Nome dell'autore: adinapoli

Gli Scritti

Eliana Rustici

Eliana Rustici Eleonora Rustici, più nota come Eliana, nacque a Terni il 30 maggio 1912 da genitori evangelici metodisti ed ebbe quindi una educazione strettamente cristiana ed evangelica fin da piccina. Non si sa molto della conversione all’Evangelo di Giuseppe Rustici e della consorte Amabilia, ambedue nati e vissuti in Umbria per circa cinquanta anni. Tuttavia, Rustici è un cognome illustre tra i riformati italiani del seicento. Filippo Rustici, medico lucchese, è ricordato per una revisione della Bibbia del Brucioli, pubblicata a Ginevra nel 1562, ma è soltanto una pura coincidenza. Nel 1929 la famiglia Rustici si trasferì da Orvieto a Milano, dove Giuseppe poteva svolgere con maggiore successo la propria attività di rappresentante di commercio. Eliana, nonostante avesse sofferto fin da bambina di una grave forma di artritismo che le aveva procurato un difetto cardiaco, con l’applicazione e la sua intelligenza non comune, studiò e riuscì ben presto a trovare un ottimo impiego come segretaria d’azienda presso la sede della Remington. Intanto con la famiglia era membro della Chiesa metodista di Milano e molto interessata alla vita comunitaria. Tuttavia avvertiva dentro di sè un vuoto che insieme ai genitori cercava di riempire. Avida lettrice, si era fatta una profonda cultura di storia della Chiesa ed in particolare del risveglio metodista e del suo animatore, Giovanni Wesley. Notava la differenza tra le esperienze di fede dell’iniziale movimento metodista e l’aridità della comunità nella quale viveva, desiderando ardentemente la stessa esperienza che Wesley aveva realizzato: “la nuova nascita”. La sua ricerca la spingeva a visitare le altre chiese evangeliche della città e per un tempo frequentò anche la comunità valdese, ispirata ed entusiasmata dai sermoni del giovane pastore Mariano Moreschini. In questa sua affannosa e continua ricerca fu aiutata da una sua collega ed amica, Ada Rossi, che nel 1933 le parlò di un piccolo gruppo di credenti evangelici che stava rivivendo l’esperienza dei giorni apostolici e che come i primi cristiani erano perseguitati e si radunavano clandestinamente in casa privata. Eliana scoperse allora che l’opera dello Spirito Santo, della quale aveva sentito parlare come una dichiarazione teorica, era una realtà capace di rendere attuale l’opera di Cristo con la “nuova nascita” del credente, col battesimo nello Spirito Santo, con la guarigione divina, con le grazie ed i carismi che si manifestano individualmente a favore dei credenti. Ecco che nel messaggio pentecostale “trovava quell’elemento mancante che riusciva a rendere attiva ed operante l’antica storia della Redenzione. La sofferenza e la morte di Cristo assumevano nuove dimensioni e sembravano staccarsi da quel loro tradizionale e sbiadito scenario. (…). Il miracolo della salvezza era una realtà ed ella prendeva a percorrere il resto della Sua vita a fianco del Redentore” (1). Ben presto, Eliana ed i genitori, dopo l’esperienza della “nuova nascita” e del battesimo nello Spirito Santo, si integrarono nella piccola ma fervente comunità pentecostale che si radunava privatamente, curata prima da Francesco Testa e, dal 1933 in poi, da Mario Lucini, che nel frattempo era rientrato dalla Francia. In quel periodo i contatti con le chiese erano difficili, tuttavia Umberto N. Gorietti, spesso a Milano per ragioni