in Libio fu arrestato e dopo essere stato trattenuto in carcere per qualche giorno fu rilasciato ed espulso perché indesiderabile, con l'ordine di non tornare più in quella terra. Intanto il suo ministerio si allargava non soltanto per la cura della nascente comunità di Militello Val di Catania, ma anche nelle visite alle comunità circonvicine, come quella di Grammichele, sorta per la testimonianza di Salvatore Galdolfo, anch'egli convertitosi a Chicago, dove poi ritornerà nel secondo dopoguerra insieme alla sua famiglia.

Durante il periodo della persecuzione che durerà per la Sicilia dal 1935 fino allo sbarco alleato del 1943. La comunità di Scordia, nonostante le inevitabili limitazioni di libertà rimase salda ed integra. Ma giunta la libertà la chiesa "continuò a crescere e a guadagnare la stima degli abitanti che ancora oggi riconoscono ai credenti locali una vita cristiana coerente e dignitosa" (8).

Con la riacquistata libertà su tutto il territorio nazionale. Salvatore Manuele partecipò al Convegno delle chiese della Sicilia nel 1944, che e per la sua importanza organizzativa delle decisioni prese fu poi considerato come un Convegno Nazionale. Poi quando cominciarono a sorgere di nuovo difficoltà da parte delle autorità che ritenevano ancora valida la ignominiosa circolare Buffarini-Guidi contro le chiese pentecostali, egli fu tra i sostenitori della necessità di ottenere a qualunque costo la libertà di predicare l'Evangelo.

Pur stimando profondamente Luigi Francescon, col quale egli continuò a tenere una assidua corrispondenza (purtroppo andata definitivamente perduta) egli, contro il consiglio del Francescon "il quale sempre allarmato che l'organizzazione delle chiese avesse soffocato il movimento dello Spirito Santo" (9) aderì ugualmente alla costituzione delle "Assemblee di Dio in Italia" certo che una saggia vigilanza spirituale avrebbe impedito che le regole avessero soffocato la vita spirituale delle comunità" (10).

Nell'archivio ADI si trovano molte lettere significative di quel periodo difficile che si abbatté anche sulla comunità di Scordia, come su tutte le altre nella nostra nazione. In una sua lettera del 2 gennaio 1952 diretta da Umberto Gorietti, presidente delle ADI scriveva: "Amato fratello Gorietti ... quantunque afflitti per la chiusura della chiesa, ma sempre glorifichiamo Iddio, sapendo che il suo braccio non è raccorciato per poterci liberare dai nemici della croce di Cristo Gesù, nostro Signore benedetto in eterno. Caro ed amato nel Signore giorni scorsi ti scrissi una lettera sperando qualche buona notizia da te a riguardo di questa chiesa, ma fin'oggi niente, come facciamo fratello? Il numero delle persone che ci raduniamo supera quello stabilito dalla legge, qualche anima debole, di conseguenza se Iddio mi aiuta farò tutti i mezzi possibili di poter fare riaprire il locale. Abbiamo letto ... la lettera dell'Avvocato ... veramente i nostri cuori si sono consolati, noi di questa chiesa diamo al Signor Avvocato l'augurio di poter adempiere quello che il Signore ci ha messo in cuore per le chiese d'Italia, e siamo disposti a fare qualunque sacrificio per aiutarlo, prima nelle nostre preghiere che facciamo al Signore ed anche nel lato finanziario, anzi, se il Signor Avvocato si sente di aiutarci per ottenere la riapertura di questa chiesa, noi sappiamo e vogliamo fare il nostro sacro dovere. Ti farò sapere che malgrado la persecuzione, ieri il Signore ci diede grazia di fare la compra del locale, dove a Dio piacendo dobbiamo aprire, dico, edificare una tenda per la gloria del Signore. A Lui ogni lode e ringraziamento da ora in eterno..." (11).

Questa lettera è illuminante sul carattere di Salvatore Manuele, un uomo dall'apparenza fragile, ma deciso a servire fedelmente Dio e la Sua opera, senza tentennamenti. Disposto a soffrire, a "pagare il prezzo" se necessario, pur di vedere l'opera di Dio progredire.

Egli ottenne la gioia di vedere attuato il suo triplice desiderio: sapere che i suoi figli tutti continuano a servire il Signore, cinque residenti negli Stati Uniti e una figliola in Italia, poi avere la gioia di vedere il locale di culto di Via Cavour, di cui parla la lettera succitata, acquistato in forma ufficiale nel 1955, aperto al culto pubblico, ed infine rallegrarsi che le Assemblee di Dio in Italia, dopo tante difficoltà e tentativi di ridurle al silenzio, furono riconosciute giuridicamente nel dicembre 1959. Ormai debolissimo nel fisico, parteciperà con grande sforzo all'Assemblea Generale del 1961 a Bari, durante la quale però prese ugualmente attivamente parte, poi le forze gli vennero meno e settantasettenne fu richiamato alla casa del Padre che aveva fedelmente servito ed amato per oltre quarant'anni il 2 giugno 1962.

La comunità condotta dal fratello Mario Cirmi nel 1970, viste le crescenti necessità della chiesa, ha acquistato un terreno sul quale è stato poi costruito un elegante moderno edificio di culto che onora il Signore e l'opera Sua.

Salvatore Manuele appartiene anch'egli al numero di quei fedeli testimoni che con semplicità, amore e dedizione hanno servito il Signore ed onorato la sua causa. Egli è tra quei giusti di cui parla la Scrittura, la cui "memoria ... è in benedizione" (Proverbi 10:7).

 

a cura di Francesco Toppi

 

NOTE:

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(1) Note redatte da Sebastiana Manuele, USA, 1990;

(2) Ibidem;

(3) Ibidem;

(4) Ibidem;

(5) Ibidem;

(6) Testimonianza di Giuseppina Manuele D'Aquino, Scordia, 1990;

(7) Ibidem;

(8) Ibidem

(9) Ibidem;

(10) Ibidem;

(11) Archivio ADI, Cart. A/24, 1952;

 

     
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