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Geografia Storica della Bibbia
LA CITTA' DI LAODICEA "Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca". Apocalisse 3:15-16 (ascolta la lettura del passo nel greco originale) APOC. 3:15-16 in greco koinè con pronuncia e traslitterazione in caratteri latini (a parola contrassegnata da lettera uguale corrisponde parola contrassegnata da lettera uguale) Οἶδάa σουb τὰc ἔργαd ὅτιe οὔτεf ψυχρὸςg εἶh οὔτεi ζεστόςl. ὄφελονm ψυχρὸςn IdaA suB taC ergaD otiE uteF psicrosG iH uteI zestos.L OfelonM psicrosN
ἦςo ἢp ζεστόςq. οὕτωςr, ὅτιs χλιαρὸςt εἶu καὶv οὔτεz ζεστὸςx οὔτεy ψυχρόςw, isO iP zestosQ. UtosR otiS kliarosT iU keV uteZ zestosX uteY psicrosW,
μέλλωk σεj ἐμέσαι† ἐκ‡ τοῦ¶ στόματός# μου±. melloK seJ emese† ek‡ tu¶ stomatos# mu±. Letteralmente Laodicea significa giustizia del popolo. Il manoscritto della Bibbia denominato a ha in ogni verso Laodikia (Laodikia, Tisch. e WH.), mentre la recensione TR. legge Laodikeia (Laodikeia), che è sicuramente la forma corretta del termine. C’erano diverse città con questo nome: quella di cui ci stiamo occupando è la capitale della Frigia Pacatiana, (Frigia meridionale, attuale Turchia), costruita su delle piccole alture, a metà strada tra Filadelfia e Colosse e a circa 40 miglia a est di Efeso, una delle sette chiese dell’Apocalisse. Prima dell’era dei Cesari era una cittadina insignificante di nome Diospoli (o Teopoli) e poi Roas (Plinio, Storia Natur., V, 29). Fondata "per rivelazione di Zeus tramite Ermes (Mercurio)", Antioco II re di Siria, dopo averla conquistata circa 250 anni prima di Cristo, la riedificò, ampliandola, abbellendola e ribattezzandola Laodicea, dal nome di sua moglie Laodice. In età augustea (I sec. d.C.) la città divenne un notevole crocevia commerciale e un punto nevralgico del sistema stradale romano: alcune principali arterie transitavano per essa, tra cui la via che da Pergamo, passando per la valle di Hermus, portava in Pisidia e in Panfilia (Cfr. Polibio, Storie, V, 57). La valle del fiume Lico, ricca di fertili pascoli, era ad alto rischio sismico (Cfr. ad es. Orac. Sibil., IV, 106) e Laodicea, come Gerapoli, fu più volte distrutta da terremoti. Nel 60 d.C., durante il principato di Nerone, funestata da un devastante sisma, venne ricostruita a spese dei suoi abitanti (propriis opibus revaluit, riferisce Tacito, Ann., XIV, 27), che avevano orgogliosamente rifiutato l’aiuto del senato romano. La posizione geografica di Laodicea rimaneva tuttavia altamente strategica; mercanzie, mercanti, eserciti, equipaggiamenti militari, viaggiatori, tutti erano obbligati a passare per questa città, per andare verso il lontano Oriente. Il noto geografo dell’antichità Strabone (Geogr., XII, p. 576) parla infatti di Laodicea come di una grande e importante città. Il naturalista Plinio la chiama celeberrima urbs e lo storico latino Tacito precisa che era una inlustribus Asiæ urbibus (Ann. XIV, 27). Per questi motivi, Laodicea fu tra le più ricche città del mondo antico, vantando, come altre metropoli ellenistiche, una folta presenza giudaica. Era un attivissimo polo industriale, noto in tutto l’impero per la lavorazione di una soffice lana proveniente dagli armenti delle floride piane circonvicine, molto richiesta per il suo colore nero lucente.