di lavoro, visitando il gruppo, stabilì una fraterna amicizia con la famiglia Rustici e soprattutto con Giuseppe, anche per affinità professionale. Nonostante i Rustici fossero una famiglia serena, furono anch’essi nel mirino della polizia. Su richiesta del Prefetto di Siena vennero richieste informazioni riservate alla Prefettura di Milano. Il documento del 16 ottobre 1939 dichiara tra l’altro: “La famiglia Rustici, che professa la religione evangelica, qui non ha mai dato luogo a rilievi” (2). La richiesta del Prefetto di Siena fa presumere che in quella città Giuseppe Rustici, durante tanti viaggi per ragioni di lavoro, abbia incontrato i fratelli del piccolo gruppo pentecostale allora esistente, e di conseguenza ecco scattare l’indagine della polizia. La vita serena di Eltana Rustici fu poco dopo sconvolta da una serie di prove e di lutti. Dopo breve malattia, all’età di 61 anni, terminò il suo pellegrinaggio terreno la madre e nell’autunno del 1941 all’età di 59 anni, venne a mancare per infarto cardiaco, anche il padre Giuseppe. Giuseppe Rustici si trovava a Roma per ragioni di lavoro e mentre era presso una ditta, avvertì una tremenda fitta al cuore, fece appena in tempo a telefonare al fratello Gorietti perché lo raggiungesse al policlinico dove si stava dirigendo in taxi. L’amico fraterno corse al pronto soccorso appena in tempo per pregare con lui e vederlo andarsene col suo Signore che aveva tanto gioiosamente amato e servito. Fu un dolore per tutta la comunità di Roma, che spesso il fratello Rustici visitava, e che aveva imparato ad amarlo per la schiettezza dei suoi sentimenti e la sua bonarietà. Fu così che nell’autunno del 1941, Eliana Rustici giunse a Roma per i funerali del padre, accolta con profondo affetto fraterno. Praticamente Eliana era rimasta sola, l’unico fratello, mai convertito, era militare, quindi fu invitata a rimanere qualche giorno a Roma. Venne accolta da Angela Ghirielli Arcangeli ed in quei giorni maturò l’idea di trasferirsi definitivamente a Roma. La ragione allora addotta fu il clima di Roma più clemente di quello di Milano e più confacente alla sua salute cagionevole, ma forse giocarono in favore di questa decisione anche la calorosa accoglienza della comunità di Roma che, essendo più numerosa, poteva esserle di maggior aiuto morale e spirituale, ed il fatto che si riavvicinava all’ambiente della sua fanciullezza. Sebbene fosse una donna di profonda intuizione, nè lei né altri, videro allora in quella scelta una vera e propria guida divina per quello che in seguito sarebbe stata la sua visione e chiamata. Si era in tempo di guerra, ma quasi miracolosamente fu subito assunta come segretaria del presidente di una notissima società e vi rimase, sempre altamente stimata per la sua professionalità e serietà, fino alle sue dimissioni presentate nel 1956, quando prenderà corpo la sua visione e missione. A Roma, Eliana Rustici abitò sempre presso quel n. 10 di via Clitunno che, durante la persecuzione, divenne in pratica la sede clandestina della comunità pentecostale. Anni prima, Luigi Arcangeli, vice anziano della chiesa di Roma – oggi sarebbe chiamato assistente pastore – aveva affittato tutto il villino di sei stanze e vi abitavano tre famiglie pentecostali, oltre agli ospiti di passaggio. Lo spazio non era molto, ma allora bastava molto poco per essere soddisfatti. Qui, e si era in piena persecuzione, si tenevano

