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Storia Naturale della Bibbia
IL SICOMORO Il sicomoro (detto anche Fico del Faraone) Il suo nome scientifico è Ficus sycomorus, in ebraico שׁקמה (shiqmah). L'albero menzionato in Luca 19:4 è il sycomorèa (dal greco sukon [sicon, fico] e moron [moron, gelso]). Lo si ritiene comunemente uno dei pochissimi alberi originari del basso Egitto, dove era ampiamente coltivato, tanto che Plinio lo chiama Ficus ægyptia (Fico egizio) e lo definisce arbor moro similis folio, magnitudine, aspectu ("è un albero simile al gelso nel fogliame, nelle dimensioni, nella forma"). Secondo l'opinione del naturalista latino, l'albero era troppo delicato per poter sopportare gli inverni della Grecia o dell'Italia. È ancora coltivato nelle vicinanze del Cairo per la gradevole ombra che offre il suo folto fogliame, più che per il suo frutto. Può raggiungere un'altezza di 10-15 mt. e vivere per parecchi secoli. A differenza del fico comune, il sicomoro è un sempreverde. Le sue foglie cuoriformi sono più piccole di quelle del fico, ma ha un fogliame folto ed ampio che produce una bella ombra. Per questa ragione lo si trovava spesso ai margini delle strade. Il tronco, tozzo e robusto, si dirama quasi subito quindi i rami più bassi sono molto vicino al suolo. Ciò spiega perché un uomo piccolo come Zaccheo poté facilmente arrampicarvisi per vedere Gesù lungo la via (Luca 19:2-4). Oltre a crescere nella valle del Giordano (Luca 19:1, 4) e nei dintorni di Tecoa (Amos 1:1; 7:14), i sicomori erano particolarmente numerosi nel bassopiano della Sefela (Giosuè 9:1; 1 Re 10:27; 1 Cronache 27:28; 2 Cronache 1:15; 9:27). Il fatto che Salmo 78:47 ponga il sicomoro accanto alle vigne e che il re Davide abbia costituito un soprintendente alle piantagioni di sicomori (1 Cronache 27:28), dimostra che nei tempi passati queste colture erano molto più apprezzate. Gli antichi attribuivano al succo lattiginoso estratto dal suo frutto anche delle virtù medicinali, come curare morsi di serpente, dissenteria, mal di testa, mal d'orecchi, e perfino per cicatrizzare le ferite. Il legno del sicomoro, tenero, poroso, e di qualità inferiore a quella del cedro, è amaro e quindi non viene attaccato dai tarli. Per la sua lunga durata era utilizzato dagli egiziani per realizzare i sarcofaghi contenenti le loro mummie: ne sono stati rinvenuti diversi nelle tombe egizie ancora in buone condizioni dopo circa 3.000 anni. Era largamente impiegato anche nell'edilizia (Isaia 9:9). Il sicomoro fruttifica più volte in un anno (secondo il Forskal fino a 8 volte) e produce frutti abbondanti tuttora usati nell'alimentazione dei più poveri. Sono di colore verdiccio-pallido, a forma di pera, con poca polpa, dal sapore dolce ma piuttosto sciapito, e sono più piccoli e più scadenti dei fichi comuni. Le foglie assomigliano a quelle del gelso. I coltivatori di sicomori egiziani e ciprioti hanno ancora oggi l'abitudine di bucare i fichi acerbi con un ago o un altro oggetto acuminato per renderli mangiabili.. Probabilmente questo spiega l'occupazione di Amos prima della sua chiamata al ministero profetico, che era quella di "mandriano e coltivatore (nell'originale ebraico il termine è בּלס, balas, cioè uno che incide o fora i fichi) di sicomori" (Amos 7:14). Pungendo i fichi di sicomoro non ancora maturi si produce infatti un netto aumento nell'emanazione di etilene, gas che accelera notevolmente la crescita e la maturazione del frutto (da tre a otto volte). Se non vengono bucati, i frutti non raggiungono il pieno sviluppo e rimangono duri, oppure vengono rovinati da parassiti come le vespe che vi nidificano. Oltre al profeta Amos, a questa usanza accennano anche Plinio, Teofrasto e Dioscoride.
