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Data di pubblicazione : 27/08/2013

 

Che strano popolo, questi giudei!

Myer Pearlman  

 

Un articolo inedito del giudeo evangelico

Myer Pearlman


...diventerai oggetto di stupore, di sarcasmo e di ironia per tutti i popoli fra i quali il Signore ti avrà condotto. Deut. 28:37

 

Non temere, perché tu non sarai più confusa;non avere vergogna, perché non dovrai più arrossire; ma dimenticherai la vergogna della tua giovinezza, non ricorderai più l'infamia della tua vedovanza. Is. 54:4

 

È un fatto risaputo che oggi i Giudei costituiscono un problema in molte nazioni. Perché? Qui sta la difficoltà. Nemmeno gli stessi Giudei sono concordi sulla risposta. Li trovate sempre a dibattere sullo stesso soggetto: "Che cos'è un Giudeo?" Noi riteniamo che il titolo di un articolo dello scrittore Waldo Frank sia la giusta risposta: "I Giudei sono diversi".

Attenzione, non fraintendiamo. Normalmente, ogni Giudeo è un leale patriota e un buon cittadino.          

Tuttavia, l'uomo della strada intuisce che c'è qualcosa che distingue i Giudei da tutti gli altri popoli. Essi non sono né meglio né peggio degli altri; sono semplicemente "diversi". Ma perché un Giudeo è diverso? Gli attivisti antigiudaici asseriscono questa differenza, ma danno motivazioni errate per tale diversità e quindi la loro propaganda è viziata.

Quando, nel Medio Evo, l'Europa fu flagellata dalla Peste Nera, tutti si accorsero che i Giudei godevano una relativa immunità, dovuta alla loro fedele osservanza delle leggi igieniche mosaiche, che aveva dato luogo a una forte resistenza fisica alle malattie. Ma alcuni, ignari di questo, levarono il grido: "I Giudei hanno avvelenato le sorgenti!" e un'altra pagina di sangue e saccheggi fu aggiunta alla storia del Giudeo errante. Oggi nessuno crederebbe a quella falsa accusa, ma allora ci credettero e i Giudei pagarono devastanti conseguenze.

Alcune spiegazioni avanzate dall'antisemitismo sono altrettanto immaginose. Noi, come cristiani, dobbiamo cercare nelle Scritture la soluzione reale al problema giudaico. Dal punto di vista biblico, notiamo che il loro destino fu modellato dal loro rapporto con due personaggi: Mosè e Gesù.

Cosa teneva separati i Giudei dagli altri popoli?

Lasciamo che sia Mosè a rispondere.

Non il potere o la ricchezza (Deut. 8:17), non la loro grandezza numerica (Deut. 7:7), né la loro giustizia (Deut. 9:6), ma il fatto che Dio li abbia misericordiosamente prescelti per essere custodi della Sua Legge e Suoi testimoni alle nazioni. Essi erano il popolo scelto non perché fossero meglio degli altri, ma perché servissero gli altri. E quando gli israeliti ricevettero il patto sul Sinai, vincolarono loro stessi e i propri discendenti a questo solenne accordo: "a seconda della vostra attitudine nazionale verso la Legge, prospererete o andrete in rovina. Osservatela e le nazioni vi riveriranno. Infrangetela e diverrete un proverbio fra i popoli e oggetto di sarcasmo tra le nazioni". Questo è, in sintesi, il succo delle parole contenute nel ventottesimo capitolo del Deuteronomio. "Le caratteristiche così ben radicate dei Giudei sono dovute al marchio che la Torah (la legge di Mosè) ha impresso sulla loro mente e sulla loro anima". Anche quando un Giudeo abbandona la sua fede ancestrale per darsi all'ateismo o all'agnosticismo, continua a rimanere obbligato verso il patto stipulato sul monte Sinai.

E il Giudeo che invece accetta il messaggio del Vangelo? In Cristo egli troverà l'adempimento della Legge e dei Profeti, oltre al potere di tradurre la Legge in personalità e in comportamento.

Durante la cattività babilonese, quando molti Giudei pianificavano di fare a meno della propria peculiarità e di diventare cittadini babilonesi a tutti gli effetti, attraverso il profeta Ezechiele giunse loro questa parola profetica: «Non avverrà affatto quello che vi passa per la mente quando dite: 'Noi saremo come le nazioni, come le famiglie degli altri paesi, e renderemo un culto al legno e alla pietra!' Com'è vero che io vivo", dice il Signore, Dio, "con mano forte, con braccio disteso, con furore scatenato, io regnerò su di voi!  Vi condurrò fuori dai popoli, vi raccoglierò dai paesi dove sarete stati dispersi, con mano forte, con braccio disteso e con furore scatenato» (Ezec. 20:32-34).

