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ΧΑΡΑΚΤΗΡ Charactêr
ΧΑΡΑΚΤΗΡ (charactêr) è il nomen agentis del verbo χαράσσω (charasso), che significa "incidere, scolpire". Nel suo senso tecnico charactêr significa figura stampata o copia esatta, come un'immagine sulle monete. Il χαρακτήρ è una cosa o una persona che "ritrae" qualcuno o qualcosa. La punzonatura o il marchio (χαρακτήρ) comunicavano quindi l'idea di esatta corrispondenza (cfr. Giov. 14:9). La Bibbia riporta questo termine una sola volta in Ebr. 1:3, in riferimento a Gesù, definito il "χαρακτὴρ τῆς ὑποστάσεως αὐτοῦ" (charactêr tes ipostaseos autou) ossia "l'esatta rappresentazione dell'entità di Dio". È interessante considerare che la parola χαρακτὴρ non è un verbo, il che significa che non c'è mai stato un momento in cui Gesù fu creato o fatto per essere un mero duplicato di Yahweh. Piuttosto, Egli è "l'impronta della sua essenza" e quindi ha in sé tutti gli attributi divini di Dio, inclusa l'eternità. L'autore della lettera agli Ebrei, attribuendo il termine a Gesù Cristo intendeva dire che Egli è l'espressione perfetta di tutta l'essenza divina, dimostrandone la divinità e nel contempo sottintendendo la pluralità di Dio. Gesù è distinto da Dio Padre e tuttavia rimane identico a Lui. Dio è spirito, ma Gesù si è fatto carne donandoci una "impronta" riconoscibile, corporea, concreta di chi è Dio, cosa che sarebbe stata impossibile per chiunque non fosse stato sia uomo (e quindi visibile) che Dio (mostrando così nella propria carne gli attributi della divinità). Come l'imperatore non poteva essere visto da tutti, ma si poteva avere un'idea del suo aspetto tramite la sua riproduzione stampata sulle monete (cfr. Mat. 22:20) o sulle sculture, così l'invisibile Dio può essere visto grazie alla sua esatta "impronta" presente nel Figlio (Giov.14:8-9), che è l'immagine del Dio invisibile (2 Cor 4:4; Col 1:15). Gesù è pertanto il charactêr, l'esatta rappresentazione, l'immagine del Dio uno e trino, l'"impronta" dal Dio tri-personale, confermata dalla Sua eternità di Dio fattosi uomo. Concludendo, il termine χαρακτηρ illustra una triplice idea: (1) il concetto di esistenza indipendente del Figlio a prescindere dal Padre, (2) il concetto di discendenza o di derivazione del Figlio dal Padre, e (3) la somiglianza del Figlio col Padre. Anche in questo caso, la vivacità della lingua originale aiuta a spiegare meglio ciò che nelle nostre traduzioni è un concetto difficile da rendere. † † † † † † L'articolo è stato realizzato da Ciro Izzo consultando, tra l'altro, le seguenti opere: 1. Robertson A.T., Word Pictures in the New Testament, vol. V, pag. 340. 2. Marcus Dods, D.D., The Expositor's Greek Testament, The Epistle to the Hebrews, Vol. IV , pg. 251. 3. W.J. Conybeare, M.A. e J.S. Howson, M.A., Life and Epistles of St. Paul, Vol. II, pag. 499. 4. Cremer H., Biblico-theological lexicon of New Testament Greek, pagg. 578-579. 5. Vincent Marvin R., Word Studies in the New Testament, Vol. III, pag. 935. 6. G. Abbot-Smith, A Manual Greek Lexicon of the New Testament, pag. 479. 7. Joseph Henry Thayer, D.D., Greek-English Lexicon of the New Testament , pag.665 8. Brown C., The New International Dictionary of New Testament Theology, Vol. I, pag. 712.
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