Gli Scritti

Considerazioni sugli usi natalizi

Considerazioni sugli usi natalizi Il presepio e l’albero di Natale Anche la rappresentazione del presepio non ha nessun fondamento biblico, ed è noto che la tradizione ascrive a Francesco d’Assisi la paternità del primo presepe, che ideò a Greggio nel 1223.  È evidente che questa rappresentazione, pur avendo un valore artistico e folcloristico, è in contrasto con l’insegnamento divino espresso nella Bibbia al secondo comandamento.   Infatti è detto: “Non avere altri dii nel mio cospetto. Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso …” (Esodo 20:3-5). Ancora, nel Nuovo Testamento è scritto: “Non dobbiamo credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall’arte e dall’immaginazione umana” (Atti 17:29).   Ecco perché, dirà qualcuno, nei paesi protestanti la gente preferisce l’albero di Natale. Da qualche anno, poi, ambedue queste tradizioni si integrano nella festa natalizia.  Se la rappresentazione del presepio è iniziata nell’ambito del Cristianesimo di massa, l’albero di Natale ha origini prettamente pagane. Gli antichi popoli pagani germanici usavano decorare le loro case con piante sempreverdi che consideravano come sede degli spiriti della vita e della fecondità.  Infatti, alcune di queste piante sempreverdi, come il pungitopo ed il vischio, non soltanto erano vitali nelle gelide stagioni invernali, ma producevano perfino dei frutti, a riprova della loro fertilità.  Questi alberi o arbusti erano quindi decorati con luci e fronzoli diversi. Ad esempio i Druidi, sacerdoti degli antichi popoli celtici, i quali abitavano soprattutto nel moderno Galles, in Gran Bretagna, adornavano, nel periodo di fine anno, i rami di questi alberi con mele decorate.   Dopo queste considerazioni di carattere biblico e storico qualcuno dirà: “D’accordo, ma che male c’è nel celebrare il Natale? Non è forse una buona occasione per richiamare l’attenzione di tutti, credenti ed increduli, a ricordare Gesù ed onorarLo?   Non ci sarebbe nulla da obiettare a questa tesi, se la Sacra Scrittura, la Bibbia, Rivelazione di Dio all’uomo, non avesse parlato tanto chiaramente a riguardo, ordinando di evitare quanto è pagano ed inutile, ed invitando i cristiani fedeli all’Evangelo a condursi “… come figliuoli di luce … esaminando che cosa sia accetto al Signore” (Efesini 5:8-10) ed esortando a non partecipare “… alle opere infruttuose delle tenebre …” (Efesini 5:11).  Già nell’Antico Testamento Dio richiamava il Suo popolo: “Così parla l’Eterno: Non imparate a camminare nella via delle nazioni … Poiché i costumi dei popoli sono vanità; giacché si taglia un albero nella foresta e le mani dell’operaio lo lavorano con l’ascia; lo si adorna d’argento e d’oro, lo si fissa con chiodi e coi martelli perché non si muova” (Geremia 10:2-4).   Nel Nuovo Testamento è scritto: “ … qual comunione tra la luce e le tenebre? E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele?” (II Corinzi 6:14, 15).   Tutto quanto è tradizione e paganesimo è detestato da Dio. Gesù stesso riprende duramente i religiosi del Suo tempo: “… perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? … Avete annullata la parola di Dio a cagione della vostra tradizione” (Matteo 15:3, 6); “Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini” (Marco 7:8).   Obiettivamente e coerentemente con l’insegnamento della Parola di Dio, non possiamo, quindi, accettare le tradizioni umane, anche se esse sono espressioni folcloristiche e culturali, poiché desideriamo continuare ad essere saldi nella verità rivelataci nella Bibbia da Cristo, nostro Signore, ancorati alla “… fede, che è stata una volta per sempre trasmessa ai santi” (Giuda 3).    Ragioni culturali Gli evangelici pentecostali italiani per la loro peculiare formazione religioso-culturale, coerenti con la propria esperienza di fede, fin dal principio hanno desiderato ripudiare tutto quello che non era fondamentalmente biblico e, in conseguenza del fatto che la maggior parte di loro provenivano da un sistema religioso formale intriso di riti e di cerimonie, vollero “rompere” totalmente con il passato che, tra l’altro, ricordava loro soltanto sopraffazione ed ignoranza.   Liberati dalla potenza dell’Evangelo di Cristo, essi scopersero la gioiosa possibilità di “adorare Dio” in “spirito e verità”, in una forma spontanea, libera dalla pastoia di liturgie precostituite.  Perciò rinunciarono a quelle festività che ormai erano più manifestazioni popolari e di folclore, che cristiane in senso spirituale e biblico, affermando che essi ricordavano in ogni momento Gesù nato, morto e risorto per loro, perché lo Spirito Santo, con la Sua azione continua, faceva del Signore, non soltanto un grande personaggio storico del passato, ma il loro Maestro, Consolatore e Sovrano.   Ciò non significa, però, che nei periodi delle festività suddette, questi giorni non si debbano utilizzare per scopi evangelistici, richiamando l’attenzione della gente al vero senso dei testi biblici. Difatti, si rende evidente come queste feste abbiano sempre più scopi commerciali e di riposo, piuttosto che fini spirituali.   Ancora oggi, se interrogati, gli evangelici pentecostali risponderanno: “Per noi Natale, Pasqua, Pentecoste sono tutti i giorni dell’anno, perché Gesù vive in noi per fede”.   La risposta potrà sembrare semplicistica, ma chiunque ha incontrato Cristo, e Lo ha accettato come proprio personale Salvatore, vive in modo così attuale la propria esperienza di fede da ritenere inutile, anzi controproducente, uniformarsi a feste tradizionali, perché Gesù è una realtà vivente e quotidiana.   F. Toppi – A domanda risponde III 