Waldo Frank scrisse: "Non sono un po' peggio dei loro antagonisti Yankee, Britannici o Francesi. Ma sento che devono essere migliori. Forse questa loro inconscia pretesa di uno standard elevato per i Giudei è indice del vero significato del mistero".

Paolo l'apostolo doveva avere questo in mente quando scrisse: «Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge?  Infatti, com'è scritto: «Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri» (Rom. 2:23-24). «Giudeo infatti non è colui che è tale all'esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne;  ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio» (Rom. 2:28-29).


Il loro atteggiamento nei confronti di Gesù

La causa dell'attuale condizione del popolo giudeo può non solo esser fatta risalire alla loro esperienza presso il Sinai, ma anche al loro comportamento nei riguardi di Gesù. Il Nuovo Testamento insegna che l'attuale dispersione dei Giudei è strettamente collegata al loro rifiuto della messianicità di Cristo. «Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti» (Luca 21:24).

Il Giudeo moderno è sempre sensibile a questo argomento e sente gli effetti del pensiero che la sua nazione è stata responsabile della morte di Gesù. Tuttavia, il fatto che la leadership ebraica lo respinse come Messia è un dato storico e questa decisione ha influito sull'atteggiamento dei loro discendenti. Vero è che negli ultimi anni molti rabbini hanno tributato enormi riconoscimenti alla persona di Gesù; un autore ebreo ha scritto una storia commovente della sua vita ("Il Nazareno", di Sholem Asch). Il punto non è se Gesù sia stato una grande uomo, bensì se era il Cristo.

Riassumendo: l'attuale posizione dei Giudei è dovuta al fatto che non possono esimersi dalle conseguenze dell'Antico Patto e che non riescono ad accettare le benedizioni del Nuovo.

Secondo le Scritture, la collocazione spirituale è la fonte di questi dolorosi malumori che danno luogo allo spinoso problema ebraico. Quando fu chiesto a un politico britannico un parere sulla propria collocazione religiosa, egli rispose: "sono la pagina bianca tra l'Antico e il Nuovo Testamento". Queste parole denunciano lo stato spirituale di un ebreo. Su Israele grava una critica universale. In alcuni paesi europei essa è aperto e manifesta, in altri esiste in sordina. Cosa può fare il seguace di Gesù per aiutare Israele lungo il suo cammino dalla vergogna verso la gloria?

LA CHIESA DEVE ASSUMERE LA CORRETTA ATTITUDINE NEI CONFRONTI DEI GIUDEI. Dobbiamo ricordare che erano la "Congregazione (o Chiesa) di Jehovah" quando la Chiesa Cristiana non era ancora stata fondata. Essi hanno fatto tutte le esperienze e ciò può essere di conforto per qualsiasi chiesa. «Se alcuni rami sono stati troncati, mentre tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato al loro posto e sei diventato partecipe della radice e della linfa dell'olivo, non insuperbirti contro i rami; ma, se t'insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. Allora tu dirai: «Sono stati troncati i rami perché fossi innestato io». Bene: essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede; non insuperbirti, ma temi.  Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te» (Rom. 11:17-21). Alcuni ragionano in questo modo: "Poiché i Giudei hanno rigettato Cristo, non possono avanzare richieste né esigere speciale considerazione".

Leggete invece cosa dice la profezia di Abdia.

A quel tempo, Dio stava castigando Giuda per la sua apostasia. Egli pronunciò una sentenza di distruzione eterna sugli Edomiti, che avevano mosso guerra a Gerusalemme. Perché? «A causa della violenza fatta a tuo fratello Giacobbe, tu sarai coperto di vergogna e sarai sterminato per sempre» (verso 10). C'era un rapporto di parentela che vietava la partecipazione di Edom alla campagna di Nabucodonosor. Per una ragione simile i cristiani non possono aderire alla propaganda antisemita che, in tempi recenti, ha mietuto il suo raccapricciante raccolto di sofferenza.

Più di una persona priva di rancore e di amarezza ha detto schiettamente: "Non è facile amare i Giudei". Mosè era della stessa opinione. Più di una volta rimproverò Israele: "sei un popolo di collo duro!". Più di una volta egli fu irritato dai loro mormorii, dai loro sviamenti e, in ultimo, fu indotto a uno scoppio d'ira che gli causò il mancato ingresso nella Terra Promessa.

Tuttavia, quando Dio propose una rapida e facile soluzione al problema, minacciando di voler sterminare quel popolo, Mosè supplicò: «Perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» (Es. 32:32).

Difficile amare i Giudei? Lo pensava anche l'apostolo Paolo. Da loro aveva ricevuto più di una battitura ed era stato perfino lapidato. Spesso la sua vita era stata in pericolo a causa loro; eppure scrisse: «Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo - ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore;  perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne» (Rom. 9:1-3).