Nell'Antico Testamento shiqmah ricorre sempre al plurale.
Da non confondersi con l'albero (greco, συκάμινος sikaminos) menzionato una sola volta in Luca 17:6 (e una in I Maccabei 6:34), vale a dire il gelso nero (nome botanico Morus nigra), particolarmente abbondante a Damasco. In questo passo, probabilmente il Signore si servì di questa immagine per insegnare ai suoi discepoli la potenza della fede: in altre parole, anche un albero come questo, notoriamente ben piantato grazie alle sue radici molto profonde e tenaci, può essere sradicato mediante la fede. Gaio Plinio Secondo (23/24-79 d.C.), meglio conosciuto come il vecchio per distinguerlo dall'omonimo nipote, detto il giovane. Plinio, Historia Naturalis, XIII, 56. Plinio, Historia Naturalis, XIII, 57. Gli archeologi ritengono che la piramide eretta dal faraone Nebhepetre Mentuhotep I (della XIa dinastia, circa 2134-1786 a.C.) fosse dotata, dietro di lei, di un giardino con tamerici e grandi sicomori, per dare ombra alle sue raffigurazioni in pietra. I monaci del monastero greco-ortodosso di Gerico mostrano ancora oggi ai turisti un albero (chiamato Zaccoom) che, a detta loro, sarebbe quello su cui si arrampicò Zaccheo. In realtà si è solo un eleagno, cioè un olivo selvatico. Ebr. שׁפלה (shephêlâh), significa "regione bassa", "bassopiano". La traduzione Sefela è riportata nella versione CEI; generalmente sta a indicare la bassa regione collinare che si trova fra la catena montuosa nel centro della Palestina e la pianura costiera della Filistea (Deuteronomio 1:7; Giosuè 9:1; 10:40; Giudici 1:9; 2 Cronache 28:18; Abdia 19; Zaccaria 7:7); apparteneva alla tribù di Giuda (Giosuè 15:33-44). Una città ebraica era chiamata Sycaminopolis (greco, città dei sicomori); quasi certamente corrisponde all'odierna Haifa. Plinio, Historia Naturalis, XXIII, 134-140. Seppellire un morto in una cassa di sicomoro significava reintrodurre la persona nel grembo della dea madre dell'albero, facilitando così il viaggio nell'aldilà. Nel "Libro dei Morti", il sicomoro è l'albero che sta fuori dalla porta del Cielo, da cui ogni giorno sorge il dio sole Ra. Lo storico ebreo Giuseppe dice che gli egiziani ne adoperavano il legno per la sua resistenza al caldo e all'umidità, ma è più probabile che lo usassero perché era l'unico legno più abbondante nel paese. Peter Forskal (1736-1763), viaggiatore e naturalista svedese. Probabilmente Geremia 29:2 allude proprio a questa scarsa commestibilità.
Particolare che ci fa capire l'umile condizione sociale del profeta. Testi specifici consultati:
1. Compendio di botanica, di V. Tenore e G. A. Pasquale
2. De medicina, di Aulo Cornelio Celso
3. Annali di Storia Naturale, a cura dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, vol.4
4. Fauna and Flora of the Bible, a cura delle United Bible Societies
5. Plants of the Bible, di Michael Zohary
6. Guide to the exhibition of animals, plants and minerals mentioned in the Bible, a cura dell'amm.ne del British Museum
7. Botanique biblique, a cura del Comitè des Publications Religieuses
8. The Plants of the Bible, di John Hutton Balfour
9. A scripture herbal, di Maria Callcott
10. The natural history of the Bible, di H. B. Tristram
11. The gallery of Scripture engravings, historical and landscape, with descriptions, historical, geographical and pictorial, 3 voll., di John Kitto
12. Natural history of the Holy Land, di Lucy Barton
13. Daily life of the ancient Egyptians, di Bob Brier e Hoyt Hobbs
14. Ancient Egyptians: People of the Pyramids, di Rosalie e Charles F. Baker III
Opera di carattere generale consultate:
1. A dictionary of the Bible, 4 voll., a cura di James Hastings
2. A dictionary of the natural history of the Bible, di Thaddeus Mason Harris
3. Dictionary of the Bible, 4 voll., a cura di William Smith
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