Gli Scritti

Ferragosto

Ferragosto Secondo un vecchio detto siciliano agosto è il principio dell’inverno. Quando inizia l’ultimo mese delle vacanze estive, ci si prepara a ricominciare l’anno lavorativo. Da anni si è scelto di fare festa a metà agosto. Che si tratti di una gita in campagna o montagna, oppure una cena in spiaggia, tantissimi scelgono di festeggiare Ferragosto.  Il significato del Ferragosto nelle origini. La giornata ha origini risalenti al periodo romano e al calendario pagano: il termine deriva dal latino feriae Augusti, momento in cui i romani si astenevano dai raccolti. Il nome significa “riposo di Augusto”, in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto. E’ stato proprio lui a stabilire questa festività nel 18 a.C. che andava ad aggiungersi ai Nemoralia e ai Vinalia rustica, feste che nel mese di agosto celebravano i raccolti e la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso, il dio della terra e della fertilità nella religione romana. In questo modo, si concedeva al popolo un meritato periodo di riposo dopo le grandi fatiche delle settimane precedenti. Anticamente, il Ferragosto era celebrato l’1 agosto con corse di cavalli, feste, decorazioni floreali, ma i giorni di pausa erano molti di più, tanto che si arrivava fino al 15 di agosto.Nacque, quindi, come riposo dal lavoro nei campi. In molti posti è acceso un falò. Fino al sinodo di Magonza (742 d.C.) era vietato come pagano. Patrizio, evangelizzatore dell’Irlanda, tollerò che fosse introdotto in quella nazione per la Pasqua come sostituto dei falò dei druidici pagani di primavera. Il fuoco divenne così simbolo di Cristo. L’affermazione del Ferragosto come festività religiosa. È stata la Chiesa cattolica a spostare i festeggiamenti a questa data, assimilando la festa pagana intorno al VII secolo, quando è stata fissata al 15 agosto, giorno in cui si celebra la festività della cosiddetta “Assunzione di Maria”. Secondo la Tradizione cattolica sarebbe il giorno in cui Maria fu accolta in cielo anima e corpo, simboleggiando la morte e la rinascita. Molte delle tradizioni diffuse ancora oggi nella giornata di Ferragosto derivano proprio da questi antichi significati. Da festa pagana a cattolica, dunque.  Come si festeggia il Ferragosto? Nel 2013, l’Unesco ha inserito la celebrazione nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Dal 1182 nelle Marche c’è la tradizionale “Cavalcata dell’Assunta di Fermo”: con celebrazioni religiose, cortei in costume e tornei sportivi.In Sardegna si celebra la “Faradda de li candareri”, nel cuore di Sassari. Una processione religiosa che deriva da un voto fatto alla Madonna nel 1652, che avrebbe poi salvato la città dall’arrivo della peste, al tempo maggiore motivo di morte in Europa. Nel mondo non scarseggiano i festeggiamenti del Ferragosto. A Madrid celebrano la “festa della Paloma”, in Irlanda la “Féile Mhuire ‘sa bhFomhar”, in Canada “l’Acadian day”. Il 15 agosto In India si festeggia l’indipendenza del Paese ottenuta nel 1947. Il Paese fu allora diviso in due stati: l’attuale India, a maggioranza induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. Il Ferragosto a confronto con l’insegnamento biblico. Probabilmente l’invito dell’apostolo ai credenti romani: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie” (Romani 13:13), includeva anche i festeggiamenti di Ferragosto. Gozzoviglie, in greco komois, significa: “gozzovigliare, festeggiare, banchettare, mostrare intemperanza, avere un comportamento immorale e permissivo, dando sfogo ai desideri più bassi”. Ubriachezze, in greco methais, significa “prendere droghe tossiche o bevande per oscurare le facoltà,  i sensi e, intossicarsi con il proposito del piacere o desiderio; cercare di allentare il controllo della morale per amore dei piaceri del corpo, essere intossicati o ebbri”. Immoralità, in greco koitais, indica “fornicazione, sesso prematrimoniale, adulterio, immoralità sessuale”. Dissolutezza, in greco aselgeiais, denota “sensualità, essere sregolati, dissolutezza, perversione; rapporti sessuali disordinati, lascivia, vivere una vita selvaggia, sfrontata e immorale”. È desiderio eccessivo, irrefrenabile che consuma i pensieri e il carattere. Contese, significa “litigi, dispute, questioni”. È il desiderio profondo in una persona che vuole onori, riconoscimenti, autorità, ruoli. Naturalmente non bisogna demonizzare il Ferragosto in sè. E’ un giorno come tutti gli altri del calendario, è un dono divino. Non è il caso di proibire lo stare insieme con la famiglia o la chiesa per non conformarsi alle abitudini dei non credenti. L’importante è vivere quel giorno come un momento di riposo e comunione familiare. La mente dell’uomo è stata infettata dal peccato e ha necessità di essere rinnovata.  Resta fermo che il credente non deve conformarsi, modellare se stesso secondo il mondo: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2). Quello che le Sacre Scritture dicono è evidente. Il credente deve essere trasformato e cambiato interiormente: la sua natura, essenza, personalità, essere interiore, l’io, deve essere cambiati. Ogni occasione, momento, ricorrenza, festività, deve essere vissuta da Figli di Dio. Anche il Ferragosto. Davide Di Iorio

