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Data di pubblicazione : 28/04/2014
FIGURA ΤΎΠΟΣ (Tupos)
Secondo il dizionario Webster, il tipo è "una figura o una rappresentazione di qualcosa che deve venire." Essendo la venuta di Cristo e la preparazione del popolo a questa venuta il tema predominante dell'Antico Testamento (1), questa sezione della Bibbia è ricca di tipi. Tipo deriva dal termine greco τύπος (tupos), la cui forma verbale è τύπτω (túptō), che significa colpire, battere con ripetuti colpi. (2) In origine il tipo era l'effetto visibile di un colpo; successivamente passò a designare il calco di uno stampo. Il Greek-English Lexicon di Liddel e Scott, a pag. 1835, per la parola τύπος elenca, tra gli altri, i seguenti significati: colpo di zoccoli di cavalli, effetto di un colpo o di una pressione; impronta di un sigillo; cavità, stampo, o matrice; segno inciso, incisione, incisioni di lettere; incavo tra il labbro inferiore e il mento, riproduzione, come i bambini, che sono i τύποι dei propri genitori. Louw e Nida, nel secondo volume del Greek-English Lexicon of the New Testament Based on Semantic Domains, riassumono così gli impieghi del termine nel Nuovo Testamento: 1. segno permanente o cicatrice sul corpo, in particolare il tipo di 'marchio' usato per contrassegnare la proprietà di schiavi; 2. oggetto (non necessariamente tridimensionale) modellato per dare le sembianze di una persona, un dio, un animale; 3. struttura visibile stabilita per essere imitata o evitata; 4. modello di comportamento come esempio da essere seguito o evitato.
La parola τύπος ricorre 16 volte nel Nuovo Testamento ed è variamente tradotta: 1. Segno, impronta, marchio (Giov. 20:25: ...«Se non vedo nelle sue mani il segno [τύπον] dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno [τύπον] dei chiodi...»).(3) 2. Figura, forma: A. di un'immagine, di una statua (Atti 7:43, che cita Amos 5:26: «... immagini [τύπους] che voi faceste per adorarle...). B. della struttura, dello stile di una lettera (Atti 23:25: «Scrisse anche una lettera del seguente tenore [τύπον]») C. o di un insegnamento (Rom. 6:17: «...avete ubbidito di cuore a quella forma [τύπον] d'insegnamento che vi è stata trasmessa»). D. in senso figurato, di una persona recante la forma e l'aspetto di un altro, per meglio dire avente con lui una certa somiglianza nelle relazioni e nelle circostanze vissute (Rom. 5:14:«... Adamo, il quale è figura [τύπος] di colui che doveva venire»).(4) 3. Prototipo o modello A. in particolare, di un disegno o di un esemplare secondo il quale deve essere fatta qualcosa (Atti 7:44: «... come aveva ordinato colui che aveva detto a Mosè di farla secondo il modello [τύπον] da lui veduto». Cfr. Es. 25:40. B. in senso figurato, esempio, modello da imitare, da seguire (Filip. 3:17; 1 Tess. 1:7; 2 Tess. 3:9; 1 Tim. 4:12; Tito 2:7; 1 Pie. 5:3). Da qui, anche ammonizione, avvertimento (1 Cor. 10:6, 11). 4. nel Papiro Rylands II, 75, 8, il termine è usato nel senso di procedimento giudiziario. Come si vede, l'idea generale comune a tutte le traduzioni è quello di "affinità", di persona, evento o cosa forgiata per, o destinata a, essere somigliante in qualche sua caratteristica essenziale a qualcos'altro. Le due parti vengono definite rispettivamente tipo e antitipo (5); il legame che li accomuna è la corrispondenza, la similarità, dell'uno con l'altro. Un tipo è pertanto il modello di una realtà che deve ancora presentarsi, il prototipo di ciò che deve ancora svilupparsi ed evolversi; per esempio, le ordinanze e le istituzioni dell'Antico Testamento erano, nella loro intima essenza, tipi rintracciabili nel Nuovo Testamento, cioè modelli di qualche realtà ancora da manifestarsi. Il tipo è diverso dal simbolo. Un simbolo è una realtà visibile usata per rappresentare qualcosa di invisibile; per esempio le zizzanie, nella parabola del grano e delle zizzanie (Mat. 13:24-30; 36-43), sono un simbolo dell'attività del diavolo e dei suoi agenti nella vita spirituale del credente. Il simbolo è quindi la manifestazione esterna di qualcosa di nascosto, la rappresentazione di ciò che è più alto, mentre il tipo è un'ombra proiettata sulle pagine dell'Antico Testamento da una verità la cui piena realizzazione o antitipo si trova nella rivelazione del Nuovo Testamento.(6) In Romani 5:14 viene generalmente accettato che la parola τυπος è usata in senso teologico. Adamo è un tipo di Cristo in quanto, come le trasgressioni del primo Adamo hanno provocato la morte di molti, così l'atto espiatorio dell'ultimo Adamo ha dato vita a molti. In 1 Cor. 10:11, ricorre la parola τυπικως [tupicos]. È l'unica volta nel Nuovo Testamento. Anche in questo caso, bisogna intenderla in senso teologico. «Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio [τυπικως, tupicos] e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche». Il passaggio del Mar Rosso, la manna e il miracolo dell'acqua difficilmente avrebbero potuto essere degli "esempi" o "avvertimenti" per gli Israeliti del tempo. Notiamo due importanti qualità di un tipo. Innanzitutto, anche dopo che esso si è realizzato nell'antitipo, rimane sempre valido