Ci sono alcuni che diventano nervosi quando sentono questo versetto: «Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen. 12:3). "Le considerazioni razziali non contano davanti a Dio", sostengono. "I Giudei non sono migliori di qualsiasi altra nazione". Questo è vero, finché si parla della salvezza spirituale.

La mera appartenenza alla nazione giudaica non assicura infatti nessuna grazia speciale. Ma a livello nazionale i Giudei hanno un destino diverso da quello degli altri popoli. Dio ha stabilito così e noi non possiamo contraddire Colui i cui giudizi sono inscrutabili e le cui vie  sono ininvestigabili.

Qualcuno potrà chiedere: "Perché alcuni passi biblici lanciano i più pesanti anatemi contro i Giudei, mentre altri minacciano giudizi sulle nazioni che li opprimono?" Ciò si spiega col fatto che Dio, quando tratta col suo popolo, è mosso da un misto di giudizio e di misericordia. Paolo afferma: «Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione (si tenga presente che, dal punto di vista profetico, essi sono ancora un popolo eletto), sono amati a causa dei loro padri» (Rom. 11:28).

Nemici eppure amati! Ecco una chiave di lettura dei rapporti divini con Israele in quest'era. Dio non ha ancora finito con loro. Diversi passi scritturali sia dell'Antico che del Nuovo Testamento predicono il ritorno d'Israele ai privilegi del regno e queste profezie sono legate a quelle relative alla seconda venuta di Cristo: «...e tutto Israele sarà salvato» (Rom. 11:26).

I CRISTIANI POSSONO RICORDARE AI GIUDEI CHE LA LORO NAZIONE FU LA CULLA DELLA CHIESA PRIMITIVA. Con un po' di fantasia, un cristiano può riportare un Giudeo indietro nel tempo di diciannove secoli nella città di Gerusalemme e mostrargli la chiesa d'origine di tutti i cristiani, una chiesa in cui ogni cristiano era anche un Giudeo. Non si porrà mai troppa enfasi sul fatto che nei primi giorni dell'era cristiana, migliaia in ebrei accettarono Gesù quale loro Messia e Liberatore. Questo dovrebbe bastare a demolire la comune tradizione ebraica secondo la quale il Cristianesimo sarebbe del tutto estraneo al pensiero giudaico.

I CRISTIANI POSSONO RICORRERE AI GIUDEI PER IDENTIFICARSI CON CRISTO. Anche Lui si identificò con loro. «Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo» (Ebr. 2:16). In altre parole, Egli nacque Giudeo. In un senso molto speciale, Egli apparteneva ai Giudei, essendo il loro legittimo re. Ecco spiegato perché chi opprime i Giudei, schiaffeggia Cristo. "Perseguitare la casa d'Israele vuol dire perseguitare Cristo; non nel suo corpo mistico, come quando la Chiesa viene perseguitata, ma nella sua discendenza secondo la carne e nel suo popolo indifferente che, nonostante tutto, Egli ama e chiama senza posa".

Il filosofo francese Jacques Maritain sostiene che la persecuzione antisemita di Hitler affondò le sue vere radici nel sentimento di rivalità nutrito nei confronti di Cristo, la cui religione egli considerava sconveniente per il carattere "ariano". Ma Hitler non osava dire apertamente perché il cristianesimo aveva attecchito così a fondo in moltissimi membri del suo popolo e di altri paesi; perciò infierì sulla nazione che aveva visto nascere il Cristo in una mangiatoia.

Questo punto di vista merita una seria considerazione e dovrebbe essere valutato alla luce della Scrittura. «Quando il dragone si vide precipitato sulla terra, perseguitò la donna che aveva partorito il figlio maschio» (Apoc. 12:13). Questo, quindi, è l'appello che facciamo al popolo ebraico: Siete davvero un popolo travagliato, ma non state soffrendo a causa della Parola di Dio o del regno di Dio. Collegate i vostri destini all'Uomo di dolori, che in questo mondo continua a percorrere la spinosa via della Croce. Se vi identificate con Lui diventate certamente e in verità i Servi Sofferenti di Jehovah: «se abbiamo costanza, con lui anche regneremo» (2 Tim. 2:12).

La chiesa non cessi di predicare che il vangelo di gesù cristo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco (rom. 1:16).

E avendo presente che secoli di incomprensioni e credenze errate non si superano così facilmente, i cristiani dovrebbero fare totale assegnamento su quella potenza divina a cui accennava Gesù, quando disse a Pietro:  « non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mat. 16:17).

 

Articolo tratto e liberamente tradotto, ad opera di Ciro Izzo, dal periodico The Pentecostal Evangel, n° 1841 del 20 agosto 1949.


 

     
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