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Raduno giovanile ADI Campania/Molise

“Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti” (Galati 6:10) Con i fondi dell’otto per mille dell’IRPEF le Chiese Cristiane Evangeliche delle Assemblee di Dio in Italia effettuano azioni di assistenza sociale per l’infanzia bisognosa e gli anziani, per quanti hanno problemi di dipendenza da droghe, alcool e medicinali, per l’opera rivolta ai sordi italiani, oltre a programmi di aiuto dove si sono verificate situazioni di emergenza umanitaria. Le Assemblee di Dio in Italia svolgono la loro missione a carattere evangelistico, sociale e umanitario su base vocazionale e di volontariato verso tutti, senza discriminazione di religione, di lingua e di razza. COME ASSEGNARE L’OTTO PER MILLE ALLE ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA Anche quanti ricevono i modelli CUD (ex 101, 201, certificati di pensione…) e non sono tenuti a presentarli, possono:1 Firmare la copia del modello nella casella ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA2 Firmare in fondo alla copia del modello su Firma3 Inserire la copia in una busta con scritto SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF4 Sulla busta scrivere il proprio Codice Fiscale, Cognome, Nome e indirizzo5 Consegnare la busta chiusa allo sportello di una banca o di un ufficio postale dopo averla firmata sui lembi di chiusura. Nel caso di Modello 730 o Unico (ex 740), compilare l’apposito modulo all’interno dello stesso e inserirlo nella busta di cui sopra. Esprimere questa scelta non determina un aumento delle imposte da pagare. ( 5 x 1000 ) RENDICONTO DEL FONDO AMMINISTRAZIONE OTTO PER MILLE SPOT PROMOZIONALE 2019