ai fini dell'insegnamento. Ecco perché l'Antico Testamento continua a svolgere un ruolo importante della vita cristiana, anche se la sua realizzazione si è compiuta in Cristo. In secondo luogo, il tipo è sempre profetico: noi che viviamo la fine dei tempi, siamo in grado di constatare come i tipi del'Antico Testamento si siano concretizzati nel Nuovo. Caratteristiche del tipo. Quali sono le particolarità di un tipo? Un tipo, per essere tale, deve possedere tre qualità ben definite: 1. Deve essere una vera immagine della persona o della cosa che rappresenta o prefigura. Un tipo è un abbozzo di qualche caratteristica ben definita legata alla redenzione, e quindi deve in qualche modo rassomigliare al suo antitipo; Aaronne, ad esempio, come sommo sacerdote è una figura del Gran Sommo Sacerdote Gesù Cristo, mentre il giorno dell'espiazione in Israele (Levitico 16) è una effettiva immagine dell'opera espiatrice di Cristo. 2. Dev'essere stato designato da Dio. Esso viene stabilito per avere una similarità con l'antitipo. Sia il tipo che l'antitipo sono predisposti per essere parti integranti del piano della redenzione. Poiché, talvolta, tra il tipo e il suo adempimento nell'antitipo passano secoli, è ovvio che solo l'infinita sapienza divina può aver deciso che l'uno sia immagine dell'altro. Quindi, solo Dio può dar vita a dei tipi. 3. Prefigura sempre qualcosa di futuro. Un tipo biblico e la profezia sono sostanzialmente equivalenti, differendo solo nella forma. Questo fatto fa la distinzione tra un simbolo e un tipo. Un simbolo può rappresentare una cosa del presente o del passato come anche del futuro: si vedano ad esempio i simboli nella cena del Signore. Un tipo invece è sempre rapportato al futuro, per cui deve necessariamente contenere l'elemento profetico. 4. Altro fattore da tenere sempre presente, nello studio dei tipi, è che una cosa in sé stessa negativa non può essere tipo di una cosa buona e pura. Classificazione dei tipi È alquanto difficile dare una classificazione soddisfacente dei tipi biblici, ma in linea generale possono essere ricondotti a tre categorie: a) Tipi personali, per mezzo dei quali ci si riferisce a quei personaggi biblici le cui vite ed esperienze illustrano qualche principio o verità attinenti alla redenzione: Adamo, espressamente definito «figura di colui che doveva venire» (Rom. 5:14), Melchisedec, Abraamo, Aaronne, Giuseppe, Giona, ecc. b) Tipi storici, nei quali sono compresi i grandi eventi storici che, sotto la direzione della divina provvidenza, divennero straordinarie anticipazioni delle cose buone a venire, come la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto, il pellegrinaggio nel deserto, la conquista di Canaan, la chiamata di Abramo, ecc. c) Tipi rituali, come l'altare, le offerte, il sacerdozio, il tabernacolo e i suoi arredi.
Nel Nuovo Testamento ci sono altri tre termini che esprimono lo stesso concetto di base. Uno è σκιά (skià, ombra, vedi Ebr. 10:1). L'espressione "ombra dei futuri beni" comunica lo stesso concetto della parola tipo. Designa una cosa migliore che deve venire o che viene anticipata. Il termine sottintende imprecisione e temporaneità, ma anche una certa attinenza tra le due cose. L'altro termine è παραβολὴ (parabolè, parabola, confronto, vedi Ebr. 9:9). Il tabernacolo coi suoi servizi era una parabola per quel tempo, adombrando così la beata realtà che doveva venire. Il terzo termine è ὑπόδειγμα (hupodeigma, copia, modello, vedi Ebr. 9:23), parola che indica lo schizzo, il progetto di qualcosa di futuro e di invisibile. Il tabernacolo e il suo arredo erano copie, modelli delle cose celesti. Quanto dell'Antico Testamento possa essere considerato tipico è una domanda a cui non si può rispondere così facilmente. Tuttavia, vanno evitati due estremi: primo, la stravaganza di alcuni Padri della Chiesa, come Origene, Ambrogio e Girolamo, ripetute poi da commentatori come Andrew Jukes,(7) i quali cercavano tipi, ovviamente trovandoli, in ogni episodio ed evento, anche il più banale, ricordato nella Scrittura. Perfino la circostanza più semplice e più ordinaria veniva ritenuta nascondere in sé qualche verità nascosta. Mistero e misticismo erano visti ovunque, nella Bibbia: nelle corde o nei pioli del tabernacolo, nei prodotti del bestiame, nella morte di uno o nel matrimonio di un altro e perfino nel numero di pesci presi dai discepoli la mattina in cui apparve loro il Signore risorto: quanto si è cercato di far dire a quel numero 153! L'obiezione più importante da muovere a questo metodo ermeneutico è che esso porta la Scrittura fuori della sfera naturale e storica, ponendola in un mondo arbitrario fantasioso e minandone la credibilità. In secondo luogo, esso provoca una ingiusta riduzione dell'elemento tipico. Come affermò il professor Moses Stuart(8), «bisogna reputare tipica solo la porzione veterotestamentaria che il Nuovo Testamento afferma essere tale, e niente di più». In conclusione, la regola da seguire per accertare l'esistenza di un tipo è la seguente: ovunque siano presenti le particolarità menzionate sopra, si può parlare di tipo.
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