Nella critica testuale, la lettera ebraica a (alef, ossia la nostra A) indica il Codex Sinaiticus, un manoscritto unciale (cioè con scrittura maiuscola) datato 300-350 d.C. Abbreviazione di Tischendorf (scopritore del Codex Sinaiticus) e Westcott e Hort (noti studiosi e critici testuali del Nuovo Testamento). Tregelles: Samuel Prideaux Tregelles (1813-1875), noto teologo evangelico e autore di inni sacri. Pubblicò una nuova versione del Nuovo Testamento in greco basata sui manoscritti più antichi e sulle citazioni dei primi Padri della Chiesa. Il codice B (ossia il Codex Vaticanus, composto probabilmente in Egitto nel IV secolo, che contiene quasi tutta la Bibbia) riporta invece Laodikia (Laodikia) in Col. 2:1, Apoc. 1:2 e 3:14, ma in Col. 4:13, 15 e 16 legge Laodikeia (Laodikeia) . Era conosciuta come Laodikeia h proj to Lukw (Laodikeia e pro tos Lico), cioè Laodicea sul Lico, (il fiume che scorre nelle sue vicinanze) per distinguerla dalle altre città con lo stesso nome (Strabone, 578). La sua vicinanza a quest’ultima città è suggerita anche nei versi 13, 15 e 16 del quarto capitolo dell’epistola di Paolo ai Colossesi.
Nei tempi antichi la grande città della valle del Lico era Colosse, quando Laodicea, o Roas, non era che un misero villaggio. La divinità tutelare della città era Giove (Zeuj Laodikhnoj, Zeus Laodikenos, cioè Giove laodicese), da cui l’antico nome Diospoli, cioè città dedicata al dio. Antioco II soprannominatosi Theos, cioè, il dio (Cfr. Diod. Siculo, XXXII 16; 1 Macc. 11: 39, 54, 56; Giuseppe, Ant. Giud. XIII, 5, 3; Livio, Epitome del Libro LII). La quale successivamente lo avvelenò. Laodice era un nome femminile assai comune nella dinastia seleucide. Lo scopo dei molteplici insediamenti seleucidi in Asia minore era quello di consolidare la propria presenza sul territorio. La fertilità e la ricchezza di tutta la regione di Gerapoli sono ben testimoniate dalle fonti documentarie antiche: Filostrato, in Vite dei sofisti, II, 24, dice che Gerapoli era da annoverarsi Tais kata thn Asian eu prattousaij, (tra le più prospere città dell’Asia). L’antico sito di Gerapoli è situato su un pianoro travertinico posto a circa 350 metri sul livello del mare, a strapiombo sulla sottostante vallata formata dal fiume Lykos (l’attuale Çürüksu), tributario del Meandro (Büyük Menderes). (Ruggiu, Cottica, Hierapolis di Frigia fra tarda antichità ed XI secolo: apporto dello studio degli spazi domestici nell’insula 104, pag. 140). Laodicea era già stata colpita da un sisma nel 19 d.C. (sotto Tiberio) e verrà rasa al suolo anche nel 100 d.C., ricostruita sempre grazie alle sole risorse dei suoi abitanti e senza alcun aiuto esterno. Fu certamente questo fu il motivo per cui la città è tra le prime importanti sedi cristiane (Cfr. Col. 2:1; 4:15; Giuseppe, Ant. Giud., XIV, 10, 20).
Cicerone dice che nel 62 a.C. il propretore dell’Asia Flacco non consentì l’invio delle contribuzioni regolarmente inviate a Gerusalemme dai giudei abitanti in quella zona e trattenne il denaro raccolto, oltre 9 kg di oro da Laodicea e di 45 kg da Apameia di Frigia e dal suo distretto. Le somme, equivalenti a 15.000 dracme d’argento, indicano una popolazione di almeno 7500 maschi (si ricordi che la tassa annuale per ogni giudeo era di 2 dracme; cfr. Mat. 17:27, in cui Pietro trova in bocca al pesce uno statere, del valore di due didracme, che bastava a pagare la tassa del tempio per lui e per Gesù) ai quali vanno aggiunti donne e bambini.
Strabone chiama il colore koraxej (koraxes), ossia nero corvino. A Laodicea si confezionavano infatti diversi generi di tessuti, tappeti (cfr. Editto di Diocleziano, 16, 52) e capi di abbigliamento tra i quali la economica trimita [da trimitoj, trimitos, un tipo di tessuto lavorato in quantità industriali (AA. VV., American journal of archaeology, vol. 3, p. 347], così apprezzata che, negli elenchi del concilio di Calcedonia (451 d.C.), la città viene chiamata Laodicea la Trimitaria. |
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