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Gita Dimorando insieme

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OttoxMille

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80° ADI Napoli

80° ADI Napoli – Sabato 5 Gennaio

In occasione dell’80° anniversario della Chiesa Cristiana Evangelica “Assemblea di Dio in Italia” di Napoli (Via Carafa, 13) si è tenuta la proiezione del film-documentario storico “Come su noi … da principio”. Il videodocumentario ripercorre, attraverso un’attenta indagine storica, i fatti salienti di questi ottant’anni di storia. Al 1933 infatti risale la conversione del pastore e pioniere pentecostale Salvatore Anastasio. Sono stati intervistati inoltre i diretti protagonisti di questa lunga storia, che vanno dagli anni della persecuzione fino alla costruzione del moderno locale culto di Via Carafa inaugurato nel 1993. Hanno paretcipato, tra gli altri, l’attuale pastore Davide Di Iorio e il pastore onorario Daniele Melluso, insieme a molti altri pastori, storici e semplici credenti. In questa città la chiesa Cristiana Evangelica delle ADI può a pieno titolo essere definita come “un faro di luce in un mondo di tenebre”. Video “Come … su noi da principio” Anteprima del videodocumentario sulla storia della chiesa ADI di Napoli proiettato in occasione dell’80° anniversario

80° ADI Napoli

80° ADI Napoli – Giovedì 3 Gennaio

Si è svolto in un clima di festa il culto di ringraziamento per l’80° anniversario della Chiesa ADI di Napoli. Il pastore Davide Di Iorio, che in apertura ha solennemente letto il Salmo 133, ha presieduto la riunione alla quale hanno preso parte più di mille persone, ed oltre una quarantina di pastori evangelici. Sono giunti per l’occasione i saluti del presidente della Camera Gianfranco Fini, del ministro dell’Interno e del sen. Lucio Malan. Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha presenziato al culto, prendendo la parola e portando i saluti dell’amministrazione comunale: “La giunta guarda con molto interesse all’attività della chiesa evangelica. Sono convinto che si può essere uniti anche nella diversità. Non ho mai pensato che la chiesa cristiana è unica e indivisibile, ma che esistono anche altre strade. Voi ne siete la prova”. Alessandro Iovino, scrittore e storico, è intervenuto per ricordare alcuni passaggi storici di questi ottant’anni, dalla conversione del primo pastore Salvatore Anastasio passando per gli anni in cui la conduzione della chiesa è stata affidata a Daniele Melluso, attuale pastore onorario della chiesa. Inoltre ha ribadito ciò che l’allora presidente delle ADI Francesco Toppi disse in occasione dell’inaugurazione dell’attuale chiesa nel 1993: “La chiesa del Signore o si estende o si estingue”. Iovino ha evidenziato anche che, a prescindere dagli uomini, questa è un’opera che va avanti perché è guidata da Dio. Il segretario del Comitato di Zona Campania-Molise pastore Renato Mottola, ha portato i saluti di tutti i pastori presenti e non, della regione. Particolarmente gradita è stata anche la visita del presidente della Federazione delle Chiese Pentecostali il pastore Remo Cristallo, che ha pregato per tutta la chiesa, alla presenza del sindaco, anche per i problemi della città. Sono poi intervenuti l’on. Sandro Oliveri, il primo evangelico pentecostale eletto alla Camera dei deputati. Il presidente delle “Assemblee di in Italia”, il pastore Felice A. Loria, ha predicato la Parola di Dio, portando un messaggio spirituale che ha toccato i presenti. In particolare ha ricordato che la chiesa ADI di Napoli intende essere un movimento e non un monumento, per non essere ingessata nella ritualità religiosa ma per continuare a predicare il messaggio di salvezza di Gesù Cristo, senza nessun imborghesimento. Una delizia per le orecchie, ma soprattutto per il cuore, sono stati gli inni cantati dal Coro ADI della Chiesa di Napoli, così come pure i canti accompagnati da una folta orchestra. L’intonazione dell’Alleluia di Hendel è stato motivo di grande benedizione per tutti i presenti. La serata si è conclusa con un apprezzatissimo intervento del vicepresidente del consiglio comunale Fulvio Frezza, che oltre i saluti istituzionali, ha espresso valide considerazioni spirituali sulla predicazione che i fedeli della chiesa hanno particolarmente gradito. Video Culto di ringraziamento degli ottanta anni della Chiesa Adi Napoli Abacuc 3:2 SIGNORE, io ho udito il tuo messaggio e sono preso da timore.SIGNORE, da’ vita all’opera tua nel corso degli anni!Nel corso degli anni falla conoscere!Nell’ira, ricordati d’aver pietà!